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Cignarale: “Basta piangersi addosso, ricominciamo a dire #comeinItaly”

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#ComeInItaly: è questo secondo me l’unico vero marchio che potremmo utilizzare per creare appeal nella nostra offerta turistica verso i paesi Bric (e non solo).

Paesi come la Spagna hanno puntato tutto sul coordinamento dell’immagine tra le varie città e i diversi territori per riuscire a presentarsi in maniera univoca verso le tribù, specialmente sulla rete, alla ricerca di un’emozione più che di un luogo, dal quale portare via dei ricordi per condividerli con il mondo per il resto della loro vita.

Noi non dobbiamo e non possiamo spaventarci. Abbiamo il più grande patrimonio storico culturale al mondo, siamo un tesoro di arte e cultura, abbiamo dato i natali a tante menti che hanno cambiato la storia dell’umanità aiutandola ad interpretare la vita in maniera diversa, migliore.

Perché, se il marchio Made in Italy è il più conosciuto al mondo dopo Coca Cola e Visa, senza avere in realtà alcuna strategia di promozione alla base, non possiamo studiare e progettare modi e metodi per vendere il BelPaese a chi lo vorrebbe acquistare a tutti i costi? Perché nessuno negli ultimi 20 anni salendo al governo ha mai messo mano ad una strategia condivisa con le Regioni italiane in cui potesse essere messo a sistema un vero e proprio piano di azione per la diffusione di tutto quello che può servire ad un cinese, un sudamericano, un indiano, un russo, per venire in Italia, godere di tutta la bellezza che conserviamo (forse troppo gelosamente) e diventare a sua volta testimonial di un modo diverso di vedere l’Italia.

L’era del digitale, condita con le nuove forme di marketing non convenzionale, ci consegna un’opportunità unica che non possiamo sprecare. Mettere in rete emozioni, forza, energia, bellezza ci può far uscire dall’angolo buio nel quale ci siamo cacciati e ci può rilanciare in una nuova veste dove la cultura del #ComeinItaly diventi modello da desiderare.

Perché ci ostiniamo a cercare di presentare caffè bollente in tazza grande quando abbiamo l’espresso? Perché non ci rifiutiamo di servire cappuccini subito dopo aver gustato una magnifica fiorentina? Perché non immaginiamo cosa possa voler portare con se un cinese o un brasiliano prima di tornare in patria in modo da farlo diventare uno estremo adoratore della cultura più bella e invidiata del mondo? Perché tutti parlano dell’Australia come caso di successo del marketing turistico e nessuno pensa a creare un gruppo di lavoro che possa valorizzare il nostro immenso patrimonio artistico culturale?

Ripartiamo da noi, osserviamoci, capiamoci, coordiniamoci e lasciamo a casa la paura di condividere e di metterci in gioco.

Il futuro è cultura e quello che dobbiamo fare è dire semplicemente #ComeinItaly! Vi assicuro che in molti ci risponderebbero: #yeswecome.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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