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Clima e Co2, svanito l’effetto lockdown: strategie di e-mobility e sopravvivenza ai disastri

Cliam e Co2: tre mesi scarsi sono bastati a fabbriche e traffico a riprendersi la scena, spazzando via tutta la rigenerazione ambientale.

Clima e Co2, svanito effetto lockdown

Clima e Co2, svanito l’effetto lockdown: strategie di e-mobility e sopravvivenza ai disastri

Per il bene della Terra dovremmo vivere in un lockdown perenne, e neanche basterebbe. Ci siamo stupiti e forse commossi davanti alla forza della natura, vedere che in neanche tre mesi di semi quarantena in Italia e nel mondo acque e terre hanno iniziato a ripopolarsi di fauna e flora. Tre mesi scarsi sono bastati pure a fabbriche e traffico a riprendersi la scena, spazzando via tutta quella rigenerazione ambientale su cui ogni anno capi di stato e di governo s’incontrano a più riprese e per cui tante associazioni e ong si battono, in scia al rinnovato interesse sociale per l’ambiente acceso dalla paladina Greta Thunberg. Secondo un’analisi diffusa da Nature, in pieno lockdown le emissioni di gas serra sono scese del 17%, difficilmente però il dato resterà positivo nei prossimi mesi. Carbon Brief prevede che a fine 2020 il calo annuale si assesti al 5,5%, confermando quindi che l’inquinamento è ripartito alla grande e il mini break non sarà sufficiente a frenare il riscaldamento terrestre: la lezione verde del Covid pare non sia servita a puntare di corsa su fonti pulite e digitalizzazione di attività e mestieri.

Clima e Co2: dall’inquinamento atmosferico al cambiamento climatico

Ciminiere e motori eruttano polveri già a pieno ritmo e sulla mobilità sostenibile, in particolare, non c’è una sola città italiana finalista tra quelle elette giorni fa dall’Ue. Oltre 3.100 città si sono registrate alla campagna della Commissione europea e ora sono state diramate le vincitrici. Alla serba Kruševac, dove il sindaco va davvero a lavoro a piedi ogni giorno, il premio European Mobility Week 2019 per la pedonalizzazione, e dunque la rivalutazione, dei suoi sobborghi: ovunque sono spuntate piste ciclabili, passerelle, piazze, panchine e altalene.

Alla greca Karditsa il premio per i piccoli comuni: tra le varie iniziative il municipio ha contrattato con ditte private giorni di ferie aggiuntive per i dipendenti che si spostano in bicicletta, in cambio di vantaggi finanziari. A Bruxelles il Sustainable Urban Mobility Planning per l’attivazione dei cosiddetti “superblocchi“: un moderno concetto di pianificazione urbanistica adottato anche a Barcellona, che libera le vie dalle macchine e riduce vittime e sinistri stradali. Il premio per la sicurezza è andato sempre in Spagna ma a Pontevedra, in Galizia, che vanta il primato di 7 anni consecutivi con zero morti sulle strade e dove l’80% dei bambini tra 6 e 12 anni va a scuola da solo.

Le città finaliste che hanno conteso il gradino più alto del podio (che significa denaro dai bandi europei per mantenere e sviluppare questa riqualificazione) sono polacche, lituane, estoni, perfino portoghesi e turche. Speriamo di consolarci dal mancato riconoscimento continentale con l’Urban Award lanciato dall’Anci, che in autunno premierà le nostre migliori città in tema mobilità. Nel frattempo Legambiente si accontenterebbe anche di misure più spicciole: piste per le bici, smart working e incentivi alla rottamazione a favore di vetture green. Disposizioni attuabili a livello locale e nazione in breve tempo a esborsi contenuti, in parte già disponibili nella Legge di bilancio 2020. Chiaramente i bilanci pubblici e provvedimenti come la carbon tax, adottata da Messico e Colombia, da soli non bastano per una sfida tanto grande.

FCA, ad esempio, s’è stufata d’aspettare un governo che installi in giro le colonnine per la ricarica elettrica: la loro carenza è tutt’oggi il primo fattore demotivante per l’acquisto di veicoli ibridi, plug-in o totalmente a batteria, oltre che motivo del flop dell’accesso ai benefici fiscali. Il Gruppo h deciso allora di fare da sé e ne impianterà 3600 a proprie spese nelle concessionarie di tutta Europa e nei parcheggi riservati ai dipendenti, tirando fuori i soldi dai 9 miliardi di euro stanziati per sostenere il cammino dell’elettrificazione del parco auto. E del rifornimento telematico, anche nei distributori pubblici, tramite app con cui localizzare, prenotare e pagare il pieno. Allo stesso orizzonte mira, per citare un caso italiano in ambito formativo, la 2° edizione del Master in Mobilità sostenibile e ferroviaria: un percorso didattico di 800 ore in due anni, erogato dal Dipartimento tecnologie innovative della Supsi e dal Centro MobLab, con l’obiettivo di creare ruoli dirigenziali ad hoc nelle aziende dei trasporti.

Dall’inquinamento atmosferico, al cambiamento climatico, alle catastrofi “naturali”: secondo la Banca Mondiale costano circa 18 miliardi di dollari l’anno nei paesi a basso e medio reddito, contando solo i danni alle infrastrutture energetiche e al trasporto, compreso quello aereo, navale e su rotaia. Parliamo di America Latina, Asia meridionale e Africa sub sahariana. Senza un’azione urgente lo stravolgimento del clima potrebbe spingere altri 100 milioni di persone in povertà entro il 2030 e costringerne altri 100, entro il 2050, a spostarsi disordinatamente per scampare all’impatto del riscaldamento globale sulle loro vite: carestie e gelate, uragani e alluvioni, temperature e densità di popolazione insostenibili. Eppure, sempre secondo la Banca, un dollaro investito in infrastrutture resilienti nelle aree in via di sviluppo ne frutta 4. Dimostrazioni pratiche di intervento? Servizi idrici per l’agricoltura che riabilitino i sistemi di drenaggio delle piogge, costruendo bacini di ritenzione e stazioni di controllo delle inondazioni.

Convenienti per territorio e budget, risparmiando risorse e mani ai portafogli: il passaggio a economie ecocompatibili, di cui la mobilità è solo una voce in capitolo, potrebbe creare oltre 65 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo al 2030. Si può contribuire a rendere meno salato il conto del dissesto idrogeologico anche partendo dalla riorganizzazione della circolazione di beni e individui, senza bisogno di un secondo allarme virus: meno spostamenti per sempre ma più rapidi, comodi ed ecologici. Abbiamo visto coi nostri occhi che la natura prospera di fronte all’apparente inattività umana: manteniamo per quanto possibile la parte buona dell’esperienza epidemica, facciamo credere al pianeta che a piedi siamo fermi mentre intanto corriamo nel digitale. La favola della sua rinascita è durata troppo poco.

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Scritto da Giuseppe Gaetano