Climathon Venezia, combattere ondate di calore con l’innovazione

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Si è svolto la scorsa settimana nella suggestiva cornice dell’Isola di San Giorgio a Venezia l’hackathon mondiale sul clima, in contemporanea con 59 delle principali città del mondo e organizzato da Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) – International Center for Climate Governance (ICCG), in collaborazione con CFZ, Università Ca’ Foscari Venezia. #Climathon è un evento annuale che, coinvolgendo esperti di diversi settori in una maratona di 24 ore non-stop, ha lo scopo di proporre idee innovative atte a risolvere gli impatti del cambiamento climatico nei contesti urbani.

Climathon, SFIDA E PROPOSTE

La sfida di quest’anno per Venezia, era quella di raccogliere proposte innovative per risolvere il problema delle ondate di calore che determinano un forte impatto sul patrimonio culturale e architettonico della città lagunare.

Che tipo di soluzioni energicamente efficienti posso essere immaginate per aumentare la resilienza di Venezia rispetto alle ondate di calore? Come promuovere forme di adattamento a bassa emissione di carbonio? Come applicare soluzioni ed idee nel rispetto del patrimonio storico ed artistico di Venezia e dei conseguenti vincoli? Nel corso delle 24 ore, i partecipanti all’hackathon hanno potuto beneficiare di sessioni intensive di lavoro in gruppo con il supporto di coach, esperti e rappresentanti dei principali stakeholder locali. A conclusione dell’evento hanno presentato una serie di progetti innovativi che una giuria di esperti ha giudicato e premiato.

La maratona di cervelli, composta da 5 squadre di startupper, makers, ricercatori universitari e hackers, ha elaborato 5 proposte per risolvere il problema dei picchi di temperatura.

L’obiettivo era quello di focalizzare le idee sull’innovazione in natura, tenendo conto del delicato equilibrio della città e dei vincoli della Soprintendenza ai beni culturali e architettonici. Avendo avuto l’onore di partecipare ai lavori della giuria in qualità di tecnico per conto dell’Ente regionale, vi voglio raccontare l’energia e l’innovazione di questi progetti, sintetizzandone gli obbiettivi e la fattibilità.

Le alghe sono considerate la materia prima del futuro e, una volta trasformate in biomassa e biocarburanti diventano un sistema per produrre energia pulita

Presto al Fresco si propone di implementare un sistema di sharing delle aree verdi veneziane disponibili, sia pubbliche che private, attraverso la riqualificazione delle stesse in ottica di business. Una specie di AirB&B delle aree verdi con una tariffa da introitare per la gestione, implementazione ed estensione delle stesse.

Il progetto #AlgaPioneer sfutta la coltivazione delle alghe in modalità orti verticali. Le alghe, infatti, sono considerate la materia prima del futuro e, una volta trasformate in biomassa e biocarburanti diventano un sistema per produrre energia pulita. Venice Bi.Green è un progetto a forte connotazione sociale che prevede l’installazione di pareti green verticali nelle calli e nei campi veneziani con una gestione partecipata. Progetto che mi ha ricordato molto il celebre Yerba Buena gardens di San Francisco. Climati campi si concentra sulla trasformazione dinamica e rispettosa di alcuni siti veneziani particolarmente sensibili al problema delle ondate di calore (campi e campielli) ridisegnandoli in prospettiva green.

IL PROGETTO VINCITORE

Il progetto vincitore, Float green à porter, si propone di utilizzare zatteroni di verde galleggiante, veri e propri floating gardens, da posizionare nelle zone più sensibili della città per contrastare l’effetto isola di calore nel centro storico di Venezia. Questo team è riuscito nell’intento di mettere d’accordo giuria e pubblico. Si è aggiudicato infatti, sia la menzione speciale del pubblico presente, che il giudizio positivo della giuria di esperti proponendo il progetto più facilmente sostenibile ed applicabile senza grossi ostacoli da parte degli enti soprintendenti e di salvaguardia.Il premio diventa quindi uno stimolo per la divulgazione di questa idea nelle sedi istituzionali più adeguate, per una veloce ed auspicata adozione.

Possono dei giovani e scapigliati hacker civici permettersi di provocare una qualsiasi scossa con questi progetti?

I protagonisti sono Vittore Negretto, Alberto Innocenti, assistenti di ricerca in architettura e pianificazione per i cambiamenti climatici presso l’Università IUAV di Venezia, e Denis Grasso, ricercatore in politiche di mitigazione ed efficienza energetica presso lo IEFE- Università Bocconi: “La sfida iniziale è stata quella di coniugare i nostri differenti background e trovare una visione comune dell’idea su cui lavorare. La vera sfida si è poi rivelata l’immaginare una soluzione completa che combinasse opzioni di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici, andando ad aumentare al contempo la qualità della vita in un contesto unico come quello veneziano”. Venezia è una città difficile, molto conservatrice e poco propensa all’innovazione tout court. I suoi equilibri sono fragilissimi, le opere disegnate per la sua tutela soggette a polemiche e scandali continui. Possono allora dei giovani e scapigliati hacker civici permettersi di provocare una qualsiasi scossa con questi progetti? E’ azzardato immaginare soluzioni a basso costo, impatto zero e gestione sociale come soluzioni da sperimentare subito?

IL RUOLO DEI MAKERS E DEI FAB LAB

Le risposte le vedremo in base all’accoglienza che queste idee riceveranno dalle istituzione preposte o dalla viralità che una buona stampa e una condivisione sui canali digitali potranno dare. Mi piace sottolineare che fra i concorrenti c’erano alcuni dei makers partecipanti al progetto fab lab veneti, che non hanno lesinato nell’avvalorare i progetti presentati con iniezioni tech basate su prototipazione 3D e sensoristica Arduino based. E’ la dimostrazione palese che l’artigianato digitale cresciuto nei Fab Lab si sposa perfettamente con l’innovazione e può essere utile per i grandi progetti di trasformazione.

GIANLUIGI COGO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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