A due settimane dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Putin, Coca Cola, McDonald’s e Starbucks hanno deciso di sospendere l’attività in Russia.
Coca-Cola, McDonald’s e Starbucks: sospese le attività in Russia
A due settimane dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe di Vladimir Putin, gran parte delle aziende occidentali hanno deciso di prendere le distanze dal Paese. ExxonMobil, Netlfix e Microsoft hanno sospeso le operazioni in Russia. FedEx ha sospeso tutte le spedizioni e DirecTV e altre società di media hanno deciso di interrompere le trasmissioni sulle reti televisive sponsorizzate dal Cremlino. Alcune società sono state criticate duramente per essere ancora operative in Russia e hanno annunciato che avrebbero presto chiuso tutte le operazioni.
McDonald’s ha annunciato che avrebbe chiuso temporaneamente le sue attività in Russia, con più di 800 ristoranti, e Starbucks ha dichiarato che avrebbe sospeso tutte le attività commerciali nel Paese, inclusa la spedizione dei prodotti. Nello stesso giorno anche la Coca-Cola ha annunciato di voler sospendere tutte le operazioni in Russia. Ci sono aziende che stanno facendo i conti con forti pressioni per tagliare i legami con i Paesi, come Pepsi e Nestlé, con discorsi sul boicottaggio sui social network.
Le aziende tagliano i legami con la Russia
Poco prima che la Russia iniziasse l’invasione dell’Ucraina, Coca-Cola aveva annunciato dei piani di emergenza per aiutare le aziende a far fronte ad un’eventuale guerra. Piani che, però, non parlavano di come l’azienda avrebbe protetto i suoi dipendenti in Russia o Ucraina.
Coca-Cola HBC ha 10 impianti di imbottigliamento in Russia, mentre Pepsi ne ha due. Secondo Reuters, la Russia rappresenta il 4% dei ricavi per entrambi i colossi di bevande. La Pepsi al momento non ha ancora annunciato la sospensione o la riduzione delle operazioni in Russia.
Uno dei problemi di queste aziende riguarda il fatto che le sedi sono o di proprietà dell’azienda o gestite in modo indipendenti, ovvero in franchising. Per quanto riguarda Starbucks, tutte le 130 sedi russe “sono interamente di proprietà e gestite da un partner autorizzato”, ha spiegato il CEO Kevin Johnson in una nota, specificando che tutti i partner hanno accettato di sospendere le operazioni, con la conferma che la società continuerà a pagare i dipendenti russi.
Il problema del franchising è emerso con altre società americane rimaste operative in Russia, come Yum! Brands, che possiede Taco Bell, KFC e Pizza Hut, e Restaurant Brands International, che possiede Domino’s Pizza e Burger King. Yum! non ha precisato se ha intenzione di sospendere le operazioni. McDonald’s possiede l’84% dei ristoranti, mentre una minoranza è in franchising, per cui ha potuto sospendere con autonomia le attività.