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Coca e prostitute nel Pil Così l’Ue mi fa pagare la droga a mio figlio

lifestyle

Con due figli adolescenti le mie principali e immediate preoccupazioni sono la droga, l’alcol e lo studio, esattamente nell’ordine in cui le ho elencate. Qui lasciamo stare lo studio, ché non voglio farmi venire l’ulcera.

Il consumo di alcol si è impennato per l’effetto congiunto del marketing delle multinazionali e delle esigenze di cassa dello Stato, che ricava un sacco di soldi dalle accise sugli alcolici, e ha conquistato gli adolescenti già in età da scuola media.

Le vendite di alcolici sono fonte di entrate per lo Stato (più o meno un euro di tasse ogni litro di alcol puro) e sono contabilizzate nel Prodotto Interno Lordo, quindi un aumento della vendita di alcolici significa un aumento sia del PIL, sia delle entrate fiscali.

Abbiamo finanziato la cancellazione dell’IMU sulla prima casa con un aumento delle accise sugli alcolici, però bisogna bere tanto e spesso se non si vuol pagare l’IMU.

Le entrate fiscali coprono la spesa pubblica (istruzione, sanità, sicurezza, etc.) e quella per interessi, ma non ce la fanno mai a coprirla tutta; resta sempre una differenza, il Deficit, che il trattato di Maastricht impone di contenere entro il limite del 3% del PIL.

Se il PIL non cresce o addirittura diminuisce e non si vuol aumentare le tasse bisogna tagliare le spese, ma i tagli riducono il consenso e fanno perdere le elezioni.

La droga e la prostituzione sono componenti del PIL, perché in definitiva sono beni e servizi venduti nel Paese, ma in quanto attività illegali non sono documentabili (un pusher non emette fattura) e quindi non vengono contabilizzate e non sono tassabili.

Questa cosa fa tanto incazzare i governi che hanno sotto gli occhi attività che non potranno mai tassare, a meno di divorziare dal Vaticano, e che non possono valorizzare nel PIL perché formalmente non esistono. Una cosa mai vista: uno fa tanto per combattere l’evasione e far emergere il nero e c’ha a portata di mano una miniera d’oro che non può toccare.

Così a Bruxelles hanno avuto una pensata geniale, solo loro ci potevano riuscire:

  • se non possiamo contare le fatture, inventiamoci un numero: facciamo una stima del valore della droga e dei rapporti a pagamento consumati in un anno, tanto di cocaina e puttane ne sappiamo più degli altri e nessuno potrà dire che abbiamo sparato una balla perché non ci sono strumenti di misurazione.

  • Questo numero mettiamolo nel PIL per farlo crescere, diciamo del 3-5% (Bankitalia nel 2009 stimava l’11%)
  • Se il PIL aumenta, aumenterà anche il valore corrispondente al 3% del PIL, cioè il livello massimo del Deficit (più PIL, più Deficit)
  • Aumentare il Deficit significa spendere di più (più PIL, più Deficit, più spesa)
  • Spendere di più significa comprare consenso e vincere le elezioni (più PIL, più Deficit, più spesa, più potere)

Ma tutto questo ha un prezzo. Per un paese come l’Italia questo giochino può valere 2-3 miliardi di nuova spesa, cioè l’importo di cui si potrà aumentare il deficit per effetto dell’aumento del PIL; nuova spesa che va finanziata, o con nuove tasse o con nuovo debito. Un aumento delle tasse sarebbe impopolare e farebbe perdere le elezioni, quindi il maggior deficit sarebbe finanziato con nuovo debito. Ora, non è che 2-3 miliardi di debito facciano la differenza su una montagna di duemila miliardi, ma non credo che i mercati lo interpreterebbero come il segnale di una gestione accorta e responsabile delle finanze pubbliche. E se i mercati si incazzano, sale lo spread, sale la spesa per interessi e aumentano le tasse.

Quindi io temo questo:

  • Lo Stato allenterà la stretta sulla prostituzione (poco male) e sullo spaccio di droga (malissimo)
  • I miei figli avranno maggiori possibilità di trovare droga a buon mercato e correrà meno rischi di essere beccato
  • Io finanzierò due volte il consumo di droga: la prima con la paghetta che io mi illudo vada in coca cola e big mac e la seconda con le tasse che dovranno coprire l’aumento di spesa e i maggiori interessi sul debito

Più PIL per tutti, più droga per i miei figli, più tasse per me, indistintamente.

Napoli, 28 maggio 2014GIOVANNI DE CARO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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