Fare rete per essere più competitivi. E’ questo l’obiettivo di COL-LAB, un evento riservato alle startup del mondo della sharing economy italiana organizzato da Collaboriamo.org, che si terrà lunedì prossimo 27 maggio presso Make a Cube, il primo incubatore in Italia specializzato in imprese ad alto valore sociale, ambientale e culturale. Alla serata, che avrà come titolo “Come progettare un servizio collaborativo”, parteciperanno, in qualità di relatori, il team di Etsy Italia, che spiegherà come costruire e gestire una community, BlaBlacar che affronterà il tema della fiducia fra sconosciuti, e Uber che racconterà la tecnica per aprire un servizio in una nuova città. Ad ascoltare più di 25 startup, tra quelle presenti in sala e quelle che si collegheranno da remoto.
Questo COL-LAB è il terzo di una serie di incontri, che si svolgono più o meno ogni due mesi, nati con lo scopo di riunire i servizi collaborativi italiani – tutte quelle piattaforme, cioè, che mettono in contatto persone con persone per condividere, scambiare, vendere direttamente beni -, che sono sempre di più, ma rimangono spesso isolati e non sempre consapevoli di far parte di un sistema valoriale condiviso. I legami che uniscono i diversi fondatori, infatti, sono spesso sporadici e lasciati a singole iniziative o a conoscenze casuali. Alcuni mostrano più senso di appartenenza verso il mondo delle startup in generale che verso quello della sharing economy, altri si ritrovano in esempi e icone americane del mondo collaborativo, senza sapere che sta crescendo e maturando un’economia condivisa anche in Italia.
Le opportunità che potrebbero nascere, invece, dall’unione delle diverse startup del mondo collaborativo sono molteplici perché molti sono gli elementi che hanno in comune. A partire, per esempio, dal modello progettuale, il peer to peer, che si porta dietro la necessità di valorizzare e saper gestire i membri della propria community – i veri clienti di questi servizi -, la creazione di un efficace sistema di fiducia, la necessità di raggiungere una certa massa critica e così via. Questi servizi, inoltre, condividono lo stesso sistema valoriale -l’accesso al bene piuttosto che il possesso, il riuso piuttosto che il riciclo, la fiducia negli sconosciuti piuttosto che la diffidenza- e, spesso, anche i clienti. Chi condivide la casa su Airbnb, è potenzialmente la stessa persona che offre/cerca un passaggio auto su Blablacar piuttosto che acquista o vende su Etsy.
Inoltre le piattaforme collaborative incontrano spesso le medesime difficoltà: problemi a reperire fondi, a far crescere il servizio, a trovare un modello di business sostenibile, ad affrontare il buco normativo che in questo momento c’è in Italia così come all’estero. Mettere insieme le forze, invece, offre l’opportunità di condividere esperienze, competenze, e best practices; di valutare azioni di co-marketing; di iniziare a pensare a come sensibilizzare le istituzioni sui problemi normativi: impossibile per un singolo servizio più facile per tanti. Infine aiuta a far crescere consapevolezza fuori e dentro le singole startup, cosa che rende i singoli servizi più forti ma che, soprattutto, aiuta a diffondere i principi e i valori della condivisione, del riuso e della vendita diretta, compito principale di questi servizi che hanno l’onere e l’onore, per il modello che propongono, non solo di fare business ma anche cultura.
Ecco dunque il perché di questi eventi che si svolgono secondo un format che al momento è sempre lo stesso: una presentazione veloce dei singoli servizi, un tema diverso per ogni serata, affrontato direttamente dalle stesse startup che in questo modo mettono in condivisione la propria esperienza, competenza, idea, bisogno. Così se lunedì sarà la volta di Etsy, Blablacar, e Uber, due mesi fa è toccato a Starteed, SiamoSoci e Prestiamoci che hanno spiegato “il crowdfunding per le start up collaborative”, mentre Fubles e Sailsquare sono stati i protagonisti del primo incontro. A chiusura della serata un aperitivo che ovviamente segue la formula: ognuno porta qualcosa, tutti mangiano e sono contenti. In perfetto stile “sharing” secondo cui il bene del singolo è anche quello della collettività.
MARTA MAINIERI