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Come fare in Italia l’AppStore più bello del mondo

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Dopo il grande successo di World Wide Rome The Makers edition, coronato dall’incontro con il Ministro Passera, ho avuto il piacere di passare un paio di giorni a Torino con Dale Dougherty. È una persona eccezionale: co-fondatore di O’Reilly, inventore del termine Web 2.0, fondatore di Make e creatore del termine Maker. Nonostante tutto è una persona incredibilmente umana, con la mente aperta a quello che succede nel mondo.

Dato che uno dei sogni di Dale è quella di re-inventare Detroit ho pensato di mostrargli la Detroit italiana: Torino. Accompagnati da una selezione di vini piemontesi abbiamo chiacchierato lungamente su come si possa ridare vita all’industria e di come il maker possa essere un motore che dal basso spinge la ripresa.

L’ultimo giorno abbiamo fatto un giro nelle piccole aziende del Canavese che producono le schede Arduino. Gli ho mostrato ogni fase del processo e in quelle poche ore mi sono reso conto di un sacco di particolari che diamo per scontati, di quanta attenzione al dettaglio e amore per il proprio lavoro c’è dentro quelle persone. Il tour delle fabbriche è un grande classico per gli stranieri in visita in Italia e molti sono impressionati dal fatto che nel giro di pochi chilometri si trovano tutti i tipi di lavorazione che sono necessari per realizzare un prodotto elettronico: dal circuito stampato all’assemblaggio dei componenti nel prodotto finito. Il Canavese è la piccola Silicon Valley italiana.

Alla fine del nostro tour con Dale abbiamo discusso di quanto, per assurdo, è più facile trovare un’azienda cinese che fornisce un certo prodotto piuttosto che una italiana o europea.

Basta andare su Alibaba, scrivere una richiesta e un tot di aziende cinesi si lanciano su di te con preventivi di vario tipo. Se per sbaglio dai loro la tua email non ti mollano più: l’email del lunedì mattina per augurarti buona settimana, l’email del venerdì per augurarti buon weekend e via così. Come un pitbull che dopo che ti ha morso la gamba e non vuole mollarla più.

Il maker che intenda passare dall’autoproduzione casalinga a una produzione più consistente si trova davanti a una mancanza totale di informazioni e di indirizzi utili. Se sei fortunato conosci qualcuno come il mio amico Edoardo, il modellista di design più bravo della Brianza, al quale basta fare un colpo di telefono per sapere chi in tutta la Lombardia fabbrica ciò che ti serve.

L’opzione B è prepararsi a una scalata dell’Everest.

Da queste considerazioni sparse mi è venuto in mente che si potrebbe rendere molto più semplice l’accesso a questi produttori disseminati sul territorio, se si realizzasse qualcosa come un social network delle aziende europee.

Un sito dove cercare le aziende per tipologie di lavorazioni, una piattaforma con strumenti codificati che aiutino a capire come richiedere dei preventivi e delle lavorazioni. A questo punto applicando un po’ di sano Web 2.0 potremmo vedere i feedback di chi ha lavorato con queste aziende e capire quali sono le più efficienti e ricettive.

In piccolo questo succede già per il circuito stampato: la basetta di fibra di vetro su cui sono montati i componenti negli apparecchi elettronici di tutti i giorni è una forma di lavorazione industriale ben codificata che permette di chiedere a centinaia di aziende in giro per il mondo di produrre una scheda semplicemente caricando un file su un sito e scegliendo una serie di opzioni.

Con un metodo simile che ci permetta di trovare le aziende adatte, fare richieste e ordinare lavoro, le piccole aziende si trasformano in mattoncini coi quali costruire prodotti innovativi. Se immaginate quanti miliardi di dollari si guadagnano creando app per iPhone, questi mattoncini ci permettono di creare delle app nel mondo reale per l’Europa. L’Italia, fatto salvo che si facciano delle riforme vere, potrebbe diventare l’appstore più bello del mondo.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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