Come la fotografia può cambiare il mondo

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Non basta dire che la fotografia cambia il mondo. Bisogna dimostrarlo.

E poichè non è facile dimostrarlo, allora è meglio abbassare un po’ il tiro e rendersi conto che il mondo lo cambiano le persone, i dettagli, le piccole storie. E magari le piccole fotografie. L’ho detto sabato scorso al TEDxLecce e lo ribadisco oggi, dimostrandolo.

Qualche giorno fa, con un gruppo di nostri volontari del gruppo newyorkese di Shoot4Change abbiamo deciso di fare la nostra (piccola, minuscola) parte per aiutare chi è stato colpito dall’urgano Sandy.

E poichè siamo fotografi e non pompieri, medici o altro, non potevamo che usare la fotografia.

Abbiamo lanciato, tramite un appello su Facebook, un progetto che abbiamo chiamato S4C Photo Rescue Project mettendo il nostro gruppo di giovani volontari a disposizione di quanti abbiano bisogno di fotografare i danni alle proprie abitazioni a fini assicurativi ma, soprattutto, per quanti abbiano bisogno di…recuperare il proprio passato.

Tra le macerie lasciate da Sandy ci sono centinaia di migliaia di fotografie sparse per la città e per i dintorni. Molte famiglie (oltre a cose ben più importanti e di maggior valore) hanno perso così anche i loro ricordi; in molti casi anche il loro legame con i Paesi d’origine. Con il loro passato, insomma.

I ragazzi si sono messi al lavoro; hanno chiamato a raccolta tanti altri volontari e hanno creato dei punti di raccolta delle fotografie trovate oppure danneggiate. E si sono messi a sistemarle e riportarle (per quanto possibile) al loro stato originale.

Due form online, due google docs. Uno per i fotografi volontari e uno per la famiglie che chiedono l’aiuto di S4C. Una valanga inaspettata.

Post su Facebook, Twitter, passaparola, l’unione delle forze con altre belle Associazioni locali.

Ma poichè S4C è una realtà non profit a budget zero i ragazzi si sono subito scontrati con problemi logistici. Come reperire decine di scanner necessari per il lavoro? Come collegarli alla rete elettrica?

Inoltre, la gente recupera le foto bagnate (spesso sono rimaste in acqua per giorni), asciugandole con carta semplice e mettendole in buste di plastica, e quando le porta in queste condizioni nei punti di raccolta di S4C sono in condizioni ancora peggiori.

Ecco allora l’idea: usare gli iphone per digitalizzare al volo le foto ritrovate, usare alcuni filtri di Instagram per recuperare i (veri) aspetti vintage delle immagini e popolare un sito web dove le famiglie possono recuperare il loro passato fotografico.

Il passato serve a vivere meglio il presente e costruirsi un solido futuro. Recuperare le immagini della propria famiglia, della propria storia aiuta a superare i momenti difficili.

Questa volta approfitto di Che Futuro per ringraziare i volontari newyorkesi di S4C per l’incredibile lavoro che stanno facendo con i loro smartphone.

E se capitate da quelle parti e avete voglia di dare una mano….ricordatevi di avere le batterie ben cariche.

C’è tanto da fare. Ci sono tante storie da raccontare.

Questa è la crowdphotography in cui crediamo.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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