Come rendere pubblica la ricerca scientifica creando un ponte tra l’Open Access e Wikipedia

scienze

La fisica delle alte energie (HEP) è una disciplina particolare: si configura come una branca della fisica che lavora nell’infinitamente piccolo e, sin dal nome, ci pare piuttosto difficile da maneggiare.

Necessita di strumenti talmente costosi che la collaborazione fra ricercatori (laboratori, centri di ricerca, persino nazioni) è semplicemente necessaria.

A Ginevra (dove, non senza ironia, è seppellito Borges), è stata costruita la più complessa opera dell’uomo: LHC, l’acceleratore di particelle più grande del mondo.

Al CERN, quasi 10’000 scienziati, da quasi 100 nazioni del mondo, riuniscono cervelli e mani per collidere particelle, e scoprire così i segreti (fisici) dell’universo.

Se ne Le biblioteca di Babele l’universo è la biblioteca, gli scienziati allora sono i bibliotecari che cercano il catalogo (o il catalogo di tutti i cataloghi).

Il CERN è infatti un posto unico al mondo: qui si cercano risposte fondamentali a domande fondamentali. E’ un posto dove, per trattare questi problemi, è necessario prima inventarsi gli strumenti (fisici, teorici) per poi poterli maneggiare. Qui si sono spesi miliardi di euro per creare l’LHC, cioè la versione uber-geek della pista dei trenini (tutti i bambini del mondo sanno che le cose si capiscono meglio se prima le spacchi in mille pezzi – che è poi il significato profondo dell’hacking).

Un posto, abbiamo detto, dove la collaborazione è un punto di partenza, non immune da difficoltà, ma comunque una necessità.

Dove c’è collaborazione, deve necessariamente esserci condivisione, e quindi accesso all’informazione.

Come si può collaborare infatti senza comunicare, scambiarsi idee, progetti, dati? Come si può studiare la stessa cosa senza leggersi gli stessi articoli e bibliografie?

Al CERN, per scambiarsi informazioni, 20 anni fa inventarono il web.

Non è banale pensare che una delle più grandi invenzioni del secolo sia nata perchè degli scienziati avevano bisogno di studiare (e leggere, collaborare).

Pochi anni dopo il web, forti di un’esperienza collaborativa unica, si sono accorti che era la stessa pratica della comunicazione scientifica che doveva essere cambiata, perchè più la conoscenza è aperta, meglio è per tutti.

Naturalmente, sono diventati protagonisti di un movimento mondiale per l’accesso aperto alla letteratura scientifica, quello che adesso chiamiamo Open Access.

Hanno iniziato ad archiviare gli articoli (prima e dopo la pubblicazione su riviste) su http://arxiv.org/, progettare nuovi servizi bibliografici (INSPIRE), pensare a nuovi modelli di finanziamento delle riviste (SCOAP3).

Non stupisce dunque che dal 2001, ogni due anni, scienziati, ricercatori e bibliotecari si ritrovino al CERN per le conferenze OAI (nome comune del ben più formale CERN Workshop on Innovations in Scholarly Communication), per elaborare le migliori strategie per la liberazione della letteratura accademica, per trattare davvero la conoscenza e la ricerca come un commons, cioè un bene comune.

Quest’anno ad OAI8 c’era anche un minuscolo gruppo di wikipediani (fra cui il fortunato sottoscritto).

La nostra presenza partiva da un’idea, banale quanto importante: l’open access e Wikipedia lavorano nello stesso identico ambito, che è quello dell’accesso all’informazione.

Dopotutto, Wikipedia lavora nel rendere accessibile la somma delle conoscenze umane.

Perchè allora non unire le forze e idee per riempire Wikipedia di contenuti di alta qualità, come sono i prodotti della ricerca? Perchè non riutilizzare materiali accademici liberi all’interno di uno dei siti più consultati al mondo, promuovendo i primi e migliorando il secondo?

Le strade per la collaborazione fra Wikipedia e l’open access sono molteplici.

Principalmente, c’è il riuso della letteratura scientifica, come di video, dati e immagini: con la giusta licenza (per esempio, la CC-BY, usata da moltissime riviste open access) tutta la ricerca pubblicata diventa compatibile con i progetti Wikimedia.

E’ dunque possibile prendere gli articoli e integrarli nelle voci opportune dell’enciclopedia, od inserire libri in Wikisource, o, ancora, caricare le immagini e tutti i file multimediali su Commons: sono ormai 19’000 i file caricati, presi da riviste come PubMed Central e PLOS.

Queste immagini vengono poi inserite dalla comunità nelle voci di Wikipedia, arrivando al pubblico più vasto, completando il ciclo ideale: non solo i risultati, ma anche i materiali della ricerca vengono divulgati, informando e aggiornando la comunità con materiali di eccellenza.

Conoscete modi migliori per rendere pubblica la ricerca?

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

L’innovazione sociale e le nuove metriche per misurarne l’impatto

scienze

Alla NASA piovono pianeti e un privato (il miliardario russo Yuri Milner) finanzia la ricerca ET