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Come sopravvivere alla concorrenza nel lavoro freelance (in 7 punti)

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La concorrenza, per un freelance, è ovunque. “Tutto intorno a te”, per dirla con le parole di una nota campagna pubblicitaria. Non che il posto fisso comporti un progressivo accomodamento sugli allori, ma diciamo che almeno si può fare squadra con i colleghi. Il freelance la squadra la fa con le tazzine di caffè lato computer, le penne e i blocchi d’appunti lasciati in bagno, i post-it sul cuscino del letto e tanti calendari. E sì, certo, con tutti gli altri professionisti del settore: a patto di non pestare i piedi a nessuno.

Credits: theguardian.com

Non è necessario indossare l’armatura e farsi prendere da sindromi persecutorie. Tutt’altro. Come sempre, basta fare un po’ di attenzione.

Leggi anche: Come sopravvivere al lavoro Freelance (nozioni base)1.

SEI UN PROFESSIONISTA

La prima cosa da considerare, quando non si lavora per una sola azienda, ma per più d’una, è che il nome del professionista – lavori esso nell’informazione o dietro le quinte – resterà tale. Scoperta dell’acqua calda? Forse. Questo significa, innanzitutto, non avere alle spalle un altro nome a garanzia del proprio operato, pronto a “parare i colpi”. Anzi: significa dover dimostrare ogni giorno che il proprio mestiere vale abbastanza da finire affibbiato a un marchio, una testata, un cliente. E anche, anzi, sono loro a cercare il professionista.

2. ATTENTO ALLE REGOLE

Visto che la presenza online è quello che qui interessa, una delle buone cose da fare è verificare se esista una policy aziendale in materia di comunicazione online. Salvo che non abbiate scritto voi la netiquette, leggetela.

Può essere una buona guida.

3. SII PAZIENTE (E FAI COME GIANNI MORANDI)

Può essere utile risparmiarsi sparate in mondo visione con il troll di turno che sta cercando di farvi perdere le staffe tirando in ballo non solo il vostro operato, ma magari anche quello di tutti i vostri parenti fino al quinto grado. Se qualcuno vi sta mettendo alla prova, meglio confrontarsi con i superiori per capire il da farsi, prima di gettarsi nell’arena dei gladiatori.

In ogni caso, la regola è semplice: entrate nella testa di Gianni Morandi e restateci il più possibile.

Tolti i troll centurioni, occhio ai concorrenti più prossimi: persone che fanno il vostro stesso lavoro e tra un frizzo e un lazzo buttano lì il commentino che vi mette in difficoltà, oppure mette sotto l’occhio di bue un errore commesso che potrebbero tranquillamente decidere di farvi notare in separata sede – hanno inventato i dm – e invece no, lo pubblicano sotto un post di Facebook o sulla time line di Twitter (chiaramente menzionando anche qualcun altro, caso mai se lo fosse perso).

In quel caso, evitare assolutamente di:Iniziare voi una discussione in privato dal tono piccato, sulla piattaforma interessataContattarlo su WhatsApp o tramite sms per “chiarire”Rispondere al commento/tweet come se essere stati colti in fallo vi avesse procurato un’eruzione cutanea.

4. SE SBAGLI CHIEDI SCUSA

Se ritenete che l’errore sia reale, ammettetelo in modo molto naturale, e se nessuno se n’era accorto prima, ringraziate pure sentitamente per la lettura accurata di ciò che avete prodotto. Se vi viene una battuta, metteteci pure quella (ma che sia tale, altrimenti l’effetto è da considerarsi nullo). Un atteggiamento del genere non potrà che essere apprezzato da chi legge, e disinnesca la provocazione (che, se continuasse, sarebbe accanimento).

5. SE NON HAI SBAGLIATO NON INFIERIRE

Se pensate invece di non aver commesso nessun errore, meglio comunque non mettersi a bisticciare: raccogliere le provocazioni non solo fa perdere tempo, ma mostra incapacità di mantenere i nervi saldi. Meglio replicare tenendo il punto in modo disinvolto e pacato. È molto probabile che a quel punto sia qualcun altro a venirvi in aiuto, sostenendo la causa e lasciando il poveretto/la poveretta a tirare craniate al muro.

Può sembrare banale, ma essere educati è una di quelle cose che non andrebbero dimenticate.

Proprio perché il mondo del lavoro è flessibile, e non si sa come girano le congiunzioni astrali e nemmeno le persone, e oggi-a-te-domani-a-me è un’ipotesi molto poco remota, meglio non concedersi cafonate.

6. BON TON ANCHE CON I COLLEGHI SENZA BON TON

Se un collega freelance vi sta contattando per qualche ragione, anche se all’ora più improbabile e sul mezzo meno indicato, fateglielo notare, e poi salutate cortesemente, sempre. Non salverà da tutte le intemperie, ma darà una grossa mano. E a tempo debito, il gesto cortese sarà ricordato. Se così non fosse, non avrete perso tempo: a rispondere bene o male serve lo stesso numero di minuti.

7. ATTENTO AI TUOI SOCIAL

Ultima delle regole del buon senso, è non prestare il fianco pubblicando cose che potrebbero essere usate contro di voi. Non perché esista una rete di spionaggio pronta a scavare nel vostro passato e presentare un plico ai vostri datori di lavoro. Dimenticando la trama da film d’azione americano, basta pensare a un semplice e banale “caso”: un nuovo amico su Facebook che spulcia le vostre foto e mette un like alla più vecchia, quella dove siete in spiaggia con la palpebra a mezz’asta e il fiasco di vino in mano, 6 anni prima.È molto probabile che trovandosela davanti, un vostro esimio collega professionista, al quale era sfuggita, si metta a commentarla.

Con i freelance che stanno sulla stessa barca come voi, si possono fare molte belle cose: meglio non buttarle via.

DILETTA PARLANGELI

Leggi anche: Le 10 regole che ogni social media manager deve sapere

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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