Sono passate piu di due settimane da quando Aaron ha preso la sua decisione.Devo ammettere che, fino a quel giorno, sapevo poco di lui, conoscevo solo il nome di un giovane con tanto talento che stava cambiando il mondo e che si era conquistato la stima dell’intera comunità hacker.In pochissimo tempo le timeline sui social network a cui sono iscritto hanno cominciato a parlare di lui. Tanti e tantissimi i messaggi.
Uno, in particolare, mi ha colpito: è quello di Andrea, uno studente di Trento al terzo anno di Università che scrive:
“Inizio a conoscere questo ragazzo solo dopo che si è suicidato. A 13 anni aveva già capito quello che io comincio a capire solo adesso, per non parlare di quello che aveva già creato prima dei 20 anni: servizi oggi usati da tutti ogni giorno”.
Una osservazione semplice e precisa, poche parole per spiegare cosa Aaron era ed è ancora per la comunità hacker. Un percorso verso la conoscenza aperta, dal capirla al sostenerla fino a dando contributi importanti verso questo ideale.
Un ideale di una Rete vista come il veicolo della condivisione dei saperi e del meccanismo con cui la società moderna si evolve, interpretato da Aaron sia come membro attivo di una comunità che come imprenditore.In una foto scattata nel 2001 durante il party di lancio di Creative Commons, il 15enne Aaron appare un tenero ragazzetto che mette in evidenza il suo interesse per il movimento del software libero indossando la maglietta “GNU IS NOT UNIX“. Quello che però sorprende è vedere la persona che è lì, seduta con lui, che lo ascolta con molto interesse: il prof.
Lawrence Lessig di Harvard, nonché fondatore e amministratore delegato di Creative Commons.
Una foto chiara ed emblematica per capire il percorso di questo ragazzo che, oltre a Creative Commons, ha contribuito anche a Electronic Frontier Foundation,Internet Archive, Wikimedia Foundation, Stanford Center for Internet and Society … Un continuo crescendo arrivato alle battaglie per l’Open Access o contro il SOPA – Stop Online Piracy Act (la legge del governo statunitense che si riprometteva di punire in maniera severa chi violava il copyright)
Aaron Swartz durante un discorso contro la SOPA – 18/01/12
Tuttavia, il contributo che io preferisco di questo ragazzo è quell’ “hack”, quella idea geniale molto semplice che è riuscita a cambiare il mondo favorendo il passaggio dal web 1.0 al web 2.0: RSS – Really Simple Syndication, un formato attraverso cui distribuire contenuti web.
La parola “really simple” è più significativa per capire la semplicità di questa idea, che non è altro che un fare un po’ di ordine su come distribuire una notizia utilizzando poche, ma significative informazioni da strutturare, un po’ come compilare una scheda. Una cosa semplice, come quando si organizza la propria rubrica telefonica o il calendario degli appuntamenti.
Un oggetto che ora tutti i blog hanno, una funzione che è divenuta ormai un requisito di base quando si creano contenuti online. L’RSS ha permesso l’integrazione delle informazioni fra siti web, la creazione di software di aggregazione di notizie come Google Reader. Quel piccolo salto di qualità per arrivare al web2.0. Un contributo non indifferente, un piccolo hack che ha realmente cambiato il mondo e da cui, chi vuole innovare, non può far altro che imparare: piccoli interventi, semplici, ma che possono realmente cambiare il mondo.Di Aaron credo di poter affermare che rincorreva un ideale, lo faceva perché ci credeva, e lo faceva con una semplicità dirompente in grado di innovare la Rete.
Grazie Aaron.
MAURIZIO NAPOLITANO