Qualche tempo fa mi è capitato di partecipare all’ evento annuale dell’ eContent Award, iniziativa organizzata da MEDICI Framework al fine di selezionare contenuti digitali di alta qualita’ e promuovere la creativita’ e l’innovazione nel settore dei Nuovi Media in Italia.
Aldilà dell’opportunità di presentare l’ultimo progetto di Plain Ink ormai prossimo al lancio a Kabul – una scuola per il recupero del patrimonio orale afgano e la relativa piattaforma di crowdsourcing di storie tradizionali – mi sono trovata di fronte progetti davvero molto interessanti, da Map2App, app per la creazione di guide turistiche personalizzate e personalizzabili, a iMirabilia, pupazzi interattivi progettati per aiutare i piccoli pazienti a trovare conforto durante le degenze in ospedale.
Tra i moltissimi progetti vincitori in varie categorie – dall’automotive all’elearning, dalle app per la mobilità a piattaforme di per la promozione della salute – che rappresenteranno l’Italia al concorso mondiale World Summit Award ad Abu Dhabi, e altre iniziative italiane ritenute meritevoli anche all’estero, ad attirare la mia attenzione è stato “Il Giudizio Universale”, progetto del Visual Director Paolo Miccichè che, grazie alle nuove tecnologie visive permette di fondere in un’opera unica la musica verdiana al genio di Michelangelo.
Lo spettacolo nasce su commissione del Palais des Festivals di Cannes – dove è stato realizzato nel marzo 2010 e ha riscosso un grandissimo successo di pubblico – ed è rappresentabile sia in teatri e venue indoor che in versione architetturale outdoor con le immagini proiettate sulle facciate di Chiese e Palazzi. Coro e solisti cantano a memoria e possono eseguire la rappresentazione in forma di concerto oppure, indossando una tunica chiara, muoversi in diverse configurazioni sceniche vivendo “fisicamente” lo spirito di ogni singolo pezzo.
Così, proiettando anche su semplici facciate all’aperto o in teatri senza grandi investimenti in termini di scenografie o maestranza varie, è possibile vivere una rappresentazione straordinaria e unica grazie ad un misto di realtà aumentata, proiezioni e perfetta sinergia tra musica e immagini virtuali.
Paolo Miccichè non è però nuovo a innovazioni di questo tipo, avendo iniziato nel 1988 con una fortunata edizione high-tech di Hansel and Gretel al Grand Opera Houston, passando poi per Nabucco e Aida in grandi spazi non convenzionali utilizzando potenti macchine per proiezione, fino ad arrivare nel 2007 a rappresentare il Macbeth di Verdi al Kennedy Centre a Washington, dove viene visualizzato il mondo interiore dei protagonisti in una scena di soli fondali e tulle.
Non è difficile capire che siamo di fronte ad iniziative, quelle di Paolo, che possono aiutare a farci vivere la musica le rappresentazioni artistiche in una maniera del tutto innovativa, recuperando e rivalutando spazi fisici di ogni tipo per avvicinare pubblici diversi al patrimonio artistico classico con metodi assolutamente moderni e coinvolgenti, creando nuove opportunità di produzione e fruizione.
In un momento difficile per l’economia tutta, ma ancora di più per il settore cultura dove i tagli non hanno risparmiato davvero nessuno, investire tempo, energie e le poche risorse a disposizione in esperimenti di innovazione tecnologica per l’avvicinamento dell’arte ad un pubblico generico, per quanto assurdo sembri, potrebbe portare nuovi investitori, creare nuove figure professionali e garantire posti di lavoro.