Ogni disciplina ha il suo prontuario all’uso, tanto più utile quanto ampio e differenziato è il suo ambito semantico. È anche il caso di una materia mainstream come la comunicazione ambientale, mantra di aziende, e ultimamente di enti e istituzioni, che nelle politiche di CSR o negli ESG (Environmental, Social, Corporate Governance) si giocano una buona parte della loro reputazione. E non solo quella: tallonate da vicino da investitori che hanno adottato la social responsibility come parametro dirimente delle loro politiche di asset allocation si trovano sempre più a dover render conto in modo puntuale di come perseguono e raggiungono questi obiettivi. A fare chiarezza, ecco, allora il contributo di un gruppo di esperti e comunicatori di Ferpi, la Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, che ha messo a punto un Libro bianco della comunicazione ambientale (pagg.
166, euro 15), a cura di da Sergio Vazzoler, partner di Amapola, e Stefano Martello, giornalista e saggista. Un utile excursus a più voci che affronta il tema della comunicazione ambientale nella sua complessità, con un approccio metodologico multidisciplinare: dai processi di formazione e riconoscimento professionale alle dotazioni strumentali all’interno dei singoli ambiti applicativi.
Il volume, pubblicato da Pacini Editore per la collana New Fabric, raccoglie 13 diverse testimonianze in altrettanti settori professionali, delineando un approccio originale e innovativo. Ogni contributo, infatti, indaga la comunicazione ambientale da diversi punti di vista, offrendo spunti di riflessione e strumenti operativi per affrontare la narrazione delle tante sfaccettature del tema ambientale. Un compito tutt’altro che semplice, poiché l’ambiente presenta molti aspetti contraddittori e di difficile traduzione che si scontrano con la complessità della realtà e della quotidianità.
“Il libro prova a mettere al centro del dibattito pubblico il tema ambientale e la relativa sfida comunicativa” spiega Sergio Vazzoler. “Abbiamo voluto offrire un approccio nuovo alla materia, senza sfuggire alla sua complessità, ma con la consapevolezza che il fattore culturale rappresenti un’opportunità straordinaria per incidere sui comportamenti di imprese, istituzioni e cittadini. Se è vero, infatti, che i temi ambientali oggi ricevono un’attenzione crescente, è altrettanto vero che restano deboli, complessi e contradditori. Per farvi fronte le parole-chiave sono ascolto, trasparenza, empatia, motivazione e apertura: solo così si riuscirà ad accorciare le distanze tra gli interessi dello sviluppo economico e della tutela ambientale per trovare soluzioni condivise”.
E per aiutare a individuare una piattaforma comune per sviluppare in modo razionale la comunicazione ambientale, il libro ci offre anche in conclusione un utile decalogo di indicazioni pratiche che ogni comunicatore dovrebbe tenere presente per svolgere in modo efficace il suo compito.
- I. I temi legati all’ambiente oggi ricevono un’attenzione crescente (effetto-Greta) ma restano deboli, complessi e contradditori.
- II. Alla sostenibilità ambientale sono strettamente legati valori quali l’etica, la sicurezza, la salute.
- III. Dalla complessità tecnica e da questi valori discendono dubbi, domande, richieste di approfondimento e anche paure o richieste di rassicurazione. Che siano motivate o meno, queste vanno prese in carico e legittimate per attivare o mantenere aperta una relazione.
- IV. La trasparenza conviene: trasferire messaggi veri, comprensibili, esaustivi, ci aiuterà a conseguire i nostri obiettivi.
- V. Sfrondare il linguaggio da acronimi, tecnicismi e codici per addetti ai lavori è essenziale per
far crescere empatia, vicinanza e motivazione. - VI. Ascoltare, dialogare e interagire con i propri interlocutori in una relazione continua è il modo per capirli, soddisfarli e allo stesso tempo responsabilizzarli sugli impegni condivisi.
- VII. Essere positivi e coinvolgenti non vuol dire praticare il greenwashing: riuscire a intercettare interessi e desideri facilita l’adesione alle sfide ambientali e l’adozione di comportamenti virtuosi. A patto però, di assicurare coerenza tra parole e comportamenti.
- VIII. Tenere insieme comportamenti individuali e collettivi, facendo sì che l’attivazione di buone pratiche ambientali a livello individuale possa essere favorita da un’adeguata cornice politica e sociale in cui specchiarsi.
- IX. Cogliere le opportunità della comunicazione digitale e dei social media per accorciare le distanze e instaurare un canale di ascolto e dialogo sempre attivo e presidiato. Essenziale a tale proposito è trovare un proprio tono di voce, motivare ogni scelta e non sottrarsi al confronto.
- X. La consapevolezza non basta. Le nostre azioni non dipendono solo dalla razionalità: contingenze, emozioni, fattori ansiogeni rivestono un ruolo decisivo. Da qui la necessità di allargare il campo della comunicazione ambientale a competenze sociali, cognitive e artistiche.