La fine dello stato d’emergenza sta decretando la fine anche dello smart working permanente. Il ‘sogno’ di chi, magari, non voleva più sorbirsi le ore di traffico e di attese per i mezzi pubblici al fine di recarsi sul luogo di lavoro. Certo, alcune aziende hanno deciso perfino di implementare e rendere strutturare lo smart working – risparmiando, così, sui costi relativi all’ufficio e all’usura degli oggetti da lavoro, come i computer -, altri, invece, hanno deciso di ‘riportare’ i lavoratori nella sede dell’azienda. Ma, come tutti le novità, anche lo smart working non è esente da critiche e lati oscuri. Ecco, infatti, a cosa può comportare il lavoro agile.
Città grandi vuol dire più privacy
Uno degli aspetti più interessanti legati allo smart working, per la verità anche un po’ romanzato, era il fatto di poter lavorare a distanza anche nei piccoli borghi. Si è parlato, in tal senso, di un ripopolamento di quei piccoli paesini di cui l’Italia è piena. Certo, visto con l’occhio del turista o, magari, con chi vuole semplicemente trascorrere una giornata fuori, sembra il Paradiso sceso in terra.
In realtà, ad esempio, nei piccoli paesini (più sono piccoli e più questo fenomeno si verifica) c’è un’assenza di privacy totale e alcune cose non sono proprio tollerate. Ad esempio, un conto è che una donna matura italiana che cerca uomo a Torino, quindi in una città che è praticamente una metropoli, e un altro è che lo fa in un paesino di 500 o mille anime.
In quest’ultimo caso, infatti, la voce gira in un secondo e, anzi, viene perfino giudicata. Tante persone che sono state abituate alla vita di città, frenetiche sì ma dove nessuno ha il tempo di guardare cosa fa l’altro, non sempre apprezzano il fatto di essere sulla bocca di tutti se hanno abitudini diverse da quelle convenzionali. Un particolare che non sempre viene preso in considerazione e che, alla lunga, può perfino stancare.
L’assenza dei servizi si fa sentire
Augurandosi di stare bene il più a lungo possibile, non bisogna sottovalutare il fatto che questi paesini, il più delle volte, non hanno perfino un pronto soccorso pronto a dare tutte le cure nel caso. Se qualcuno dovesse farsi male, infatti, tante volte l’ospedale più vicino è a chilometri di distanza. Nei casi meno gravi questo non è un grossissimo problema, ma in quelli più seri, molte volte basta un attimo in più e la situazione si complica. L’ospedale è solo un esempio ma si può fare un ragionamento anche più in generale, nel senso che l’assenza di servizi alla lunga potrebbe costituire un problema.
I mezzi pubblici difficilmente passano, quindi una persona è obbligata a tenere l’auto per poter quantomeno, uscire dal paesino a farsi una passeggiata. Insomma, finché tutto fila liscio e ha trovato un equilibrio nulla da dire. Ma non appena succede qualche novità, potrebbero sorgere i problemi.
Non è tutto oro ciò che luccica
Anche un altro aspetto bisogna toccare: la vita nel borgo piccolo non è sempre felice e radiosa. Certo, si vive una certa tranquillità e assenza di microcriminalità assolutamente invidiabile. Però, c’è da dire che sono carente, di solito, di cose da fare.
Nella maggior parte delle volte, c’è un solo bar cosiddetto ‘di paese’ in cui ci si può andare due o tre volte al massimo, ma poi ci si annoia. Mancano le attività per fare gli sport non comuni, come il basket o il tennis. Mancano le opportunità e le possibilità di conoscere altre aspetti più di ‘nicchia’ che potrebbero piacere. Insomma, lo smart working va più che bene. A patto, però, che da un lato non lo si faccia diventare il paradiso. Così come, all’opposto, l’inferno.