Consigli di sopravvivenza per italiani in cerca di lavoro a Londra

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Cresce sempre di più la fobia europeista degli inglesi, che si ripercuote anche su noi emigrati italiani nella capitale britannica, portando la questione dell’immigrazione al centro del dibattito politico britannico. Il Primo Ministro inglese, David Cameron, l’ha detto chiaro e tondo durante la convention del Partito Conservatore Britannico a Birmingham: “Siamo vittime del nostro stesso successo, stiamo attirando persone dalle economie che crescono meno di noi […] e non si tratta di bulgari o rumeni, ma soprattutto di italiani e francesi”.

L’intervento di David Cameron dello scorso 27 novembre. Credits: Theguardian.com

Concetto ribadito durante il discorso sull’immigrazione del 27 novembre, forse il più importante della sua intera carriera, in cui ha ribadito il concetto che se l’Europa non vorrà accettare le esigenze della Gran Bretagna in fatto di immigrazione, allora l’eventualità di uscire dall’Unione potrebbe diventare seriamente concreta.

Cameron ha inoltre chiesto di mettere un limite all’immigrazione proveniente dai paesi dell’EU verso la Gran Bretagna e rinnovato le sue intenzioni di garantire il welfare solamente a chi abbia contribuito alle casse dello Stato per almeno quattro anni.

Dall’Inghilterra all’Italia. Sono usciti pochi giorni fa anche i dati del rapporto Istat: diminuiscono gli immigrati, aumentano gli emigrati italiani all’estero. Nel 2013 sono arrivati nel nostro Paese 307mila persone, 43mila in meno rispetto al 2012. Intanto secondo il rapporto della fondazione Migrantes nel 2014 sono stati ben il 71% in più di iscritti all’AIRE (Associazione Italiani Residenti all’Estero) nel Regno Unito. Dato peraltro che non tiene conto di tutti quegli italiani che per una ragione o l’altra non si registrano, nonostante sia obbligatorio dopo 180 giorni che si vive nel nuovo Paese.

Le stime ufficiose parlano di un piccolo esercito di circa 200mila italiani (ma qui i numeri tra le diverse fonti oscillano enormemente e non si è chiaro come vengano calcolati) che vivono nella capitale Britannica. Un trend in continua crescita e che sta scatenando l’insofferenza degli inglesi, come dimostra il crescente successo dello UKIP alleato con Grillo al parlamento europeo.

Gli inglesi non temono più il cosiddetto “idraulico polacco” come si diceva qualche anno fa. Ora temono gli sviluppatori, gli startupper e gli economisti italiani

Si tratta in molti casi di giovani con un educazione maturata nelle migliori università d’Italia, d’Europa e del mondo, con esperienze di vita all’estero e con una lingua in più degli inglesi. Secondo alcuni dati recuperati da Reed.co.uk, il sito di annunci di lavoro più utilizzato in GB, dal 2010 al 2014 gli italiani in cerca di lavoro in Gran Bretagna sono aumentati del 317%.

Da 2.400 del 2010 ai 10.000 attuali e costituiscono ora il 4,9% del totale di chi cerca lavoro in questo paese. Di questi c’è stato un incremento del 222% in Marketing e PR, +216% per Media, Digital & Creative e +163% in IT. Numeri che fanno spavento.

Fonte: Iltempolastoria.it

Come scrivevo, con l’aumento degli arrivi aumenta anche l’insofferenza di chi a Londra ci vive da sempre. Una ricerca del CFE (Centre for Entrepeneurs) dimostra come ben il 36% degli inglesi veda l’immigrazione straniere come un pericolo per il Paese. La situazione migliora quando si parla di imprenditori stranieri, che non sono comunque visti di buon occhio dall’11% degli intervistati. Ad ora sono il 14% del totale le compagnie in Gran Bretagna fondate da imprenditori stranieri, 20.000 dei quali sono italiani. Tutte imprese che contribuiscono al PIL e che producono posti di lavoro anche e soprattutto per gli inglesi. Anzi, come dimostra una ricerca del CReAM, un centro di studio all’interno della UCL, gli stranieri migranti dai Paesi europei hanno contribuito per oltre 20 miliardi di Sterline dal 2000 al 2011, producendo un disavanzo del 64% rispetto al welfare ricevuto.

Londra. Fonte: Uim.it

Ma non solo: sono anche molto meno inclini a richiedere gli aiuti statali rispetto ai cittadini inglesi. Questo perché chi viene in Inghilterra ha generalmente ricevuto una educazione superiore rispetto a chi invece qui ci vive. Insomma, un’immigrazione altamente qualificata, caso quasi unico in Europa e dal quale la Gran Bretagna sta traendo un enorme beneficio, nonostante quello che raccontano le forze politiche conservatrici e nonostante la percezione dell’opinione pubblica.

Se l’altissima competizione non vi spaventa e state ancora pensando di intraprendere l’avventura Oltremanica, ricordate che il requisito fondamentale per tentare l’avventura in Gran Bretagna è anche uno dei punti deboli degli italiani: la lingua

Nonostante avere una seconda lingua sia sempre e comunque considerato un vantaggio competitivo (ma anche qui, l’italiano non è la più richiesta tra le seconde lingue) sarebbe bene avete buona dimestichezza almeno con la prima lingua richiesta. Almeno qui le cose si stanno mettendo meglio. Secondo una ricerca Kaplan oltre il 60% degli italiani che si presentano per sostenere un corso di lingua inglese arrivano con un livello di lingua “Intermediate” o “Upper Intermediate”, che è già sufficiente per lavorare in un ufficio inglese.

Inoltre, per i livelli intermedi ci collochiamo al di sopra della media europea. Questo non vuol dire che comunque questi livelli di inglesi rispecchino quelli parlati dagli italiani a Londra. Molti arrivano qui impreparati, senza conoscere la lingua, senza mai aver fatto un corso d’inglese prima (con la classica convinzione che affidarsi all’insegnamento scolastico possa essere sufficiente), senza conoscere la città e la cultura, e finiscono inevitabilmente per scottarsi, rischiando di tornare in Italia con la coda fra le gambe (a proposito, se volete sapere il vostro livello di inglese potete testarlo qui).

Londra. Fonte: Theoldnow.it

Da italiano a Londra so quanto sia fastidioso quando si parla di italiani laureati che vengono a fare i lavapiatti (Gasparri docet), ma so anche quanto sia fastidioso vedere gente che arriva totalmente impreparata, senza saper fare un discorso sensato e che alimenta tutti gli stereotipi negativi sugli italiani emigranti. E anche qui, se state pensando veramente di venire a lavorare nella ristorazione, sappiate che – sempre secondo reed.co.uk – il numero di italiani alla ricerca di lavoro nell’hospitality è aumentata del 609% negli ultimi 4 anni. Molti anche gli italiani che si stanno adattando a fare lavori per i quali sono fuggiti via dall’Italia: infatti sono aumentati del +327% gli italiani che a Londra cercano lavoro nei call center.

Londra, a mio avviso, è la città più competitiva del mondo e lo sta diventando sempre di più

Considerato che in Italia si parla costantemente di Londra da due anni a questa parte, sono convinto che il flusso d italiani aumenterà esponenzialmente cosi come quello di lavoratori proveniente dagli altri paesi europei. E non parliamo affatto di manodopera non qualificata. In più il Governo ha già disposto l’insegnamento dei linguaggi di programmazione nelle scuole e ha aperto le università ad un maggior numero di studenti stranieri che vengono a studiare IT.

Insomma, visto e considerato tutto questo e senza aver affrontato il discorso del caro-vita, avete ancora voglia di partire di partire per Londra?

MARCELLO MARI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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