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Consumo di carta in Italia e nel mondo: perché non smetterà nonostante il digitale

La fabbrica della carta: i segreti di un'industria che sembra destinata a durare in eterno.

fabbrica della carta
La fabbrica della carta: i segreti di un’industria sempreverde

Sembra il materiale contrario per eccellenza alla digitalizzazione, citato con la penna d’oca a simbolo di ere preistoriche, abitate da sumeri, assiri e babilonesi. Invece la carta è il futuro. Per la sua biodegradabilità, riciclabilità e l’irrinunciabile soluzione fornita tutt’oggi all’imballaggio di altre merci. È il bene che, prodotto da energie rinnovabili, avrà un ruolo chiave nella transizione verso un’economia veramente circolare.

La fabbrica della carta in Europa

carta

Secondo i dati di Pro Carton, l’associazione che riunisce i produttori europei, carta e cartone sono i protagonisti della sfida globale della sostenibilità, con un tasso di riciclo vicino all’85% di cui il 50% con fibra di recupero.

Il 56% dell’energia primaria utilizzata nell’industria della cellulosa proviene da biomasse e gas naturale, che è sempre meglio del petrolio. Il 90% delle cartiere europee è dotata di impianti di cogenerazione combinata di elettricità e vapore, derivante dai sottoprodotti del legno, che consentono agli stabilimenti di mantenersi da soli. Due differenti studi su clima e vegetazione – diffusi a settembre da Cepi ed Epis, rispettivamente confederazione e associazione europee dell’industria cartaria e della cellulosa – mostrano come, grazie alle foreste e ai prodotti di origine vegetale che le conservano, ogni anno si prelevino 806 milioni di tonnellate di Co2 dall’atmosfera, il 20% delle emissioni annuali dell’Ue (portando 3 milioni e mezzo di posti di lavoro nelle zone rurali del continente). Già solo la riduzione di gas serra equivale a più verde.

Ma l’83% della materia prima, il legno, proviene da foreste a gestione sostenibile di betulle, pini e abeti del Nord Europa e della Russia: non vengono disboscate giungle tropicali ma aree legali che tutelano la biodiversità, assegnate all’approvvigionamento di legna, come al pascolo e alla coltivazione, in cui gli alberi sono abbattuti e piantati a rotazione. Il binomio carta/deforestazione è dunque un luogo comune, anche perché la pasta necessaria per la cellulosa – molto più costosa del macero – è ricavabile non solo da papiri e bambù come gli antichi egizi, ma da scarti di riso, canapa, cotone e perfino dalle alghe, abbondanti sulle coste adriatiche e nella laguna veneta.

Associato alle nuove tecnologie di frontiera – che aumentano l’impiego di fibre secondarie, integrano l’uso di biocombustibili e informatizzano gestione e produzione – anche un elemento millenario diventa 4.0.

Si può fare carta da vari materiali, per sostituirli con essa: secondo Material Economics già oggi il 25% dei polimeri di sintesi potrebbero essere sostituiti dal cartone senza compromettere la funzionalità del prodotto finale. Se banche online, startup fintech come PayDo e le stesse normative fiscali e antiriciclaggio remano contro la carta “inutile”- trasferendo online fatture, transazioni, 730, accrediti e bonifici – altre imprese e startup bio promuovono invece la qualità multiuso delle sue fibre: la siciliana Orange Fiber ci realizza abiti, recuperandole dagli scarti delle arance; la romagnola Argi Lite Bio gli intonaci; l’Enerpaper di Davide Contu gli isolanti. Perfino il Johnnie Walker sarà venduto dal 2021 in bottiglie di cellulosa. Estraendola dai rifiuti di legno, la canadese Origin Materials ci produce pure la plastica. Ma naturale, biodegradabile come la segatura di cui è composta.

La cartiera italiana

La cartiera italiana è formata da oltre 130 imprese, 172 stabilimenti e 42mila addetti tra diretti e indotto, per un fatturato di circa 6 miliardi di euro. Secondo Assocarta però la filiera complessiva ne varrebbe 25, contando: i settori informazione, cultura e pubblicità di cui rappresenta un supporto base; i mercati a cui fornisce packaging, come l’igienico e l’alimentare; e altri beni essenziali, dai fazzoletti alle banconote. Il business, in sintesi, è calato meno di quello che si temeva durante il Covid. L’Italia ha recepito nel Pacchetto sull’economia circolare le direttive UE in materia di responsabilità estesa del produttore, ma sconta purtroppo una carenza impiantistica nel gestire di scarti del riciclo: per recuperarne 300mila tonnellate annue, attualmente esistono solo un termovalorizzazione in Umbria e un secondo in Lombardia. Per questo il Piano nazionale per la gestione dei rifiuti, appena varato da Ministero dell’Ambiente e Arera, punta all’individuazione di flussi omogenei di scarti strategici alla circolarità e al riciclo.

lettura carta schermo

C’è poi un ultimo motivo, più sociosanitario, per non abbandonare la carta. L’anno scorso il network internazionale “E-Read” ha lanciato l’allarme sulle ripercussioni che la lettura su schermo ha non solo sulla salute della vista, ma anche sulle capacità di comprensione ed elaborazione, sul ragionamento. Senza contare che il monitor espone molto di più alle fake news di un libro o un giornale. Verba volant in Rete, dove con un clic si cancella tutto e subito. O quasi. Al contrario della tastiera la penna permette inoltre di memorizzare meglio ciò che si scrive: un presidio insopprimibile quindi anche nello studio e nella formazione. Il piacere del foglio che fruscia tra le dita e di conservare su uno scaffale un romanzo che ci accompagnato in un viaggio, per fortuna, non è ancora sostituibile.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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