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Una corsa dalla Terra sulla Luna e su Marte: il concept motociclistico esoscheletrico

Non si studia solo come atterrare e soggiornare sui pianeti ma anche come spostarsi.

moto Luna Marte

Non è un film. Abbiamo già parlato su Think dei materiali edili in arrivo da Luna e da Marte e, in particolare, delle “vacanze stellari” che aspettano i magnati terrestri tra appena una trentina d’anni: il 2050 è l’anno fissato dalla Nasa per lo sbarco dei cosmoturisti, e l’agenzia Usa sta già riconvertendo parte del proprio business dall’avanscoperta alla colonizzazione. Non si studia solo come atterrare e soggiornare sui pianeti, analizzando superfici e condizioni ambientali, ma anche come spostarsi: sarebbe un peccato, dopo aver speso milioni di euro per arrivare lassù, doversene restare in “lockdown” in un resort, per quanto spaziale. Andrew Fabishevsky e Simon Grytten sono due designer che hanno progettato moto elettriche in grado di correre ed esplorare la superficie lunare e marziana.

LMV v1 è il concept motociclistico esoscheletrico lanciato da Fabishevsky: un café racer planetario, sullo stile dei rover, con tanto di portabagaglio. Il corpo principale – un traliccio in tubolare d’acciaio con bracci oscillanti – è racchiuso in una borsa in tessuto mylar che copre i componenti. Il veicolo è privo di fari e fanali, di cui non c’è bisogno grazie all’illuminazione delle stelle, e dotato di
pneumatici fuoristrada a trazione integrale (capaci cioè di generare potenza da entrambe) e a sospensione girevole. Come quelle per attraversare le dune del deserto, molto simili alla superficie ondulare della Luna. Il serbatoio del carburante è una sfera dorata sotto la sella, smontabile quando bisogna fare il pieno di elettricità. Per il momento si tratta ancora di un prototipo in attesa di finanziatore.

Chissà che non interessi il 50enne multimiliardario Elon Musk, l’imprenditore sudafricano-canadese in prima linea in un mercato emergente, da cifre – è il caso di dirlo – astronomiche: un Quad-bike SpaceX Mars, con cui organizzare scampagnate esplorative lungo il nostro satellite. Non che ci sia molto da vedere, il vero show è all’esterno: lo show rarefatto dell’universo, il contatto diretto col firmamento, senza inquinamento luminoso e grattacieli che oscurino l’orizzonte.

Nasa bike è invece tra la bicicletta e lo scooter, qui il progetto – in cui, nonostante il nome, l’agenzia Usa non c’entra nulla – è di Grytten ed è rivolto teoricamente a Marte: una due ruote dalla linea estremamente essenziale, con una batteria che si autoricarica grazie all’energia eolica fornita dalle tempeste di vento spaziali. Quando non viene utilizzata diventa una turbina, trasformandosi da mezzo di trasporto in una piccola centrale energetica pulita.

Collegata con la presa al proprio bungalow, sarebbe di fatto la fonte di energia per tutti fabbisogni durante il soggiorno sul pianeta rosso: del resto è impensabile un approvvigionamento diretto da Cape Canaveral.

La bici è ricordata giusto dal manubrio visto che telaio, sedile e forcellino – e soprattutto l’assenza di pedali – assomigliano più a quelli classici di un motorino di grossa cilindrata. Incluse le lame angolate, che sostituiscono i raggi della ruota: sono queste la principale forza motrice che muove il veicolo. Insomma, dopo l’uomo sembra pronto ad atterrare sulla Luna anche il centauro. Sicuramente la perlustrazione dei territori planetari si avvantaggerà di questi mezzi dall’estetica futuristica, e un domani anche le escursioni per i turisti spaziali. Intanto la Nasa si porta avanti ed ha da poco lanciato una nuova collezione di indumenti da ciclismo. L’abbigliamento perfetto per montarle: tute, maglie, pantaloni tutte prodotte in Italia da Scicon Sports, che ha sede a Vicenza, con il logo originale della Nasa, molto simili alle divise usate dagli astronauti nelle spedizioni.

Tessuti a protezione UV, inserti microforati, cerniere a tutta lunghezza, regolazione elastica in vita con silicone, tasche ovunque: per un completo si superano i 300 euro. Per ora sono solo idee, ma il fatto che non manchino è un’ottima notizia. Potrebbero iniziare a testarle moto spaziali sulla Terra: solo per il design, il successo è assicurato. Honda ne ha appena lanciata una in soli 15 esemplari – la Stardust, proprio per celebrare i 50 anni della missione Apollo 11 e che, quanto a linea, già compete con i suddetti modelli. La Nasa ha dato anche 5,8 milioni di dollari a Bosch per sviluppare sulla Luna un sistema, basato sulla risonanza magnetica, per la ricarica wireless dei veicoli, così che viaggino in autonomia sul satellite rifornendosi da soli. Un progetto complesso che fonde robotica, cibernetica, tecnologie multisensoriali e IA. È ancora lunga e costosa la strada da percorrere, perché il sogno di una pedalata o di una corsa in moto su un altro mondo diventi realtà. Ma per fortuna sognare è ancora gratis.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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