Ci sono profezie facili ed altre meno, soprattutto se parliamo di profezie su tempi brevi, in questo caso un anno, 2013.
Cominciamo da una facilissima, nella sua ovvietà: così come il mondo non è finito al solstizio d’inverno 2012, siamo certi che non finirà nel 2013 (e per dopo, vedremo).
Non finirà soprattutto perché resta ancora da scoprire “come” potrebbe finire, in modo credibile. A parte la soluzione, banale, di un urto con un grosso corpo celeste (che però avremmo già scoperto), nessuno, dai Maya ai loro pseudo seguaci di oggi, ha mai fornito una risposta anche solo semiseria alla domanda: ma cosa vuol dire la “fine del mondo”?
Accantoniamo quindi in allegria questa non-scoperta e questa altrettanto facile non-previsione, ma per favore ricordiamocene la prossima volta che i soliti, onnipresenti pseudo seguaci (questa volta magari dei Sumeri, perché no? Anche loro grandi astronomi…) tornassero alla carica.
Grazie, abbiamo già dato.
Parliamo di cose serie, e di un’altra profezia facile, fin troppo: quasi una certezza, di importanza pari per scienza e per politica.
Nel 2013, è ormai certo, la Cina supererà anche gli USA in termini di produttività scientifica e di studi accademici, misurati con i parametri quantitativi legati alle pubblicazioni internazionali.
Dopo il 2005, anno in cui avevano superato la Gran Bretagna, i colleghi cinesi erano stati a lungo secondi. Adesso, il grafico della loro crescita non dà adito a dubbi: nel 2013 la Cina supererà gli USA e sarà la potenza scientifica prima al mondo. Compresa, notate bene, la ricerca fondamentale, quella che richiede la maggior lungimiranza perché priva di ricadute immediate, ma anche quella che è alla base dell’avanzamento culturale come tecnologico di una nazione.
Chapeau ai cinesi, e speriamo che Italia ed Europa imparino qualcosa.
Nel Piano Nazionale della Ricerca italiano (ancora eredità di Mariastella Gelmini e lasciato intonso da Francesco Profumo), così come nel famoso Horizon 2020 della EU, di ricerca fondamentale per il 2013 non si parla proprio: scopriamo di non voler scoprire…
Per fortuna, un po’ di nascosto, ci siamo portati avanti, almeno nel campo della astrofisica, per esempio.
L’anno prossimo comincerà a funzionare a pieno ritmo il grande nuovo radiotelescopio italiano, il Sardinia Radio Telescope (SRT), 40 km a nord di Cagliari.
Ecco un’altra previsione facile: quando si punta al cielo uno strumento nuovo (che per di più, in questo caso, sarà nel suo campo il più bello del mondo)si scopre di sicuro qualcosa.
Fu vero per primo per Galileo Galilei, nel 1609 col primo cannocchiale, ed è vero lo stesso per gli astronomi di oggi.
Scopriremo nuove radiogalassie mai viste e stelle di neutroni e molto altro ancora in cielo. Ma, incredibilmente, ancorandoci ad un oggetto celeste lontanissimo, scopriremo anche di quanto la Sardegna si muova rispetto al resto dell’Europa e del mondo, ed in generale misureremo la deriva dei continenti con errori di pochissimi centimetri.
I terremoti, ricordo, avvengono a causa anche dei movimenti continentali: con SRT nel 2013 faremo un passo avanti nel prevederli. Ma non diremo niente a nessuno, naturalmente, perché se sbagliassimo verremmo subito condannati ad anni di galera.
Un’altra previsione sicura, e gradevolmente catastrofica, riguarda il nostro Sole: nel 2013 arriverà il picco della emissione di energia dal Sole, che ha un ben noto periodo di 11 anni.
Non abbiamo ancora scoperto perché il Sole abbia questo periodo nella sua attività, e non credo che lo scopriremo nel 2013. Ma certo sappiamo che arriveranno tempeste solari che genereranno tempeste magnetiche sulla Terra. Grandi aurore boreali ed australi, spettacoli affascinanti per orsi polari e pinguini, che non hanno timore delle conseguenze.
Noi scopriremo invece che il trasporto di corrente con cavi fuori terra in Canada o in Alaska, per esempio, sarà ad alto rischio, e che un certo numero di delicatissimi satelliti, anche strategici, di alcune importanti nazioni potrebbero essere seriamente danneggiati. Per non parlare dei passeggeri di linee aeree in volo in zone polari nei momenti critici.
Sempre dal cielo, nel 2013 avremo altre scoperte affascinanti: con il lancio della missione Gaia della ESA, previsto in giugno, andremo a misurare la posizione precisa di un miliardo (ripeto: un miliardo) di stelle, circa un centesimo del totale delle stelle della nostra Galassia. A cosa serve misurarle con precisione ? Serve per scoprire quali sono davvero le dimensioni spazio-temporali della nostra Galassia, e costruire i primi gradini di quella “scala delle distanze” che ci permetterà di misurare sempre meglio le dimensioni dell’Universo. Attività, avvertiamo subito, che non ha immediate ricadute vendibili o brevettabili: per fortuna le stelle sono di tutti. Serve solo a renderci meno ignoranti: una scoperta che sarebbe piaciuta tanto a Pitagora e certo anche a Giordano Bruno.
Anzi, pensando a lui, ricordiamo che grazie alla missione Gaia scopriremo anche pianeti intorno ad altre stelle. Poi, forti dei posti giusti dove guardare, andremo a vedere se per caso qualche pianeta abbia una atmosfera e se la luce di tale atmosfera si possa analizzare per trovarne tracce interessanti, magari indirette di vita…potrebbe essere una grande scoperta per il 2013.
Il fantasma bruciacchiato di Bruno sibilerebbe: “L’avevo detto io…”.