Istant Articles è lo strumento che potrebbe rivoluzionare – il condizionale è d’obbligo – il mondo dell’editoria globale sui social. Se l’affermazione vi sembra esagerata, basta dare un’occhiata ai partner che stanno collaborando in qualità di “beta-tester” con Facebook e che saranno quindi i primi a proporre contenuti in modalità Instant: New York Times, National Geographic, Guardian, NBC, Bild, Spiegel, BBC, Atlantic e Buzz Feed.
Certo, a volerne dare una lettura semplice, Instant Articles non è altro che l’integrazione di contenuti editoriali all’interno dello stream di Facebook su dispositivi mobili: per leggere un articolo partendo dall’app non servirà più cliccare su un link e aspettare – circa 8 secondi in media – di essere reindirizzati verso il contenuto richiesto, ma si potrà fruire la notizia direttamente all’interno di Facebook in maniera molto più fluida, ricca, piacevole e veloce (verrebbe da dire, istantanea).
Ma se si osservano le cose in maniera più approfondita, diventa subito evidente come questa novità non sia da considerare rilevante solo dal punto di vista dell’utente finale, quanto piuttosto per le implicazioni verso chi oggi i contenuti li produce, gestisce e distribuisce.
Facebook, in questo senso, potrebbe aver trovato la pietra filosofale per i contenuti editoriali nel legame tra social e mobile.
Ha creato un’esperienza nuova e immersiva per gli utenti. Seamless, interattiva, estremamente integrata. Un’esperienza che risolve tutte le problematiche solitamente legate alla fruizione dei contenuti in mobilità: qualità di lettura scadente, difficoltà di connessione, lunghi tempi di caricamento, discontinuità tra i diversi ecosistemi.
E al tempo stesso offre agli editori uno strumento potente non solo dal punto di vista dello storytelling, ma anche e soprattutto in ottica business.
D’ora in poi giornali e riviste potranno ripubblicare le loro storie arricchendole in modo spettacolare (e proponendole istantaneamente là dove gli utenti già spendono la maggior parte del loro tempo), ma anche vedersi risolto in un colpo solo il tema annoso della monetizzazione del traffico social su mobile.
Questo in fondo è il punto principale: con Instant Articles sarà possibile integrare le inserzioni pubblicitarie in maniera molto più naturale, consistente ed efficace all’interno delle storie (secondo i primi dati promossi da Facebook). Con la possibilità, inoltre, di affidarsi alla stessa Facebook per la raccolta e la gestione degli spazi.
Insomma, quello che fino a qualche anno fa era solo un social network ora sta assumendo anche il ruolo di distributore di contenuti e di concessionaria pubblicitaria.
Diversi quindi gli scenari che si aprono (alcuni di questi ci lasciano con dubbi e punti di domanda). Proviamo ad elencarli:
1. Definisce di fatto un nuovo standard per la progettazione su mobile, caratterizzata da una qualità premium del prodotto editoriale, contenuti interattivi di valore, design raffinato, altissima usabilità e tempi di caricamento prossimi allo zero. Le aspettative degli utenti saranno sempre più elevate e difficili da soddisfare per gli altri player, siano essi social, siti, blog o portali.
2. Potrebbe generare un grande valore aggiunto per i brand del settore, anche e soprattutto in termini di awareness. L’utente che sfoglia una storia, diventa un lettore fedele della testata, aprendo la porta a meccanismi di interazione più simili a quelli di Twitter (follower) che a quelli classici di Facebook (like).
3. Il confine tra Facebook e il resto del web diventerà sempre più labile. Tutto sarà integrato al suo interno, ogni contenuto potrà essere fruito senza mai abbandonare la bacheca. Il che è positivo perché migliora l’esperienza utente, ma anche rischioso per via di un potenziale effetto “inglobatore”. Soprattutto se Instant Articles dovesse aprirsi, come probabile, anche alla fruizione su desktop, tablet e smartwatch.
4. Giornali e riviste assumeranno sui social sempre di più il ruolo di esclusivi produttori di contenuti, abbandonando quello classico di distributori. Il che li porterà inevitabilmente a cedere, almeno in parte, il controllo su ciò che pubblicano o su come lo pubblicano.
5. Sul breve periodo, Instant Articles rappresenterà sicuramente una grande opportunità per chi produce contenuti (migliore esperienza, maggiore monetizzazione, maggiore visibilità del brand) ma al tempo stesso potrebbe anche essere un rischio nel lungo periodo poichè potrebbe causare una drastica diminuzione del traffico social verso i canali dei brand e forzare un cambio radicale del modello di business da parte degli editori.
6. Se Instant Articles dovesse diffondersi in maniera globale, gli editori si troveranno a dover fare una scelta strategica: puntare tutto sulla nuova funzione di Facebook (e di conseguenza spopolare i propri canali owned dal traffico social) oppure differenziare i contenuti per mantenere in vita i propri canali.
7. Instant Articles è perfetto per il mondo editoriale/giornalistico, ma presto potrebbe aprirsi anche ad altri settori o in generale a tutta la comunicazione “branded”.
8. Facebook spingerà sempre di più in questa direzione, nel tentativo di riqualificare la propria offerta contenutistica (e di conseguenza la propria appetibilità pubblicitaria), così da convergere verso modelli editoriali dal percepito più alto: Medium, Flipboard o per certi versi lo stesso Twitter.
Facebook Instant Articles è stato lanciato solo attraverso i canali dei partner e ha già creato un passaparola notevole. Nei prossimi mesi avremo l’occasione di vederne l’evoluzione e di sperimentarne l’integrazione negli ecosistemi editoriali che stiamo progettando. Continuate a seguirci per aggiornamenti!