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Cos’è rimasto di innovazione ne #LaBuonaScuola (5 cose da sapere)

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E’ buona o cattiva questa riforma del sistema d’istruzione, approvata al Senato con lo strumento della fiducia? Sicuramente è cambiata, si è modificata, anzi è un testo rivoluzionato rispetto a quello presentato il 3 settembre scorso e pubblicato sul sito www.buonascuola.gov.it.

In nove mesi quelle 136 pagine si sono ridotte a 38 di maxiemendamento.

Alcuni termini che la proposta di partenza conservava sono spariti: i crediti didattici, formativi e professionali che avrebbero permesso una progressione di carriera al docente; il portfolio del professore, in formato elettronico, certificato e pubblico; il docente mentor; l’alfabetizzazione digitale, il coding, il crowdfunding, lo school guarantee. Altri concetti, mai citati nel testo settembrino, sono subentrati, prima alla Camera e ora confermati nel documento passato al Senato: l’idea che il dirigente scolastico formula proposte di incarichi e la durata triennale degli stessi; il comitato di valutazione; la carta con 500 euro annui da spendere per la formazione.

E’ chiaro che il primo documento era passibile di cambiamenti. Anzi il Governo aveva chiesto agli italiani di partecipare al miglioramento, di compilare un questionario online: 207.000 l’hanno fatto; sulla scrivania del ministro Stefania Giannini sono arrivati 20 documenti regionali. Ma cos’è cambiato effettivamente?

Partiamo dai punti più critici.

1. LE 100 MILA ASSUNZIONI DEI NUOVI DOCENTI NON DIPENDONO DAI “SUPER PRESIDI”

Sulla questione dei dirigenti va detto che il Governo fin dall’inizio aveva le idee chiare: nel paragrafo 3.2 sulla “trasparenza per capire e amministrare la scuola” si concludeva con un pieno mandato al potere del capo d’istituto: “Il dirigente scolastico, consultati gli organi collegiali, potrà in tal modo chiamare nella sua scuola i docenti con un curriculum coerente con le attività con cui intende realizzare l’autonomia e la flessibilità della scuola”.

Ciò che non era chiaro, allora, era come il preside avrebbe chiamato i professori: oggi sappiamo che può conferire questi incarichi valorizzando il curriculum, le esperienze e le competenze professionali anche attraverso colloqui. In realtà ciò avverrà dal 2016/2017 in quanto per l’anno scolastico prossimo le 100 mila assunzioni avverranno in tre fasi diverse ma senza che sia il preside ad individuarli: 47.476 prof e maestri saranno assunti entro il 15 settembre con le vecchie modalità; gli altri 55.258 dell’organico di potenziamento saranno convocati entro il 31 ottobre attraverso una piattaforma informatica. Quest’ultimi serviranno a potenziare la squadra già in servizio.

2. TRE ANNI DI INCARICO, POI I PROF POTRANNO PROPORSI AD ALTRE SCUOLE

Quello che non appariva assolutamente nel testo iniziale era invece l’idea di un incarico triennale rinnovato “purchè in coerenza con il piano dell’offerta formativa”.

Chi aveva messo mano al primo testo aveva partorito, invece, un registro nazionale dei docenti per individuare i professori che servivano ad ogni scuola. Nel 2016/2017 quando la Legge sarà ormai consolidata il preside potrà dare degli incarichi triennali ovvero ogni docente resterà in quella scuola per 36 mesi. Al termine di quel periodo potrà scegliere di cambiare istituto sottoponendo il suo curriculum ad un altro dirigente oppure potrà accadere che il preside non abbia più necessità di quella figura.

3. VIA I CREDITI, LA CARRIERA DEI DOCENTI PASSERA’ DA UN “COMITATO DI VALUTAZIONE”

Se passiamo alla questione del comitato di valutazione ci troviamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione. Di questo organismo che sarà composto da tre docenti (due scelti dal collegio docenti e uno dal consiglio d’istituto), due rappresentanti dei genitori (per la secondaria di primo grado; la primaria; l’infanzia); un genitore e uno studente (per il secondo ciclo di istruzione) e da un esterno mandato dall’Ufficio scolastico regionale, non se ne parlava nelle 136 pagine della prima “Buona Scuola”. Ai tempi l’idea di premiare l’impegno dei docenti c’era ma era basata su un sistema di crediti formativi, didattici e professionali. Del progetto attuale vi era solo un cenno a pagina 52.

Anzi nella prima proposta si diceva a chiare lettere: “il nuovo sistema di progresso di carriera dei docenti non si fonderà più soltanto sull’anzianità”. Frase che come sappiamo è caduta nel vuoto. Con la Legge approvata al Senato, i docenti avranno ancora una progressione di carriera basta sugli scatti di anzianità e in più ogni scuola avrà a disposizione dei soldi che il comitato di valutazione, presieduto dal dirigente, darà ai migliori.

4. NON PIU’ LEZIONI DI CODING MA SVILUPPO DI “COMPETENZE DIGITALI”

Il capitolo che c’era in prima battuta sul coding ovvero la programmazione nella scuola italiana sembra essere sparito. La “buona scuola” presentata a fine estate scorsa citava: “A partire dalla primaria vogliamo che nei prossimi tre anni in ogni classe gli alunni imparino a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico anche attraverso attività ludiche”.

Di tutto ciò e altro ancora che costituiva il paragrafo sui produttori digitali è rimasto un punto stringato: “sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico dei social network o dei media nonché alla produzione e ai legami con il mondo del lavoro”.

5. A TUTTI I DOCENTI 500€ PER LIBRI, MUSEI E CONCERTI

Per la formazione nel testo iniziale non era stata menzionata e neppure si era mai parlato della carta elettronica per l’aggiornamento del docente di ruolo ovvero 500 euro annui, 41,60 € al mese, che i docenti potranno spendere per l’acquisto di libri e testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e riviste utili all’aggiornamento professionale; per l’iscrizione a corsi per l’attività di aggiornamento ma anche per rappresentazioni cinematografiche, teatrali, visite a musei, mostre, concerti. Un’operazione che è quantificata in 381,137 milioni.

Il testo iniziale de “La buona scuola” aveva ottenuto 207.000 suggerimenti che derivavano dalla compilazione online dei questionari.

Forse sarebbe valsa la pena sottoporre agli italiani quelle idee che oggi fanno parte della riforma fin dall’inizio proprio per avere l’avvallo di chi opera nel sistema d’istruzione.

Il testo è cambiato, invece. E’ stato presentato alla Camera con una veste il 1 aprile. E’ stato licenziato dalla Commissione in una nuova versione. E’ stato approvato a Montecitorio senza subire troppi scossoni e ora si è “ridotto” ad un maxiemendamento che nella sostanza riprende, per la maggior parte, la bozza del Disegno di Legge presentato a palazzo Madama.

ALEX CORLAZZOLI2 luglio 2015

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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