in

Così con frese, design e un Fablab cambieremo l’industria delle Marche

lifestyle

Il FabLab di Tolentino (Macerata) nasce idealmente qualche anno fa da chiacchiere su chiacchiere fra amici: Paolo Isabettini architetto e designer (la mente), Andrea Mattiacci, iscritto ad ingegneria meccanica ma artigiano nel sangue (per noi “l’artigiano della qualità”) e Stefano Rita, ingegnere elettronico (lo smanettone, insomma).

Partecipano e vincono un bando per giovani imprenditori della Provincia di Macerata e con quei soldi decidono di aprire il FabLab. Un FabLab a Tolentino (il primo vero FabLab delle Marche, per non dire il primo vero FabLab dell’intera costa adriatica, che risponde alle linee guida del CBA e classificabile BAAA).

Trovata la sede ideale, uno spazio di 190 mq nel cuore della città, si inizia a pensare a come modificare gli spazi perché contengano tutte le idee.

E’ in quel momento che ci aggiungiamo io (Irene Cassaniti) e Giulia Marras (laureate in lettere con un piglio per la comunicazione) e Roberta Maria Simonetti (fotografa).

Intanto che si aspetta l’arrivo della stampante 3D, costruiamo la CNC con Arduino, allestiamo il set fotografico (che può diventare area palco per concerti e spettacoli), contattiamo altri giovani designer che vogliono mostrare le loro idee nell’area espositiva, costruiamo bancali e tavoli. Pensiamo a nuovi macchinari da costruire -come un plotter da taglio – o da comprare – come un forno per l’artigianato in fimo.

Attraverso i soldi dati dalla comunità, per creare imprese individuali, abbiamo creato qualcosa di pubblico, di condiviso, di internazionale. Li stiamo restituendo alla comunità: ai designer che vogliono produrre il loro prototipo da presentare alle aziende; ai fotografi in erba; a curiosi di elettronica; ad artigiani che non posso permettersi capannoni e strumenti.

Chi ha idee deve avere una possibilità, in un periodo in cui sono pochi quelli che la danno.

Noi crediamo che questa possa essere una risposta alla crisi. Nel nostro ideale vogliamo creare uno spazio che si auto alimenti non solo economicamente (per questo siamo una associazione), ma con le idee e le persone, che ce ne sia una libera circolazione, che ci si stimoli e solleciti a vicenda. Una sfida in cui stiamo investendo tanto.

Siamo stati davvero felici che Wired Italia abbia parlato di queste nuove realtà, a molti sconosciute, che hanno come unico scopo mettere la tecnologia e l’innovazione al servizio delle idee, premiando la condivisione. Contenti che questo modo di pensare si diffonda e cambi anche il modo di fare industria.

Il 9 inauguriamo eppure sono già tante le persone che ci stanno supportando, indicandoci che questa è la strada giusta, che ce n’era realmente bisogno sul territorio.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

Horizon 2020, al MAXXI il lancio italiano del programma per la ricerca

lifestyle

Absolute beginners, una guida per risalire la corrente del rock