Così con le mappe open source aiutiamo anche noi il Nepal

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Ieri un’altra terribile scossa in Nepal. Ricordo quando mia moglie Lihua mi ha mostrato alcune settimane fa il suo iPad, aperto su Weibo (un sito microblogging cinese ispirato da Twitter e Facebook). Sono venuto a sapere da lei cosa era accaduto a Kathmandu, dalle immagini drammatiche del suo iPad. Era preoccupata: quando c’era stato il terremoto di Sichuan in Cina lei aveva da poco iniziato la sua avventura in Europa e l’unico modo per comunicare con gli amici di Chengdu era tramite QQ (un software di istant messanging).

Foto: greenarea.me

LA SOLIDARIETA’ DEL WEB

Nei giorni successivi al terremoto del Nepal, Facebook si fa strumento per raccogliere fondi, Microsoft con Skype offre telefonate gratuite fra telefoni fissi e mobili in Nepal, gruppi di persone si organizzano sui social network, Twitter si rileva sempre un ottimo strumento per divulgare aggiornamenti.

Ed anche in questo caso, come già raccontato a suo tempo da Simone Cortesi, OpenStreetMap attraverso la ONG HOT – Humanitarian OpenStreetMap Team si attiva per fornire una mappa aggiornata e dettagliata del Nepal.

Come tante altre persone, mi sono collegato a OSM Tasking Manager, e da lì ho scelto uno dei compiti da eseguire per fornire dati agli aiuti umanitari. Si tratta di scegliere un area geografica fra quelle disponibili, leggere attentamente le istruzioni del compito da svolgere, e poi, osservare le foto aree offerte da DigitalGlobe, Microsoft Bing, Mapbox ecc.. e comincia a disegnare le informazioni richieste interpretando le foto.

Foto: wiki.openstreetmap.org

Il coordinamento di tutto questo avviene grazie ai ragazzi del Kathmandu Living Labs.Loro si presentano così: “Siamo un gruppo di giovani che lavorano per sfruttare il potenziale umano e la creatività attraverso gli open data e il civic hacking.

Siamo guidati dalla convinzione che, insieme, possiamo risolvere anche i problemi più difficili che il nostro Paese si trova ad affrontare”.

In questi anni hanno lavorato per raccogliere i dati necessari a creare la mappa openstreetmap di Kathmandu e a formare persone. Nei giorni subito dopo il terremoto si sono organizzati per creare mappe, hanno lavorato all’aperto per timore delle scosse di assestamento. In collaborazione con il governo nepalese e lo Humanitarian OpenStreetMap Team definiscono i compiti (task) che chiunque, da qualsiasi parte del mondo, può svolgere.

La partecipazione è notevole: dalla dashboard dello stato di avanzamento della mappatura di risposta al terremoto in Nepal si contano quasi 5.000 contributors.

Foto: wiki.openstreetmap.org

I compiti sono diversi: la creazione del grafo stradale (in alcune del Nepal completamente mancante da tempo ed ora anche molto diverso a causa del terremoto), il tracciamento degli edifici, l’individuazione di luoghi di soccorsi, delle aree distrutte, di quelle per l’atteraggio di elicotteri, i campi di accoglienza informali dove i senzatetto hanno creato delle tendopoli, eccetera.

Non sempre questi compiti sono facili a causa del fatto che le foto aggiornate non sono proprio nitide, in alcuni casi ci sono anche nuvole. Le emergenze però non posso aspettare e, comunque, appena possibile le nuovi fonti vengono messe online.

I dati generati vengono controllati, estratti e messi immediatamente a disposizione in varie forme:

1. MAPPE CARTACEE, per muoversi o per raccogliere informazioni;

2. DATI, resi disponibili in formati utili per software per la navigazione assistita offline come Garmin o OSMAnd o per essere usati in software di elaborazione cartografica;

3. PERCORSI a piedi, in auto, con mezzi pesanti o di soccorso.

Tutti strumenti fondamentali a chi sta lavorando sul posto.

Credits: pratosmart.teo-soft.com

In tutto il mondo sono si sono organizzati (e si stanno organizzando ancora) momenti di formazione dove cominciare da subito ad essere operativi.

Il primo in Italia è stato organizzato il 29 aprile presso Il Laboratorio “Geomatics and Earth Observation” (GEOlab) del Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Como, coinvolgendo 50 persone per la maggiore alle prime armi.

Anche a Trento ci siamo dati da fare, e il 5 Maggio, in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Trento, abbiamo organizzato in pochissimi ore “Mappare per il Nepal”.

C’erano persone di ogni tipo, addirittura una intera famiglia con due bimbe che, su indicazione dei genitori, tracciavano gli edifici.

Abbiamo discusso molto, valutano ciò che appariva a video, confrontando il lavoro fatto dagli altri e chiedendo l’opinione di quello vicino.

Sentivamo una grande responsabilità, perché sapevamo che quel poco che stavamo facendo non era un gioco, ciascuno di quei punti disegnati aveva un grande significato in quanto può essere fondamentale per salvare la vita delle persone.

MAPGIVE

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha lanciato, all’interno del programma “Imagery to the Crowd”, il progetto Mapgive. Lo scopo è quello di trovare nuovi volontari da coinvolgere nelle attività legate al cosiddetto “open mapping”.

Dal giorno che ho visto questo progetto me ne sono innamorato, ne vorrei anche uno in Italia. Assieme al mio collega Cristian abbiamo così pensato di creare la versione italiana, ci siamo a sua volta fatti aiutare dalla comunità italiana di OpenStreetMap e da Wikimedia Italia. In poco tempo abbiamo avuto il sito mapgive.openstreetmap.it, che ha subito attratto l’attenzione dell’Ambasciata americana con il risultato che siamo stati poi contattati telefonicamente dal responsabile Mapgive in USA.

NON FACCIAMO SOLO “MAPPE

Mappare, o meglio “m’appare” è una attività che da molte soddisfazioni e ci sono molti progetti che ruotano intorno a openstreetmap da cui partire come Wheelmap, la mappa dell’accessibilità per disabili motori, oppure OSMHydrant, nato per raccogliere le informazioni sui sistemi antincendio ed altro ancora.

La Rete è una preziosa risorsa e non finisce mai stupirci. Offre molte possibilità, partecipare a questo vuol dire acquisire quelle competenze che, quando ci saranno i momenti di difficoltà, ci aiuteranno a cambiare il mondo.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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