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Così gli occhi di un’americana ci insegnano la bellezza dell’Italia

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Siamo un’azienda piccola in una piccola cittadina di provincia, come ce ne sono tante in giro per l’Italia. Lavoriamo con le lingue, soprattutto insegnando inglese, ma da qualche anno a questa parte abbiamo scelto di sviluppare una didattica che dia spazio al web, alla creatività e soprattutto alla cultura. Tre elementi che fra loro hanno in comune le persone: perché crediamo che di questo debba essere fatta prima di tutto un’impresa.

La storia che vogliamo raccontare riguarda una festa che viene dagli Stati Uniti, proprio come la sua protagonista Marissa. Innamorata dell’Italia e venuta a costruire la propria famiglia in Valsesia (Vercelli), ai piedi del Monte Rosa. Qui si è portata la tradizione che, come cittadina americana, forse più la rappresenta (4 Luglio a parte naturalmente): quella del Thanksgiving, il giorno del ringraziamento che si festeggia il quarto giovedì di novembre e che da noi, per fortuna, non ha ancora assunto le macabre forme commerciali toccate in sorte ad Halloween.

Il giorno del Thanksgiving Marissa cucina il tradizionale tacchino ripieno secondo la ricetta della sua famiglia: ma lo fa per oltre novanta persone, grazie all’aiuto di un ristorante selezionato della zona, e trasformando la cena, insieme a me che ne sono il fortunato marito, in un evento per Ricomunica – così si chiama la nostra piccola azienda.

A Marissa, da qualche anno, mancava un po’ quel Thanksgiving che unisce così tanto gli Americani. Perché in quel giorno, non c’è religione, non c’è razza, non c’è pensiero politico. C’è solo un popolo che viene da ogni parte del Mondo e che con orgoglio e gratitudine manifesta la propria appartenenza. Tutti concetti che in Italia, fra campanilismo e una certa refrattarietà al bene comune, non sono davvero molto in voga.

E c’è di più. Non è la prima volta che Marissa si trasferisce nel nostro Paese. Lo aveva già fatto alla fine del liceo, sperimentando con Intercultura un viaggio che per un anno l’ha portata tanto distante dalla propria famiglia quanto vicino a scoprire se stessa.

La scommessa del Thanksgiving è allora diventata molto più di una nostalgica festa in provincia. In primo luogo per Marissa, che in questa occasione si spende affinché l’evento, trasformato in una raccolta fondi per dare vita alla Borsa di studio Thanksgiving Ricomunica, possa offrire la stessa opportunità a un ragazzo o una ragazza del nostro territorio di vivere la stessa esperienza all’estero. E in secondo luogo per tutti coloro che vi partecipano: per riscoprire che siamo una comunità, un territorio appunto, ancora capace di credere in se stesso e di investire con una donazione nel proprio futuro.

Cultura e territorio, in sintesi, sono la chiave di questo piccolo, ma soddisfacente successo. Eppure ci vogliono gli occhi di uno straniero per mostrare a noi che ci abitiamo bellezze e ricchezze che da secoli ci appartengono.

Cosa succederebbe allora se un giorno l’Italia riscoprisse ogni suo singolo territorio, ogni piccolo paese, ogni perduta tradizione? Probabilmente una pacifica e fiorente rivoluzione.

Con la coscienza che forse non saremo mai una nazione nel comune senso del termine, ma il crogiolo di culture che dal Rinascimento in poi ha creato uno dei luoghi più affascinanti del mondo.E se ancora qualcuno non ci dovesse credere, può chiedere a Marissa.

La raccolta fondi per la Borsa di Studio Thanksgiving Ricomunica è aperta fino al 31 gennaio. PER DONARE: IBAN IT80Z0335901600100000002466 (Banca Prossima – Via Manzoni, Ang. Via Verdi – 20121 Milano) intestato a Fondazione Intercultura, SPECIFICANDO COME CAUSALE: CONTRIBUTO THANKSGIVING 2013.Per informazioni:https://www.facebook.com/events/692245637460301, oppure tel. (393) 901.7160 – [email protected].

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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