Così hackeriamo la materia per un’edilizia a chilometro zero

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Un anno di lavoro e fatica oltre 50 attrezzature istallate ed organi interni dati in pegno ed abbiamo finito il nostro piccolo gioiello. L’Hacking Materials Lab che abbiamo creato a simbario, provincia di Vibo Valentia, oltre ad essere uno dei più avanzati per lo studio dei materiarli attualmente esistenti in Italia è anche uno dei più originali.

Nasce su un concetto diverso. Non un semplice laboratorio prove per verificare la conformità dei materiali ad una norma ma un laboratorio per simulare e studiare la frontiera dei materiali da costruzione.

Come? Attraverso strumenti per un vero hackeraggio della materia. In cuore di questa struttura (oltre al microscopio elettronico con microanalisi le camere climatiche i sistemi dinamici di analisi della reologia) è la prima installazione italiana di un Morphology dotato di Raman.

Uno strumento originalissimo ed unico dal costo superiore a 200K €. Lo scopo principale è semplice, analizzare ogni particella di insiemi estremamente grandi.

Come funziona. Si mette nello strumento una polvere, questa viene proiettata su un vetro. Un microscopio montato su un sistema che si muove su assi cartesiani ed un software molto evoluto fanno una prima scansione facendo una foto ad ogni singola particella.In poco tempo (da 20 min a qualche ora) il sistema acquisisce anche un milione di particelle.

Questa prima analisi di natura “morfologica” permette di dividere in modo molto accurato le particelle per dimensione e soprattutto caratteristiche di forma. Questa prima analisi molto sofisticata permette di identificare anche contaminazioni di materiali di 1 particella su un milione.

Il passaggio successivo ha del fantascientifico. Si può dire allo strumento di puntare un laser su una singola particella per procedere con un’analisi Raman.

Questo laser, un po’ come avviene nelle indagini che usano l’infrarosso, fa vibrare le molecole in particolare i suoi legami. Ecco che la molecola vibrando risponde emettendo uno spettro caratteristico che corrisponde all’impronta digitale della singola particella.

Ecco che torniamo all’Hacking Materials Lab. Un laboratorio nato per crackare la materia ed studiare nel modo più completo sostanze e materie estremamente complesse. Dal sistema ci aspettiamo di poter dare un grosso contributo soprattutto all’utilizzo di materiali da riciclo provenienti da demolizione. Uno dei problemi maggiori all’utilizzo di questi materiali è proprio conoscere a livello più profondo l’influenza che le contaminazioni hanno sulle prestazioni per poter fare esperienza ed agire in modo predittivo.

Possiamo immaginare un futuro dove analisi di questo tipo permettano avere sistemi esperti di formulazioni che adattano le formule dei prodotti alle materie prime in modo automatico, proprio grazie alle correlazioni che in questo momento noi per primi stiamo iniziando a studiare.

Il progetto di cantiere ad metro zero è sempre più vicino, possiamo immaginare un cantiere dove la fonte principale delle materie prime è la demolizione delle strutture esistenti, niente va in discarica e niente viene prelevato da una cava.Ma soprattutto dove la produzione, attraverso il sistema di microfabbriche della Personal Factory avviene all’interno del cantiere stesso.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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