in

Così il digitale ha fatto rinascere l’artigianato delle Dolomiti

lifestyle

Le Dolomiti più belle non sono sono cime, crode e tramonti di enrosadira. Quelle sono soprattutto per i turisti. La vera bellezza di questo luoghi – più unica che rara – sono gli uomini e le donne che sulle Dolomiti vivono e lavorano. Ecco, a me, a Dario, a Fabiola e a Sisto – le persone che hanno creduto nel progetto di DolomitiHeart e che fortissimamente lo hanno voluto, piacciono le Dolomiti sotto i duemila metri. Qui ci sono le donne e gli uomini, qui ch’è la vita.Il resto – l’idea di DolomitiHeart e il desiderio di realizzarla ancorché i sogni non succedano quasi mai – è venuto di conseguenza.Fabiola. Dario, Sisto. Vincenzo. Ci muove un Amore – scritto con la A maiuscola – senza confini per questa terra a nord di Venezia e a sud della Alpi, storicamente terra di passaggi e di frontiere, di guerre e di contese.

Le Dolomiti, dal punto di vista di noi che le abitiamo tutti i giorni, sono una ricchezza straordinaria che in questo momento storico vive le difficoltà di un passaggio esiziale. Piccola patria o terra di confine? Economia subordinata o luogo di ambizioni globali? E poi: turismo o manifattura? Agricoltura o artigianato? E poi, come coniugare tutto questo? Come dare senso e peso economico a una riflessione che poteva essere anche tanto bella quanto sterile?Fabiola, Dario, Sisto e Vincenzo. Età media 48 anni, lauree e professioni e una vita di lavoro alle spalle. Ma non alle spalle, non ancora, almeno, la voglia di fare, di innovare, di provare, di rischiare.DolomitiHeart – questo il nostro manifesto: http://www.dolomitiheart.it/Il-Manifesto – è dunque una idea economica e culturale insieme, con un pizzico di desiderio e di pazzia.E stato così che, con un lavoro di mesi, abbiamo dato fondo alle nostre conoscenze, macinato migliaia di chilometri, incontrato decine e decine di persone.

Volevamo costruire una piattaforma e-commerce con il meglio del meglio delle Dolomiti e ci siamo riusciti. Non è stato facile, soprattutto non è stato indolore per le nostre convinzioni che sono state messe a dura prova.Come può un territorio così ricco e così fragile affrontare il Futuro che bussa alla porta tutti i giorni? Come una economia così ricca di storia e di cultura può reggere l’ambizione di non farsi inglobare dentro il mondo globalizzato?Dopo aver messo insieme artigiani del legno e produttori di miele, fabbri ed editori di libri, creativi del design e conciatori di pelle di cervo, produttori di grappa e scultori del legno, cosa ne abbiamo ricavato?Alcune idee, dopo Dolomitiheart.Non esiste più il primario, il secondario, il terziario.

Ruoli, orari, status, condizioni si sono mescolati e non torneremo più indietro. Abbiamo urgenza di una legislazione e di una organizzazione amministrativa che si adatti a una realtà che non è più quella del XX° secolo. Oggi il dipendente della Luxottica, uscito dalla fabbrica, produce fagioli “gialet”, il poliziotto al termine del turno scolpisce il legno, il laureato in giurisprudenza produce grappa di qualità e l’ingegnere informatico ha una stalla con quaranta vacche. L’informatico, seduto al desco del suo tabià a 1500 metri sul livello del mare, vede il tramonto e frequenta il mondo intero. L’impiegato di banca si dedica all’apicoltura. Questo sommovimento di esperienze e di ambizioni costituisce la straordinaria risorsa economica che DolomitiHeart ha provato a mettere a sistema.DolomitiHeart non vende dunque soltanto un prodotto. Non vendiamo lampade o libri, non miele o formaggio. Noi – la grande squadra di Dolomitiheart – siamo una esperienza che si prova di coniugare il locale e il globale, la tecnologia con la tradizione, la qualità con l’innovazione. Noi vendiamo una idea che prende la forma concreta di un prodotto locale. Vendiamo un territorio, vendiamo la scommessa di costruire un altro futuro. Nostre compagne di viaggio, come ho avuto modo di dire altre volte, sono la qualità, la voglia di fare bene le cose tutti i giorni, l’amore per la nostra terra che non sia soltanto una vaga idea autocelebrativa e infine, soprattutto, un grande amore per le donne e gli uomini delle Dolomiti.Al fondo e al cuore delle montagne ci sono solo loro. Donne e uomini delle Dolomiti.Questa è la nostra vita, questo l’unico futuro che merita.Vincenzo Agostinidirettore di DolomitiHeart

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

What do you think?

Scritto da chef

lifestyle

Porteremo il meglio della scuola alla Maker Faire di Roma. Ci aiutate?

innovaizone

Layne Harstel e all’educazione come motore della giustizia sociale