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Così il terremoto dell’Emilia è diventato un musical

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Vorrei parlarvi di quello che ci siamo inventati per provare a rialzarci dopo il terremoto dell’Emilia Romagna che ci ha colpito il nostro territorio. In quei giorni ci sembrava di vivere in un film. Non era possibile che stesse succedendo proprio a noi. Tra l’altro io, ma penso anche altri, avevo ancora negli occhi le immagini del terremoto dell’Aquila e il pensiero in quegli attimi è stato subito: “Oddio adesso succede la stessa cosa… crolla tutto, ci rimaniamo sotto e non rimane più niente di niente!”.

Da tutte queste sensazioni e dalle immagini che ci si sono impresse nella mente è nato un musical “Heartquake: vite che cambiano”.

Voi direte: “Ma com’è che a questi è venuto in mente di fare un musical su un evento così drammatico?” Non so esattamente come spiegare ma essendo noi un coro abbiamo visto che in quei giorni, in cui c’erano persone che stavano perdendo tutto la musica aiutava.

A fine giugno, con ancora la terra che si faceva sentire siamo andati a cantare ( e non so ancora come ci siamo riusciti!) nella tendopoli che avevano allestito dietro la chiesa mezza crollata della frazione di Rovereto sulla Secchia dove è morto Don Ivan. Le persone alla fine del concerto non ci lasciavano più andare via, anche solo per poco ma la musica aveva risollevato un po’ la loro anima e il loro cuore. E così è stato anche per i volontari che erano lì. Perché diciamolo, non è mica facile neanche fare i volontari in queste situazioni!

Questo è il promo dello spettacolo perché l’abbiamo già fatto l’anno scorso ma quest’anno avremo l’aiuto incredibile di una compagnia di ballerini professionisti che ha visto il nostro progetto e ha deciso , visto l’argomento, di aiutarci.

Si tratta dell’Accademia di Danza Kataklò di Milano diretta da Giulia Staccioli.

Abbiamo deciso di continuare in questo progetto prima di tutto perché l’anno scorso siamo stati costretti a farlo a Correggio perché il nostro teatro era inagibile. Ora finalmente ha riaperto e quindi non potevamo non farlo a casa nostra! E secondo perché le persone che l’hanno visto, che hanno vissuto il terremoto ci hanno ringraziato e ci hanno spronato a continuare a portarlo in giro nelle nostre zone perch, come mi ha detto una signora che ancora ad oggi vive in un container a Novi di Modena :”Non è mica stato facile vedere questo spettacolo…ma alla fine aiuta, dovrebbero vederlo tutti”.Grazie per il tempo che avete dedicato a leggere la mia storia.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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