Così in una stazione romagnola abbiamo aperto la prima Maker Station d’Italia

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Tutto è partito da mio nipote Edoardo, un ragazzo sveglio di 9anni entusiasta di tutte le novità tecnologiche e manuali. Pensando a cosa avrebbe fatto da grande ho immaginato un ragazzo sorridente, aperto ad un mondo in costante cambiamento e pieno di conoscenze che gli permettano di godersi la vita nel migliore dei modi facendo ciò che ama.

Leggendo tante notizie online e cercando di capire come si muovesse una parte del movimento tecnologico, mi sono imbattuto nella realtà dei Makers.

Di mestiere faccio l’imprenditore e vendo oggetti promozionali tecnologici. La logica Makers non è così distante dalla nostra logica produttiva; alcune nostre lavorazioni sono – infatti – molto simili ed impiegano macchine identiche nella funzionalità, seppur in scala. Sono subito rimasto affascinato dall’idea di un mondo in cui una persona, in un unico laboratorio, può creare un progetto e concretizzarlo immediatamente grazie alla stampa 3D, assemblare il tutto e comandare la propria realizzazione tramite una boardpreventivamente programmata (Arduino o Raspberry).

Mi è sembrato un buon modo per emozionare un ragazzo e fagli prendere coscienza sull’importanza di comprendere strumenti che possano dare vita ad i propri sogni. Servivano, però, persone in grado di facilitare l’apprendimento ed aiutare ragazzi come Edoardo a capire come “cavarsela” nelle fasi complesse.

La valenza è duplice: da un lato insegnare ai ragazzi rudimenti di programmazione, progettazione e competenze artigianali con strumenti semplici e che possano subito utilizzare, dall’altro offrire loro la possibilità di creare una base di conoscenze che li aiuterà a seguire in futuro la strada che vorranno scegliere.

Poi vengono i senior, la parte difficile. Persone che sono sempre impegnate nel lavoro quotidiano, figli, famiglia, difficoltà economiche etc… Mi sono detto; perché non creare anche un laboratorio che aiutasse i più grandi – attraverso le competenze di chi frequenta – a risolvere vari problemi, dai più complessi fino ad i piccoli problemi casalinghi.

Ma serviva esplorare il “nuovo mondo”, capire chi sono i Makers, cosa fanno e come agiscono. Decido, così, di prendermi qualche giorno di libertà in un weekend di luglio 2014 e, zaino e tablet in spalla, volo al FAB10 a Barcellona che per una settimana è il ritrovo mondiale dei Makers. La frase con cui vengo accolto appena entrato è: “Great! you are FABIO at FAB10!”. Mi dico che ero un predestinato.

Per tre giorni conosco alcuni dei migliori player del panorama italiano e internazionale dei Makers tra cui Massimo Banzi e Neil Gershenfeld e condivido con molti di loro questa mia idea di aprire uno spazio per ragazzi e adulti in cui le competenze trasversali possano aiutare le persone a realizzare sogni e progetti.

Tutti sono concordi nel sottolineare l’importanza sociale di un luogo di aggregamento e di condivisione della cultura; sia essa informatica, elettronica o del design.

Non so come descrivere le emozioni e la carica di un weekend passato a parlare di idee, progetti realizzati e da realizzare, a guardare macchine che lavorano senza sosta e persone che insegnano ad altri a creare progetti. Tante storie di persone che instancabili non smettono di provare a realizzare la propria idea e condividere conoscenze.

LA SQUADRA

Tornando a casa, condivido con il gruppo di persone con cui sto cercando di realizzare il progetto. Nei mesi alcuni si allontanano, ma altri si avvicinano con entusiasmo alla “cosa” che sta per nascere. Ora nella squadra di coordinamento c’è la coppia di ex insegnati in pensione Enzo Cortesi ed Etela Manaresi (due persone che dovrebbero “clonare”) votate all’insegnamento dei più piccoli. Passano le loro ferie a far training su macchine da stampa 3D per poter creare delle lezioni adatte ad essere insegnate a quanti più ragazzi possibile. A Piero Montanari imprenditore abituato a gestire eventi nel sociale, Luca Poli un impiegato poliedrico che non sfigurerebbe come progettista elettronico, Giulio Cesare Solaroli un informatico puro che risolve i problemi del codice e due grafici eclettici come Fabio Garelli e Riccardo Piana che sono sempre propositivi e pieni di idee da realizzare.

Ma a questa “banda” va aggiunto l’assessore alla Cultura di Cotignola, Federico Settembrini anch’esso docente, che ha raccolto la sfida e ha fatto di tutto perché l’idea si concretizzasse coinvolgendo l’unione dei Comuni della Bassa Romagna e la Regione Emilia Romagna.

Dopo un anno di lavoro a parlare, condividere, imparare, progettare, dipingere, arredare e a realizzare progetti, oggi verràinaugurata la nuova sede di Maker Station alla Stazione di Cotignola (RA).

Desidero, in ultimo, offrire un plauso a tutti i partecipanti che hanno dato il loro contributo all’associazione, ritagliando ogni spazio al proprio tempo libero e sottraendo momenti agli affetti, dedicando loro la citazione: “per aspera ad astra”.

Oggi si inizia!

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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