Così la Terra dei Fuochi è diventata una fucina di innovazione sociale

innovaizone

Qualcuno potrebbe pensare che in un territorio martoriato insieme alla spazzatura il fuoco bruci anche la speranza. Beh si sbaglia. La Terra dei Fuochi è un posto pieno di energia positiva dove le persone cercano ogni giorno di reagire alle condizioni sfavorevoli in cui vivono, dove cercano di costruire un nuovo futuro.

Un esempio concreto è la storia di HUB SpA, una Società per Azioni composta da 70 azionisti, per un capitale sociale di 200.000 euro che ha sede all’interno di Palazzo Palumbo

imponente edificio storico costruito nel 1545 e già sede dei principi Colonna di Stigliano. A disposizione degli hubbers ci sono 800 mq di spazi disposti su due livelli, di cui 450 mq destinati al coworking, con postazioni di lavoro condivise che occupano un’area che varia dai 35 mq ai 60 mq, e altri 350 mq destinati ai Meeting e alle Attività di Socializzazione.

Qui ha sede anche il FabLab Napoli.

HUBspa che è stato inaugurato meno di un anno fa (Marzo 2013).

Ha già prodotto dei risultati concreti come l’aver partecipato e vinto con il PROGETTO C.H.E.E.S.E. (Cultural Heritage Emotional Experience See-through Eyeswear) un bando del MIUR ed aver ottenuto insieme ai suoi partners (DICDEA (SUN):- DIETI (UNINA) – Aeromechs srl – CNR (ICIB) – Direzioni srl) un finanziamento di circa 850.000 euro

Ho chiesto ad alcuni soci di HUBspa di raccontarmi questa bella storia d’innovazione sociale.

Francesco Russo, avvocato specializzato in Diritto ed economia della concorrenza è uno dei fondatori di HUBspa.

Quando e perché nasce HUBspa?

HUBspa nasce nel 2012 da un’intuizione, che è diventata, nel corso del tempo, una convinzione profonda.

Ovvero, che l’innovazione sociale, le nuove forme di imprenditorialità e di ammodernamento del tessuto sociale e culturale dei territori, la costruzione di un ecosistema fertile per le start-up e la condivisione del lavoro non possano, anzi non debbano essere un’esclusiva delle grandi città, ma possano, al contrario, costituire un’occasione straordinaria di trasformazione profonda del tessuto socio-economico proprio in quei territori definiti con una brutta espressione “periferie” che spesso, troppo superficialmente, sono considerati meno propensi all’innovazione.

Insomma, quello che ci siamo detti è: “troppo facile parlare di start-up, coworking, crowdfunding e crowdsourcing a Sidney, Londra o Milano, noi vogliamo sperimentare queste prassi a Giugliano in Campania, adattandole opportunamente al territorio, nella forte convinzione che possono funzionare e avere un impatto ancora più significativo che nelle grandi città!

Quali obiettivi avete nel medio periodo?

Sostanzialmente due.

  1. Il primo, contribuire a creare nell’area a Nord di Napoli una cultura di impresa visionaria ed innovativa che, oltre a contribuire al rilancio economico dell’area, sia in grado di dimostrare che nuove idee e nuovi progetti fondati sui valori irrinunciabili di legalità, tutela ambientale e sviluppo socio-culturale possono rappresentare un futuro concreto per la nostra regione.
  2. Il secondo, creare uno spazio fisico che (anche per via del suo fascino storico) sia sempre più centro di attrazione e di aggregazione di tutte le energie migliori del territorio e di sperimentazione per l’innovazione; proprio per questo HUBspa è un luogo aperto 24/24 h a tutti coloro che vogliono partecipare a questa esperienza.

L’iniziativa è totalmente privata, era l’unica strada da seguire per realizzare il progetto?

Non lo so, quello di cui sono certo però è che l’aver messo insieme molte decine di soci, imprese ed associazioni, che hanno sottoscritto il capitale di HUBspa, rappresenta una sfida e un successo straordinari per un’area in cui la condivisione e la messa in comune delle passioni e degli sforzi intellettuali e professionali è sempre stata difficile.

Molti di noi provengono da esperienze molto belle di associazionismo che si reggevano anche sui contributi pubblici, ne conosciamo a fondo pregi e difetti. HUBspa è un esperimento entusiasmante che però per funzionare ha bisogno di correre veloce, di anticipare gli eventi, di immaginare il futuro prima che accada; sempre, indipendentemente dalla disponibilità di fondi e supporti pubblici. Se però qualche amministrazione smart vuole darci una mano, la accettiamo volentieri per progettare insieme il futuro delle nostre città. La nostra è anche una sfida di rinnovamento e di modernità lanciata alle Pubbliche Amministrazioni.

2. Armando di Nardo, Assistant Professor di Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia presso la Facoltà di Ingegneria della SUN ed ideatore di HUBspa

Qual è il valore del progetto HUBspa per un territorio tristemente noto come la Terra dei Fuochi?

Credo sia enorme… dal punto di vista dell’immagine e del riscatto di questa zona, ormai nota in tutto il Paese solo per i rifiuti e l’inquinamento. E, invece, proprio qui a Giugliano, nel cuore della Terra dei Fuochi, l’HUB sta sperimentando il coworking come nuova modalità di lavoro, l’innovazione sociale e l’accelerazione delle startup come strumenti per lo sviluppo del territorio e i progetti di ricerca, come CHEESE, dimostrando che è possibile attrarre finanziamenti, fare ricerca avanzata, assumere personale altamente specializzato e fare network con università e imprese. Si, proprio a Nord dell’area metropolitana di Napoli, seconda area metropolitana d’Italia dopo quella di Milano e VIII in Europa, con circa 5.000.000 di abitanti, e con la più alta densità di popolazione. Noi vogliamo contribuire a trasformare questi luoghi in una opportunità di sviluppo per la Campania e per il Paese.

Il progetto CHEESE è anche un esempio di come fare sistema sul territorio, chi sono i soggetti coinvolti e con quali ruoli?

Si infatti era il primo obiettivo di HUBspa, mettere a sistema le eccellenze del territorio, fare network tra i soggetti pubblici e privati. CHEESE coinvolge nel progetto di ricerca, oltre ad HUBspa, il Dipartimento di Ingegneria civile, Design, Edilizia e Ambiente (DICDEA) della Seconda Università di Napoli, il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologia dell’Informazione (DIETI) della Federico II, l’Istituto di CIBernetica (ICIB) del CNR, AEROMECHS srl costituita da giovani dottorandi e dottori di ricerca che hanno già partecipato e vinto diversi progetti di ricerca europei nell’automazione civile ed industriale, DIREZIONI srl che si occupa di valorizzazione e comunicazione di beni culturali, ambientali e paesaggistici con metodologie innovative e la Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici per le Provincie di Avellino e Salerno e la Soprintendenza al Polo museale di Napoli.

Ci piacerebbe partire da CHEESE per coinvolgere altri soggetti (piccole e grandi aziende ma anche privati) ad investire su startup e/o spinoff di HUBspa garantendo loro competenze, affidabilità e networking.

L’innovazione sociale come può essere la leva per far risorgere questa terra?

Pensiamo che in queste zone c’è tanto da fare e che l’innovazione sociale intesa come la capacità, l’abilità, la forza di una società di comprendere, analizzare, affrontare e risolvere i suoi problemi socio-ambientali possa rappresentare al meglio una nuova modalità di fare impresa e innovazione. HUBspa può dare il proprio contributo individuando e selezionando idee di impresa e startup e promuovendole anche con l’aiuto di investitori con seed e venture capital. HUBspa già ricevuto e valutato quasi cento proposte in pochi mesi ma c’è bisogno di aiuto e sostegno soprattutto in termini di capitale; a tal proposito vorremmo fare un appello ai gruppi e alle altre organizzazioni italiane che si occupano di innovazione e startup a darci una mano e cominciare a vedere la Campania come una terra di opportunità e di persone capaci e non solo di Camorra e Rifiuti. Noi faremo la nostra parte.

3. Pietro Carratù, ingegnere elettronico, fondatore di HUBspa ed ideatore di CHEESE

Come nasce l’idea di CHEESE?

L’idea nasce dalla constatazione che, dopo il grande sviluppo delle applicazioni per smartphone, ci sono chiari segnali dal mercato che c’è una nuova esigenza di acquisire informazioni in mobilità: l’esigenza di informarsi continuando ad esercitare le proprie attività quotidiane, senza estraniarsi dal contesto che ci circonda, anzi facilitando la richiesta di informazioni contestuali e non invasive. Questa esigenza viene perfettamente soddisfatta dalla nuova generazione di dispositivi indossabili che si sta affacciando sul mercato, per i quali recenti analisi di mercato attestano che avranno una forte diffusione, passando da un milione di pezzi previsti nel 2014 a 18 milioni di pezzi stimati nel 2018.

Qual è la tecnologia che verrà usata?

Abbiamo diverse idee su cui stiamo lavorando. Il prototipo oggetto della ricerca di CHEESE sarà il risultato dell’integrazione di tecnologie in vari settori: ergonomia e design industriale, user experience, elaborazione del linguaggio naturale, sensoristica elettronica e ottica sono i campi in cui si cercherà di trovare delle soluzioni originali ed applicabili al wearable computing.

Quali applicazioni pratiche saranno possibili e quali le ricadute sul mercato?

Sarà possibile realizzare prototipi di apparati elettronici indossabili, per esempio smart glasses, specializzati per l’utilizzo turistico e museale. Questi dispositivi avranno lo scopo di contribuire a migliorare la fruizione del patrimonio culturale e turistico italiano fornendo informazioni contestuali, in modo naturale ed intuitivo, agendo come una guida smart.

Inoltre, il progetto prevede di sviluppare un servizio prototipale distribuito per l’adattamento su dispositivi indossabili dei contenuti realizzati dagli operatori che si occupano, a vario titolo, della fruizione dei beni culturali; essi potranno elaborare contenuti per dare all’utente una nuova forma di esperienza dei beni storici, architettonici, paesaggistici e museali.

4. Carla Langella, Assistant Professor di Design Industriale del Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia ed Ambiente della Seconda Università di Napoli

Qual è il contributo del Dipartimento DICDEA progetto CHEESE?

Il contributo del Dipartimento DICDEA segue il progetto CHHESE in tutta la sua durata, sia attraverso lo svolgimento di attività di ricerca che di sperimentazione progettuale, che richiederanno un approccio multidisciplinare. Le azioni di ricerca, progettuali e sperimentali, vedranno la partecipazione di molte competenze presenti nel Dipartimento che comprendono: il design dei servizi, l’interaction design, il design del prodotto, il design per la comunicazione, il design per la moda, la storia dell’architettura e della città, l’ingegneria per l’ottimizzazione delle risorse, nell’ottica di far confluire tutte le azioni in un unico processo di sviluppo evoluto.

Quanto conta il design in un settore così innovativo?

Nell’ambito della fruizione dei beni culturali con sistemi e tecnologie innovativi il ruolo del design è fondamentale. Le competenze, le metodiche e gli strumenti del design possono essere impiegati per favorire la traduzione di ricerche e innovazioni sviluppate nei laboratori scientifici e tecnologici in applicazioni che possano approdare al mercato in modo più rapido ed efficace, secondo un modello di ricerca “a cascata” che include anche il coinvolgimento delle aziende produttrici. Punti di vista diversi, più vicini alle esigenze della società e del vivere contemporaneo possono coadiuvare la scienza e la tecnologia anche nella fase iniziale di scelta degli obiettivi e proporre driver in grado di orientare ed accelerare i percorsi di innovazione tecnologica in direzioni che possano condurre la ricerca a rispondere alle richieste, sempre più complesse, del mercato.

Particolarmente interessante in questo ambito è la potenzialità di implementazione dell’approccio human centered design che vede l’utente con le sue attitudini, le sue aspettative emotive e culturali, i suoi modelli di vita e di consumo al centro del processo di definizione del sistema di prodotti e servizi, dell’esperienza di fruizione e nella creazione di nuove costellazioni di valore.

In particolare cosa farete in CHEESE?

Nel progetto verrà definita la configurazione strutturale e formale dei componenti concreti del sistema (occhiali, dispenser, ecc.), verranno indagati aspetti di ergonomia, adattabilità, eco-design, materiali, geometrie delle ottiche, integrazione di componenti e tecnologie, anche per la sicurezza (safety). La verifica di vincoli e requisiti dell’interfaccia indossabile sarà effettuata sia con simulazione digitale (realtà virtuale), sia concreta (prototipo) mediante test su campione di utenti/fruitori. Per i sistemi di comunicazione visiva verranno applicate strategie di infografica efficaci e universali per rappresentare informazioni con particolare attenzione all’integrazione tra dimensione delle tecnologie avanzate e fattori umani; saranno applicate strategie innovative per elaborazione, trasferimento e visualizzazione di informazioni digitali, inclusa la definizione di un sistema avanzato di acquisizione e restituzione di conoscenze storiche, artistiche, e culturali. Alle luce delle competenze incluse nel dipartimento legate alla storia del design, dell’architettura, della città ed alla valorizzazione dei beni culturali attraverso il turismo le modalità di fruizione, verranno tarate sui “punti di vista” ritenuti maggiormente strategici per diverse tipologie di beni (dipinti, statue, istallazioni, reperti archeologici, edifici, piazze, monumenti, punti panoramici), per una fruizione consapevole e sostenibile del territorio.

Antonio SavareseNapoli, 14 Febbraio 2014

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

13 consigli per trasformare una startup in azienda milionaria

innovaizone

Dal piagnisteo al riscatto grazie a trasparenza, partecipazione e bellezza. Come a Lecce