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Così noi hacker stiamo aiutando i soccorritori delle Filippine

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Undici milioni di persone colpite. Settecento mila sfollati. Cinquemila morti.Dai numeri che stanno circolando nelle ultime ore, sembra chiaro come il Tifone Haiyan, che ha lasciato una scia di distruzione nelle Filippine l’8 novembre, sia stato il più pesante evento naturale mai registrato dall’uomo.

Questi i numeri della tragedia. Enormi.Ma la tecnologia può aiutare anche in questi casi a limitare le perdite e a facilitare i soccorsi. Lo fa con l’aiuto di persone che si trovano letteralmente dall’altra parte del mondo attraverso un progetto di crowdsourcing con un bacino di un milione e cinquecento mila utenti: OpenStreetMap.

OpenStreetMap è la Wikipedia delle mappe. Una grande comunità che mantiene aggiornata la cartografia di tutto il pianeta. E’ fatta da persone come noi, che, senza un coordinamento centralizzato, apportano continuamente modifiche migliorative ad una base dati comune.

Aggiornandola.

E’ facile comprendere come uno dei momenti in cui un approccio collaborativo alle mappe si dimostra particolarmente efficace e quando è necessaria una veloce attivazione di una grande forza lavoro che contribuisca all’aggiornamento in pochi giorni.Idealmente in poche ore: un evento catastrofico.

All’appello, lanciato dall’Humanitarian OpenStreetMap Team (HOT), il braccio NGO della OpenStreetMap Foundation, hanno risposto fino ad ora oltre 700 persone. Sparse per il globo, hanno apportato 24 ore al giorno, seguendo il calar e il sorgere del sole, un milione settecento mila modifiche alla mappa aggiungendo dettagli quali strade interrotte, edifici crollati, alberi che ostruiscano la viabilità.

Visti i diversi output disponibili tramite i sistemi OpenStreetMap, i team di soccorso, provenienti da tutto il mondo, sono in grado di scaricare mappe aggiornate ogni 5 minuti sui propri navigatori GPS offline.

Ciò gli servirà a procedere in sicurezza per le strade.Possono inoltre utilizzare gli stessi dati per sviluppare modelli matematici del dissesto e di valutazione dell’impatto del tifone sulla popolazione.

Chi è interessato a contribuire può collegarsi ad OpenStreetMap e dopo una semplice registrazione può iniziare immediatamente, scegliendo uno dei task HOT. I partecipanti si dividono le aree da mappare in piccole porzioni, di dimensione estremamente ridotta, aree il cui lavoro di tracciatura sia gestibile in pochi minuti.Finito di segnare su mappa le caratteristiche importanti, dichiarano l’area come valutata e passano a svolgere il compito in una zona nuova. In questi momenti concitati il lavoro viene organizzato tramite chat online o tramite incontri nelle università e nelle sedi delle ONG sparse per il mondo.

La Croce Rossa Internazionale ha recentemente iniziato ad utilizzare software open source e open data in tutti i propri progetti.

Qualsiasi software o dato elaborato dalla Croce Rossa è ora rilasciato in modalità open source, e sebbene OpenStreetMap sia stato utilizzato precedentemente in altre crisi umanitarie, nel caso del Tifone Haiyan è la prima volta in cui la Croce Rossa abbia coordinato il suo utilizzo e lo sforzo di tutti volontari coinvolti intorno ad esso.

I dati OpenStreetMap sono open data e pertanto possono essere utilizzati in molti modi diversi. Realizzando mappe cartacee, molto utili in zone dove la connettività Internet e la corrente elettrica scarseggiano. Oppure caricate su GPS da automobile, dando quindi una visione aggiornata della situazione stradale realmente esistente al momento della guida.

Non si è fatto ricorso agli strumenti di Google Maps, che sono ampiamente disponibili. Google ha attivato un sistema di crowdsourcing di mappe dedicate al Tifone Haiyan, ma purtroppo, i dati di base sono disponibili solo a Google stessa, alle ONG vengono forniti solo dati aggregati e utilizzabili solo tramite interfaccia web.

All’interno di questo crowdsourcing volontario, una sorta di mano invisibile guida le persone a collaborare verso un fine comune, creano un prodotto incredibilmente più complesso della somma delle sue parti.

Le mappe sono potere. Per crearle sono necessari i dati e quando questi sono disponibili a tutti senza alcun ostacolo tecnico o giuridico, allora e solo allora potremo sperare che essi vengano utilizzati in tutto il loro potenziale: in maniera tempestiva ed efficace.

È facile, in questi casi, scrivere articoli facendo uso di superlativi e lodare un’iniziativa benefica, ma interventi umanitari precedenti a questo, seppure di intensità minore, quali il terremoto di Haiti del 2010, lo tsunami in Giappone nel 2011 e la crisi in Mali del 2012-2013, insegnano che è veramente possibile salvare vite umane fornendo agli aiuti umanitari sul posto informazioni aggiornate.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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