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Così un hackathon mi ha dato l’energia dei ventenni. A 40 anni

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Sono Davide Ferrari e vivo a Dueville il paese del giovane Cesare Cacitti. Sono consapevole che la mia generazione, quella dei quarantenni di oggi non ha la possibilità di rimanere attaccata all’idea di lavoro che avevamo anche solo cinque anni fa. Mi chiedo anche se i nostri nonni o genitori abbiano subito lo stesso cambiamento, in fondo gli hanno tolto la lira, i canali analogici e tolto i telefoni con la rotella bucherellata per comporre i numeri, eppure nonostante tutti quei cambiamenti per loro probabilmente era più facile; perché? Perché il lavoro c’era, era più semplice e le competenze specifiche erano meno necessarie.

Io sono uno di quei quanrantenni che non ha studiato, uno dei tanti che ha dovuto andare a lavorare a 14 anni, che lavorando sodo si era fatto anche una posizione, poi tutto è cambiato.

Mi sono abbattuto? No, perché ho molte idee per creare mercato e non solo per trovare posto in un mercato che oggi molti non sanno da che parte sia, non c’è una mappa che ti indichi con una bella croce rossa con scritto VOISIETE QUI.

Eppure, dopo aver passato in rassegna parenti, amici, conoscenti, alcuni dei quali in difficoltà lavorative mi sono reso conto che non riesco a trovare qualcuno disposto a “investire” il proprio tempo, non soldi, non i propri risparmi ma un po’ del proprio tempo e un po’ della loro intelligenza, magari qualche conoscenza per provare a fare qualcosa di nuovo.

Mi rendo conto che molti assomigliano più alla generazione precedente, a quella che si rendeva conto che le cose cambiavano, ma che pensava di poter stare ferma dov’era, tanto tutto andrà bene.

Ora scrivo qui perché a 42 anni, dopo l’esperienza ad un hackathon di h-farm vissuto il 17/18 maggio, dove ho visto ragazzi di 22/23 anni creare app in tempo reale su richiesta, mi sono reso conto che non è così difficile come sembra. Ho capito che i miei figli dovranno naturalmente imparare a programmare come noi abbiamo dovuto imparare l’inglese.

Mi sento spesso ripetere che l’idea non vale niente senza un buon team e forse è vero ma sono convinto che un buon team ha bisogno di una buona idea per dare il meglio, mi chiedo solo se noi “provinciali” siamo penalizzati, quanta fatica in più dobbiamo fare per imboccare la strada per l’innovazione. La mia più grande paura però è quando parlo alle persone che mi stanno intorno, e gli racconto dei progetti che ho in mente, delle vision future e vedo nei loro occhi lo smarrimento di chi non sa o non vuol sapere e mi sento un po’ solo.

Alle volte mi chiedo perché nato a Milano 42 anni fa e 41 anni e mezzo fa la vita mi ha obbligato e lasciarla. Forse sarebbe stato troppo facile? Non mollare mai è l’unico modo per scoprirlo.

Dueville, 26 maggio 2014Davide Ferrari

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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