in

Così un’architettura hi-tech può rivoluzionare la scuola italiana

innovaizone

Il recente rapporto dell’Organisation for Economic Co-operation and Development parla chiaro: “Il potenziale della tecnologia nel trasformare l’educazione va ben oltre il fatto di dotare ogni aula di una lavagna interattiva o di una altra tecnologia analoga”. Si rende necessario un ripensamento radicale, che riguarda al contempo le strategie didattiche e l’architettura dove queste si svolgono.

Ma quale direzione dare a tale ripensamento?

La ricerca del gruppo nITro trova un imprescindibile alleato e compagno di viaggio nell’architetto greco Takis Zenetos, attivo tra gli anni 50 e 70 del secolo scorso. Il grande merito di Zenetos è di intuire, in netto anticipo sui tempi, lo sviluppo che avrebbero avuto le tecnologie informatiche e il loro futuro impatto nel modo di vivere lo spazio urbano.

Su questa idea egli basa tutta la sua ricerca e realizza, tra il 1972 e il 1974 la scuola di Agios Dimitrios nei pressi di Atene.

L’edificio è conosciuto, dal punto di vista architettonico, per la flessibilità d’uso permessa da precise scelte costruttive e per la sua forma circolare, ma dietro alla scelta formale c’è un assunto dirompente: “il centro si materializza al momento e al posto dell’azione”. Il semplice atto di curvare lo schema tradizionale, fatto di classi lungo un corridoio, crea al centro il grande spazio circolare, che al piano terra è coperto per ospitare funzioni che danno significato all’intero edificio, e che grazie al ruolo di catalizzatore delle tecnologie informatiche diviene il luogo delle interconnessioni a diversi livelli, con aule per grandi e piccoli gruppi in cui avverranno proiezioni e trovano spazio aree predisposte al collegamento con biblioteche elettroniche.

Ai piani superiori lo spazio centrale rimane scoperto e potenzialmente capace di accogliere nuove funzioni nelle successive fasi evolutive dell’edificio. Il tema della flessibilità è affrontato pensando all’edificio come un vettore che possa accogliere le future trasformazioni dei processi formativi. Essa si pone non come architettura definita per la società del futuro ma come strumento per creare le condizioni che possono permettere la realizzazione di una società diversa”.

Le intuizioni dell’architetto greco si sono rivelate profetiche. Le nuove tecnologie hanno permesso la radicale trasformazione dei processi di accesso e diffusione delle fonti della conoscenza. La lezione ex-cathedra e il libro di testo stampato non sono più gli unici medium, attraverso i quali veicolare i contenuti culturali. Abbiamo assistito all’affermasi di Wikipedia, gli ultimi anni hanno visto il moltiplicarsi di piattaforme dedicate come YouTubeEdu e iTuneU, le divisioni educational di You Tube e iTune oppure TEDEd, la sezione educativa di TED.

La possibilità straordinaria di scrivere i propri testi e diffonderli in rete eccetera.

Tuttavia la lezione di Zenetos sembra non aver avuto il seguito che meritava e le nostre scuole non sono diverse da come apparivano due secoli fa. Come sottolineava Giovanni Biondi già nel 2007, se un nostro antenato avesse avuto la possibilità di passare una giornata oggi, avrebbe fatto fatica a riconoscere gli ambienti della vita quotidiana come le strade, gli uffici i supermercati, ma non avrebbe avuta nessuna difficoltà a riconoscere una scuola con le sue aule, i suoi banchi, le sue cattedre cosi come sono da decenni e decenni, impermeabili al cambiamento.

Da questa constatazione nasce l’idea di Li.N.F.A. Liceo per la Nuova Formazione Artistica. La nostra proposta per una scuola di nuova generazione con la volontà di riprendere il filo della lezione di Zenetos per cui le scelte costruttive riflettono le strategie educative rese possibili dalle nuove modalità di costruzione della conoscenza nell’epoca della rivoluzione informatica.

Ma procediamo con ordine e vediamo quali modelli didattici si prospettano e come questi trovano espressione nella nostra idea.

Nell’attività didattica a cui siamo abituati a pensare, basata sulla “trasmissione del sapere”, spazio e tempo sono ferme nella rigida organizzazione dei momenti che la strutturano. Alle lezioni frontali, il cui tempo è scandito dalla campanella segue lo studio individuale a casa su libri di testo e poi interrogazioni e verifiche simultanee e uguali per tutti svolte in classe. Il fulcro di questo modello è l’aula, come la conosciamo, con i suoi banchi disposti in file orizzontali di fronte alla cattedra, spesso posta in posizione elevata su una pedana.

Tuttavia esistono iniziative che mirano a scardinare questo sistema, e che avvalendosi dei nuovi processi cognitivi indotti dall’Information Technology si muovono in aderenza alla mutata nozione di Spazio e Tempo tipica della nostra epoca. E’ il caso di “Flipped classroom” (letteralmente classe ribaltata). Il modello sviluppato in America a partire dal 2007 , in Italia è stato oggetto di convegni e seminari promossi dall’ADi (Associazione Docenti e Dirigenti scolastici italiani) e da INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) e si sono avviate le prime sperimentazioni.

Il capovolgimento che viene proposto riguarda i momenti della didattica: il tempo a casa è dedicato dallo studente all’acquisizione ed elaborazione dei contenuti, attraverso video, podcast e altro materiale culturale disponibile on-line, che può essere predisposto dall’insegnante stesso, mentre il tempo in aula viene dedicato all’applicazione pratica e al perfezionamento delle competenze con esercitazioni individuali e momenti confronto in gruppo, svolti sotto la guida del docente. Questo capovolgimento di tempi ha le sue conseguenze nell’organizzazione dello spazio.

L’aula scolastica perde la sua caratteristica esclusiva di luogo votato alla trasmissione del sapere. Cosicché all’interno del nostro progetto, le aule, e in particolare i laboratori, si trasformano in “set multitasking” in cui il docente diviene il regista di un processo in cui la lezione frontale è solo una piccola parte di un ben più complesso processo di apprendimento. Lo spazio diventa di conseguenza policentrico, scompare la cattedra e la disposizione dei banchi diviene flessibile. E’ possibile così avere l’alternarsi di momenti di brain storming, di rielaborazione in gruppo o di presentazione. La scelta di focalizzarci sulla scuola di formazione artistico artigianale (come si può definire in seguito alla riforma che ha unificato i Licei Artistici e gli Istituti d’Arte) ci spinge a prevedere la presenza, negli stessi spazi, di macchine a controllo numerico e stampanti 3D per la messa in atto di un “learning by doing” e per far si che si realizzi la necessaria sintesi della attività teorica e di quella pratica.

Ma la trasformazione che il nostro progetto presenta non riguarda solo lo spazio aula. L’organizzazione didattica, è quella tipica della formazione artistica, basata sulla rotazione delle classi di studenti in base agli spazi dedicati ai singoli insegnamenti. Ciò permette di assegnare, a ciascun docente, uno spazio dedicato, a diretto contatto con l’aula, in cui avviene l’interconnessione individuale insegnante-studente, nonché la produzione di contenuti digitali.

Oltre al ruolo del docente, la ridefinizione riguarda anche quello dell’allievo, che da ascoltatore passivo diventa protagonista attivo della costruzione del proprio sapere.

Un tema, quello dell’apprendimento autonomo da parte dello studente, che riveste un ruolo centrale nella scuola da noi proposta. Infatti, se l’accesso alle fonti e la fruizione dei contenuti avviene soprattutto al di fuori dell’aula, è li che si materializza il centro delle azioni legate all’apprendimento. In particolare, nel caso di Li.N.F.A., questo ruolo centrale viene assunto dagli spazi di raccordo. Quelli che negli edifici scolastici tradizionali sono spesso semplici corridoi, spogli e privi di significato, tanto da avere connotazioni punitive, si trasformano in un’ampia rampa che avvolgendosi su se stessa connette, in un continuum spaziale, le aule didattiche a partire dall’atrio a piano terra per i quattro piani dell’edificio. Questi spazi grazie alla presenza di postazioni per lo studio individuale, differenziate e personalizzabili, e di episodi che si configurano come veri e propri plug-in destinati all’incontro informale tra gli studenti, assumono nuovi significati diventando il luogo preposto all’interconnessione, a vari livelli. Innanzitutto tra individui della stessa comunità scolastica, in secondo luogo tra la scuola e la comunità esterna ad essa, sia essa il vicino quartiere oppure, grazie alle nuove tecnologie, le comunità di apprendimento di ogni parte del mondo.

Il focus si sposta dall’oggetto architettonico alla vita che in esso si svolge e l’obiettivo diventa far si che l’esperienza scolastica si trasformi in una serie di relazioni educative supportate dalle tecnologie informatiche per arrivare alla definizione del concetto, più ampio e complesso, di ambiente d’apprendimento.

Ecco dunque la proposta per un liceo artistico, in linea con le ultime riforme ministeriali, di nuova concezione. La particolarità di Li.N.F.A. è che la proposta si colloca su un area a ridosso del Mandrione di Roma ed è attraversata da una linea tranviaria ed ecologica di nuova generazione.

La scuola quasi avvolgendosi attorno all’infrastruttura pubblica diventa un tutt’uno con l’ambiente circostante. L’articolazione degli spazi e dei moduli interni e una nuova idea di didattica permettono il superamento della divisione rigida degli spazi dell’apprendimento da quelli del fare e realizza nei suoi percorsi l’idea di percorso formativo. Il progetto fa della fluidità l’elemento chiave tanto della spazialità architettonica e urbana che della concezione didattica. Rivive così l’innovativa idea di Zenetos: l’informatica è il liquido vitale per ogni processo di apprendimento.

Roma, 18 aprile 2014Davide Motta ; nITroSaggio

1. Takis Zenetos, Scuola di Agios Dimitrios, presso Atene, 1969-1974, (immagine tratta dal sito: www.ough.gr (http://www.ough.gr/index.php?mod=articles&op=view&id=876&lang=en)

2. Takis Zenetos, Scuola di Agios Dimitrios, presso Atene, 1969-1974, Pianta del piano terra, (immagine tratta da Papalexopoulos Dimitris; Kalafati Eleni, Takis Zenetos, Visioni digitali, architetture costruite, Edilstampa, Roma, 2006, p. 77 (collana The IT Revolution in Architecture, 4))

3, 4, 5. Davide Motta ; nITroSaggio, Li.N.F.A. Liceo per la Nuova Formazione Artistica, Tesi di Laurea in Architettura, marzo 2012, Roma (rielaborazione grafica dei render a cura di Giuseppe D’Emilo).

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

What do you think?

Scritto da chef

lifestyle

La democrazia diretta del web non funziona (lezioni dopo Brexit)

scienze

Se tatto e sentimenti sono virtuali, cosa ci rimane della realtà?