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Crowdfunding: arriva il regolamento.Ma ci sono abbastanza startup?

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Mercoledì scorso si è tenuto l’incontro organizzato dalla Camera di Commercio di Milano sul tema del crowdfunding e delle novità introdotte dalle norme sulle startup innovative.

Oltre duecento persone hanno partecipato per ascoltare le testimonianze dei principali attori coinvolti: da un canto la Consob che sta scrivendo la regolamentazione dell’equity crowdfunding e dall’altro Jason Best che, collegato via skype da Washington, ha aggiornato sullo stato dell’arte della regolamentazione in fase di scrittura dalla Security Exchange Commission Americana.

Silvia Carbone, Responsabile Ufficio Analisi d’Impatto della Regolamentazione, CONSOB ha presentato i risultati del questionario al quale, tra gli altri, hanno partecipato tutti i venture capitalist Italiani.

La tempistica attuale prevede che la bozza di regolamento sarà già messa a punto entro fine mese per poterlo varare il 19 Marzo.

E’ una tempistica strettissima, mentre negli Stati Uniti la data attesa di varo della regolamentazione è stata ritardata e si prevede una partenza nell’ultimo quarto di quest’anno. Ma occorre anche ricordare che la normativa Italiana, a differenza di quella USA prevede questa forma di raccolta dei capitali solo su un perimetro molto limitato di aziende.

Negli Stati Uniti, appena il regolamento sarà varato qualunque azienda potrà raccogliere capitali via Internet per finanziarsi fino ad 1 milione di dollari. E va altresì sottolineato che in alcuni Paesi (Australia, ad esempio) il fenomeno esiste e funziona bene anche in assenza di regolamentazione.

In Italia solo le startup innovative (come da definizione di legge) accompagnate da un investitore specializzato potranno utilizzare il crowdfunding per raccogliere fino a 5 milioni di euro.

Anna Gervasoni, Direttore Generale dell’AIFI, ha informato che da un sondaggio fatto con gli angel investor e i venture capitalist, è emerso che solo un terzo delle startup investite hanno i requisiti di legge per essere ‘startup innovative’. E’ un dato che evidentemente segnala le problematiche intrinseche nell’attuale definizione. Questo dato è confermato anche dal fatto che la Camera di Commercio di Milano ha annunciato che finora si sono registrate solamente 30 startup.

Stiamo parlando quindi comunque di una base di accesso al crowdfunding comunque molto limitata. Al punto che durante il dibattito è emerso che questo aspetto potrebbe consentire alla Consob di partire con una regolamentazione ‘a maglia larga’ in modo da creare i binari regolamentari ma consentire lo sviluppo iniziale del mercato anche in queste difficili condizioni di partenza.

In ogni caso questo non sarà sufficiente se non verrà risolto il tema della exit che la legge non ha affrontato. Attualmente le startup innovative non possono distribuire dividendi ai propri soci per ben quattro anni e non è previsto un meccanismo per poter rendere liquidi i titoli sottoscritti.

La combinazione di questi due aspetti rende decisamente poco attrattivo l’investimento in crowdfunding e difficilmente si può immaginare che possa prendere piede in modo significativo.

Ma nonostante questo il crowdfunding è un tema fondamentale ed è assolutamente essenziale che possa partire e partire bene. Cercando di lavorare su quello che si ha.

Il JOBS Act è uno degli atti di punta per lo sviluppo degli USA e l’Amministrazione Obama prevede di creare almeno mezzo milione di posti di lavoro, facendo affluire a migliaia di aziende i capitali necessari per investire e crescere. Se l’equity crowdfunding funzionerà per le startup a maggior ragione potrà, al momento giusto, essere esteso a qualunque azienda anche in Italia.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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