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Cultura e digitale: le fonti tradizionali vanno ripensate in chiave Open

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L’era dell’accesso, a cui la diffusione di Internet ha dato il via, sta modificando il rapporto con il sapere e le forme di elaborazione della cultura. Il passaggio da un processo di distribuzione prevalentemente lineare uno a molti ad uno anche reticolare molti a molti rimette in discussione e moltiplica ruoli, strumenti, forme e contenuti, sfuggendo in parte ad una razionalizzazione sistemica e trovando la propria ragion d’essere nel divenire costante.

La risposta all’interrogativo non su cosa sia ma su cosa tenda a divenire la cultura al tempo di Internet e se questa possa subire danni qualitativi e quantitativi dal cambio dei paradigmi di fruizione determinati dall’innovazione tecnologica non può essere lineare né univoca ed è necessario distinguere ambiti e strumenti.

Il rapporto del Censis e di Treccani dal titolo La trasmissione della cultura nell’era digitale offre spunti di riflessione sul tema in particolare della crescente disintermediazione quale effetto dell’impatto del digitale sull’editoria tradizionale.

Questo non implica una svalutazione delle fonti tradizionali se non nella misura in cui queste non sappiano ripensare la propria offerta attraverso le nuove modalità di fruizione.

Il libro e l’enciclopedia risultano godere sempre di un riconoscimento di affidabilità alto.

Il passaggio al digitale, se si considera solo l’e-book e le applicazioni dei gruppi editoriali e delle biblioteche, non comporta alcuna svalutazione qualitativa conservando inoltre il processo distributivo uno a molti proprio della carta. Quindi i contenuti culturali tradizionalmente intesi come alti, dopo vent’anni di rivoluzione digitale, si possono considerare non solo salvi ma anche più accessibili e più fruibili, basti pensare quanto sia più immediato usare un dizionario on line piuttosto che il tomo cartaceo o cercare una parola, un nome nella versione digitale di un testo da consultare.

PETALOSO

Tuttavia, fermo restando il bisogno di sostenere il mondo editoriale come strutturato mediatore del sapere, non si può non vedere il carattere open della cultura ai tempi di Internet. Lo evidenzia il recente caso dell’aggettivo petaloso, usato dal bambino ferrarese e in poche ore, reso trend topic dalla Rete che lo candida, proprio usandolo tanto e in modo significativo, ad entrare nel vocabolario della lingua italiana, come confermato dall’Accademia della Crusca in quest’occasione. La lingua, da processo creativo condiviso e collettivo, sempre vivo, potrà in futuro solo evolversi con maggiore rapidità e lo farà integrando istanze provenienti da contesti che nell’era predigitale non avrebbero potuto dar luogo a simili creazioni. Questo consente di seguire in diretta la fenomenologia delle trasformazioni linguistiche, riservate fino ad ora a specialistiche ricostruzioni di laboratorio.

ERMELINDA FEDELE

Progetta e sviluppa applicazioni Web, e percorsi formativi in E-learning. Già Campione Digitale di Noci (Bari)

La trasmissione della cultura nell’era digitale

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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