Della mia avversione verso l’uso del termine disruptive usato in luogo del suo equivalente italiano dirompente, molto più piacevole da pronunciare e da ascoltare, ne ho già parlato nel mio post precedente. Così come ho già scritto della mia insofferenza verso gli startupper improvvisati, conditi di acronimi di tre lettere del tipo CEO, CFO e CTO che pensano di fare innovazione con improbabili cocktail di high-tech applicati ad oggetti che di tecnologia non hanno mai necessitato.
Il fatto è che se