in

Dai banchi alla cattedra in 6 mesi: ora insegno cos’è una stampante 3D

lifestyle

Mercoledì 5 febbraio, ore 8. Arrivo a scuola con il papà. La stampante 3D è troppo pesante per poter essere trasportata in autobus.

Oggi è un giorno speciale: niente lezione normale, con i prof. Oggi sono io dall’altra parte della cattedra. Ho tre ore di tempo per fare 3 laboratori a… oltre 150 studenti di tutte le classi del mio liceo, lo scientifico G.B. Quadri di Vicenza. Io e la mia stampante 3D, che ho costruito un anno fa e di cui vado fiero.

A otto anni mi sono imbattuto, attraverso il web, nella stampa 3D e ho cominciato a sognare di avere una stampante tutta mia. A undici anni ho cominciato a “tormentare” i miei genitori, che, perseveranti, me l’hanno sempre negata.

A dodici anni e mezzo ho deciso di costruirmela da solo e dopo otto mesi … voilà, la mia stampante e 350 euro di meno nel mio salvadanaio!

I miei insegnanti non conoscevano la stampa 3D, arduino, i makers, insomma, il mio mondo, finchè non si è sparsa la notizia di quello che ho fatto. E allora mi hanno chiesto di fare dei laboratori rivolti a tutti gli studenti.

E’ stata una bella esperienza, anche se impegnativa: temevo di far brutta figura e a scuola ci devo restare per altri quattro anni! Per fortuna è andato tutto bene!

La stampante ha attirato l’attenzione di tutti: molti erano sbalorditi, tant’è che terminate le tre ore, mentre la stavo preparando per il trasporto a casa, alcuni ragazzi che avevano partecipato al laboratorio hanno portato altri studenti a vedere la macchina delle meraviglie (ed era alquanto divertente ascoltare le spiegazione che cercavano di dare!).

Durante le tre ore sono stato bombardato di domande, alle quali ho cercato di rispondere nel modo più semplice possibile. Alla fine ciascun partecipante ha avuto almeno un assaggio di quella che molti definiscono la terza rivoluzione industriale.

Inoltre, dopo questa esperienza, per tutti sono “Cesare, quello che si è costruito da solo la stampante 3D”.

Non pensavo che “insegnare” fosse così impegnativo: quando sono tornato a casa ero più stanco di quando ho percorso 85 Km in bicicletta!

La prossima settimana ripeterò l’esperienza in un’altra scuola di Vicenza, il famoso Istituto Tecnico Alessandro Rossi (l’industriale che fondò nell’800 la Lanerossi, che divenne alla fine del secolo la più grande industria italiana), in cui si diplomò Federico Faggin, l’inventore del microchip.

E il mese prossimo sarò in una scuola media di Schio.

Tutto ciò può essere letto come un segnale positivo della scuola italiana: nonostante le mille difficoltà, i continui tagli alla pubblica istruzione, eccetera eccetera, questa mia esperienza, ancora una volta, dimostra come a fare la differenza siano le persone, in questo caso gli insegnanti che accettano che un ragazzo di quattordici anni racconti un po’ di futuro.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

What do you think?

Scritto da chef

lifestyle

Si chiama DraculApp, aiuta la raccolta di sangue e ha vinto 100 mila euro

innovaizone

La matematica, il gasolio e tutto il resto (alla maturità…)