Dai The Pills a Yoda: la mia “filosofia” di neutralità della rete

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Quello della Net Neutrality non è un concetto immediato. Una discriminazione sociale particolarmente subdola perché inerente alla struttura del web (non sempre chiara) e perché coinvolgente i fornitori di servizi on line e, solo indirettamente, i singoli utenti. Chiarire se e come garantire la neutralità della Rete è stato lo scopo della tavola rotonda organizzata, alla Camera dei Deputati, dall’Istituto Bruno Leoni insieme all’Intergruppo parlamentare per l’innovazione. Un evento che non potevo perdere.

Credits: thinkingaloud.in

Il Parlamento dà subito l’idea del popolo, delle discussioni concitate (anche troppo), di questioni di cui ogni singoli cittadino si preoccupa (di alcune anche troppo). Infatti quello della neutralità della Rete è un tema di obiettiva rilevanza strategica per il nostro futuro. Eppure, la maestosità del luogo strideva col fatto che la maggioranza degli italiani non sa cos’è questo “principio di non discriminazione”: perché è importante che i bit siano trattati in modo uguale, così come tutti pretendiamo di essere uguale di fronte la legge.

“La legge è uguale per tutti”, anche Internet lo deve essere.

La più preoccupante forma di ritardo italiano in materia di digitale non è tanto quella infrastrutturale (il digital divide) quanto quella sociale. Ossia una generalizzata scarsa apertura all’uso e alla conoscenza dell’ICT, tanto da parte del cittadino, che dell’imprenditore, della PA, della scuola, dei media, della politica (ovviamente è un discorso generale che non vuol minimamente fare di tutta l’erba un fascio). Non siamo poi così connessi o Internet dipendenti come si pensa.

E così, nemmeno a farlo apposta, a seguire anche questo evento su Internet eravamo più o meno i soliti. E’ la prima cosa che mi colpisce di queste conferenze. Per quanto belle raramente si riesce a coinvolgere l’interesse dei più e parlare ai non addetti ai lavori.

Certo, la questione è complicata ma forse bisogna ancora trovare un modo semplice e divertente per raccontarla.

Se Crozza imitasse qualche giurista, studioso o politico mentre parla dei diritti di Internet il giorno dopo tutti conoscerebbero la “Internet Bill of rights”.

Se i The Pills facessero un video sulla Net Neutrality o Maccio Capatonda sul diritto di accesso ad Internet questi argomenti diventerebbero virali in poche ore.

Secondo alcuni la neutralità non è propria di Internet ed è difficile trovare in natura una rete pienamente neutrale, in cui non esista alcuna forma di preferenza e discriminazione. In fondo, Internet è una dimensione creata dall’uomo “a sua immagine e somiglianza”. Anche nel leggendario “stato di natura” dell’umanità, secondo alcuni, non c’era uguaglianza, “homo homini lupus”.

E forse proprio questa naturale conflittualità umana dovrebbe portaci a considerare la necessità di una regolamentazione.

Internet ha indirettamente comportato anche discriminazioni (come il digital divide e l’analfabetismo informatico) ma sempre Internet consente di rimuoverle.

È l’ennesima dimostrazione del fatto che Internet non è solo bene o solo male, ma sicuro può essere “un’arma di costruzione di massa”, tutto dipende dall’uso che se ne fa.

Il problema è che l’italiano medio (per citare ancora Maccio) non è interessato alla “nicchia del digitale”. Però, più che un dovere di questo ad informarsi e appassionarsi, forse è onere di chi è nella nicchia spargere ancor di più la voce, invogliare, incuriosire gli altri.

La soluzione si chiama “fare rete”. Piccole ma contagiose dosi di condivisione di idee, progetti, eventi, persone, disponibile anche in formato hashtag: #FareRete.

Spinto da un’ormai cieca fiducia nel fare rete, nella condivisione spassionata e nel confronto appassionato, in quell’energia inclusiva delle diversità per risolvere problemi comuni, anche di questo evento decisi di fare un “live tweetting”. Apro l’app ma qualcosa non và. Non c’è connessione… non ci credo. Sono ad un evento su Internet e non ho Internet. Mi immagino in una foto su Facebook con una scritta bianca a caratteri cubitali “EPIC FAIL”, o col sottotitolo “accesso ad Internet: lo stai facendo nel modo giusto”.

Questo è l’altro aspetto del ritardo italiano che ci inchioda agli ultimi posti nelle classifiche europee: l’insufficienza delle infrastrutture di connessione è un problema serio che ostacola ogni tipo di attività economica, imprenditoriale, sociale, ricreativa, istituzionale.

Mi sento vittima dell’assenza di connessione.

O gli Over The Top hanno profilato così bene le mie informazioni on line, indicizzando ogni mia attività e quindi vogliono limitare i miei tweet, oppure questa cosa del digital divide non è poi così astratta. Addio live tweeting? Non riuscirò mai ad assolvere ad una rudimentale forma di informazione? Per fortuna la Camera dei Deputati mette a disposizione il suo wi-fi ed ecco che si accende la luce nel buio digitale. Chi l’ha accesa ha capito l’importanza del fare rete, e ha condiviso una sua infrastruttura. Vedete che il fare rete risolve i problemi?

Riesco così a twittare sulla correlazione tra la neutralità della rete e concorrenza, sulle compagnie di telecomunicazioni e le multinazionali fornitrici di servizi (Over The Top), sulla necessità di regolamentazione per evitare ingiustificate limitazioni all’accesso a beni e servizi e tanto altro.

La conferenza va avanti così come i tweet che poco a poco rompono l’indifferenza pubblica. Dapprima un preferito o un retweet, poi una domanda, un commento. Un esperto ti linka un suo contributo sulla Net Neutrality e alimenta a sua volta il dibattito dall’esterno. In poche ore la platea di quella tavola rotonda diventa potenzialmente infinita.

Ecco il potere del fare rete. È sollecitare il dibattito, il brainstorming, la circolazione di idee per una crescita collettiva.

È la filosofia dell’open source ma anche il modo migliore per onorare un valore caro tanto ad Internet che alla democrazia: la condivisione. Condivisione strettamente legata al concetto di solidarietà sulla quale si basa la nostra Costituzione.

La neutralità della rete è un concetto filosofico prima che un attributo strutturale. Un modus operandi che si declina in molti settori sia on che off line.

Il maestro Yoda (Star Wars). Credits: it.starwars.wikia.com

Immaginate che sia il maestro Yoda a dirlo: “Arduo da vedere il lato oscuro è. Molto da apprendere sulla Net Neutrality hai. No! Provare no! Fare rete, o non fare rete! Non c’è provare!”. Quello che Yoda vuole dire è che non riconoscere la neutralità della Rete potrebbe limitare le possibilità di crescita sociale. Al di fuori di tecnicismi, la non neutralità (la discriminazione) limita la scelta del singolo, riduce il suo potere negoziale e la sua influenza sul mercato.

Ma di fronte a questa come altre discriminazioni non siamo disarmati. Possiamo fare squadra recuperando l’umana propensione alla socialità. Il “passa parola” è un’arma potentissima con la quale un’idea può cambiare il mondo.

Fare rete è il primo passo verso un’innovazione concreta della nostra società.

“May the web be with you” (cit. Yoda).

GUIDO D’IPPOLITO*

(* Guido D’Ippolito è tra i giovani promotori della campagna “Art. 34 bis“)

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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