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Dal cesso al cellulare:il dibattito sull’innovazione e il contadino africano

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È un dibattito stimolante quello scaturito da un articolo dell’Economist sull’innovazione: la scienza ha rallentato la capacità di produrre innovazioni che abbiano un impatto sociale importante tanto quanto quello scaturito, ad esempio, dall’invenzione del water (o dall’automobile o dall’antibiotico). “Dal futuro ci aspettavamo le macchine voltanti e invece abbiamo avuto i messaggi in 140 caratteri di Twitter”, dice Peter Thiel, direttore del Founder’s Fund.

Il dibattito è arrivato anche in Italia con due articoli: in successione “Il mondo s’è fermato a internet perché nessuno inventa più nulla”, di Enrico Franceschini, e il commento-risposta di Annamaria Testa Il giornalista blasé e il contadino africano.

Quando un’invenzione è più importante dell’altra? Quando è davvero rivoluzionaria? Più che confutare o commentare le tesi contenute negli articoli, vorrei ampliare il discorso con un po’ di storie vissute (a volte in prima persona) proprio stando a contatto con “il contadino africano” (non per rappresentarlo a livello sindacale).

“Inventeremo ancora qualcosa di tanto utile come la tazza del gabinetto?”, esordisce Franceschini nel suo articolo, riprendendo la provocazione dell’Economist. “Sarebbe già tanto averne uno di gabinetto”, potrebbe rispondere un contadino africano. Il 2008 è stato l’ anno internazionale del gabinetto in cui il gota delle organizzazioni mondiali sottolineava l’importanza di garantirne uno per ognuno.

Aldilà dei buoni propositi, nella realtà, chi è stato in una baraccopoli (africana, ma potrebbe essere anche in Asia o in Sud America) sa che bisogna stare attenti anche ai cessi volanti (ci si può imbattere in buste di plastica volanti contenenti feci). Nel mondo dei ricchi, invece, l’innovazione è un imbuto per donne per urinare all’impiedi: costa appena 10.

Torniamo all’Africa: da un contesto rurale, nascono idee innovative come, ad esempio un generatore di energia portatile che funziona con l’urina.

Le inventrici si chiamano Duro-Aina Adebola, Akindele Abiola, Faleke Oluwatoyin e Bello Eniola. Hanno 15 anni, tranne l’ultima la più anziana che ne ha 16.

Come funziona: si inserisce l’urina in una cella elettrolitica dove l’urea viene separata in acqua, idrogeno e azoto. L’idrogeno viene filtrato, purificato e separato dal vapore passando attraverso del borax liquido e infine avviato al generatore. Con un litro di pipì le inventrici dicono si possano avere 6 ore di elettricità.

Annamaria Testa sottolinea l’importanza dell’invenzione del cellulare e le innovazioni in campo economico e sociale che sta portando in paesi che fino a poco tempo fa erano poveri o poverissimi e oggi sono considerati economie emergenti: 6 su 10 delle economie in ascesa a livello mondiale sono africane.

I numeri della diffusione e gli effetti sociali ed economici del cellulare in Africa sono impressionanti e di storie che rafforzano questa tesi ce ne sarebbero tante (basterebbe parlare di Ushaidi o mHealth, l’iniziativa dell’ONU che fa il monitoraggio della salute dei cittadini africani attraverso il telefonino). Ma preferisco parlare di un paio di fatti che, da cooperante di Tulime onlus, vivo in prima persona. Il nostro progetto ci ha portato nei villaggi rurali della provincia di Kilolo, nella regione di Iringa, in Tanzania, su un altopiano a 2000m sopra il livello del mare. La città e il mercato più vicino sono a 60km di strada sterrata. Mezzi pubblici ne passano uno o due al giorno.

Ora: grazie al cellulare gli agricoltori, che prima restavano bloccati in città perché non riuscivano a vendere il loro prodotto (e non avevano i soldi per tornare al villaggio), oggi possono informarsi prima di partire e chiedere ai loro amici in città se il prodotto che hanno raccolto può essere venduto.

Altro esempio: il mobile money. La ricaduta che ha avuto sull’istruzione è stata concreta. Le scuole, soprattutto le secondarie, non ce ne sono in ogni villaggio. Molti studenti sono costretti ad andare a vivere direttamente all’interno degli istituti lontani (a volte) centinaia di km dai genitori. Sono anni ormai che vediamo ragazzi e ragazzini fuorisede pagare la loro retta della scuola trasferendo il loro credito telefonico direttamente al loro preside. Credito telefonico che gli era stato trasferito precedentemente dai loro genitori (contadini) dal villaggio.

Uscendo dal villaggio tanzaniano e guardando un po’ più in là, in Kenia il 70% della popolazione utilizza il cellulare per operazioni bancarie. A utilizzare questo metodo di pagamento, tra l’altro, non sono i più ricchi che pagano con metodi tradizionali (cash o con carte di credito). A testimoniare la grande diffusione della telefonia mobile, tra l’altro, dal 19 al 21 febbraio , a Nairobi, in Kenia si è tenuto il terzo Mobile web East Africa 2013.

Per continuare a ragionare su questo dibattito, sarebbe interessante capire, per ogni innovazione o startup, la loro capacità di dare risposte ai bisogni, soprattutto a quelli dei più poveri: in Italia sono stati avviati dei percorsi di valutazione di impatto sociale ad esempio delle progettualità innovative per quanto riguarda il volontariato.

Innovazione e creatività continueranno ad alimentare dibattiti, a proiettarci nel futuro e a far raccontare storie. Così come i contadini. E tutto questo lo riassume Dario Fo (senza offese per i ragionieri comaschi):

Chi ha ideato l’innesto, cioè la possibilità di inserire attraverso un ramo diverso, un diverso frutto più succulento e profumato? Un villano. Chi ha intuito il valore dell’acqua? I contadini, mica le multinazionali! E la ruota? Chi l’ha creata? Un ragioniere comasco? No, sempre lo zappaterra, che oltretutto ha costruito i primi ponti e ha scoperto l’irrigazione, la rotazione delle semine. Ha allagato deserti per renderli fertili. Ha inciso la terra per creare canali con argini, dighe e chiuse (…). Per favore, rispettate l’intelligenza del villano, la sua straordinaria creatività e chiamatelo per favore Maestro giacché tutto ci ha insegnato, perfino a riunirci fra di noi in momenti di disastro e tragica carestia creati da voi, signori, e impiantare milioni di piccoli orti che avranno di certo un il potere di salvarci, se seguiremo il loro esempio, dalla pressante miseria e dalla fame”.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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