Dalla Tesla allo spazio, la rivoluzione dello stratega Elon Musk

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Qualche giorno fa, Elon Musk ha presentato il Master Plan parte 2, una strategia a lungo termine dell’azienda Tesla pubblicato 10 anni dopo il celeberrimo Master Plan 1, in cui, copiando Henry Ford, prometteva al mondo le macchine elettriche. Per chi vivesse sulla luna, un piccolo riassunto: Elon Musk è un imprenditore statunitense (nato in Sudafrica) che, dopo aver creato PayPal, sta rivoluzionando contemporaneamente il settore aerospaziale con razzi che riatterrano da soli, e quello dei trasporti con macchine elettriche bellissime che guidano da sole. Lo so, sembra una favola ma è tutto vero.

Tesla Model 3

IL PIANO DEL 2006

Musk, nel 2006, pubblicò questo “piano segreto” come strategia di Tesla:

  1. costruire una macchina elettrica in pochi esemplari, quindi costosa e lussuosa
  2. con i soldi guadagnati, costruire un’auto da vendere in più esemplari
  3. con i soldi guadagnati, costruire un’auto elettrica economica che diventi di massa

Questa fu, letteralmente, la strategia seguita da Henry Ford per costruire la prima auto di massa, il Modello T, cambiando per sempre l’umanità (con tutto quello che ne è conseguito, nel bene e nel male).

La strategia di Tesla non è ancora completa ma, con la presentazione del Model 3 (si legge “model tri”, fanno anche gli spiritosi), un’auto elettrica da 30’000 dollari che verrà venduta dal 2018, Musk è convinto che bisogni già pensare al futuro.

TESLA E L’OBIETTIVO DI SALVARE IL MONDO

Con il Master Plan Parte 2 ovviamente raddoppia la scommessa:

  1. Creare pannelli solari con batteria incorporata per lo stoccaggio di energia.
  2. Fare nuovi modelli di veicoli elettrici per conquistare i maggiori segmenti di mercato.
  3. Sviluppare una guida autonoma che sia 10 volte più sicura di quella umana (attraverso una rete di auto che imparano).
  4. Abilitare la tua auto a guadagnare soldi per te quando non la stai usando.

Ora, c’è da dire una cosa importante.

Che ci si creda o meno (dato che è certamente anche una mossa di marketing) l’obiettivo dichiarato di Musk è salvare il mondo. Davvero, l’ha scritto da tutte le parti. Ha creato Tesla perchè una delle minacce dell’umanità è la nostra totale dipendenza da combustibili fossili: bruciamo petrolio, carbone e gas per scaldarci, mangiare, spostarci, illuminare le città, elettrificare le nostre case e industrie. Stiamo avvelenando il pianeta e scatenando reazioni a catena ambientali che stanno scaldando il clima oltre i livelli di guardia, rendendo alcune zone del pianeta inabitabili per uomini e animali, e probabilmente innalzando il livello dei mari causa scioglimenti dei ghiacci polari. In pochi decenni, un’umanità di dieci miliardi di persone potrebbe trovarsi senza più petrolio, condannandosi all’estinzione (perchè in mancanza di alternative energetiche).

Ergo, l’obiettivo di Musk, con Tesla, è “portare il mondo ad un’economia energetica sostenibile. Il prima possibile“.

Questo vuol dire, in pratica, scardinare completamente due fra le maggiori industrie del pianeta: quella dell’energia e quella delle auto. Quando Musk ha iniziato, nel 2006, era un giovane milionario: aveva appena venduto PayPal, guadagnando 100 milioni di dollari. Ora, 100 milioni di dollari sono una cifra ragguardevole, ma assolutamente briciole in confronto ai trilioni di dollari che il petrolio, da solo, fa girare ogni anno.

Elon Musk

I Master plan sono, sotto quest’ottica, il suo algoritmo per cambiare il mondo

Ma come si fa, in pratica, a cambiare il mondo? Visto con il sempre comodo senno di poi, rileggere i Master Plan 1 e 2 è una un’ottimo modo per vedere come pensa l’uomo-Musk: i Master plan sono, sotto quest’ottica, il suo algoritmo per cambiare il mondo. Per me, è come quando osservare un giocoliere o un abile artigiano all’opera: i movimenti sembrano naturali e semplici, ma dietro ogni gesto ci sono anni di pratica, e un mestiere che diventa arte. Così, all’apparenza, il Master 1 & 2 Plan di Musk appare quasi banale, ma non lo è per niente. Niente è ridondante e tutto è al suo posto.

Le condizioni iniziali sono queste: Musk parte solo con i suoi soldi, 100 milioni di dollari. Decide di attaccare subito i colpevoli, cioè le automobili e l’energia da petrolio. 100 milioni non bastano certo per cambiare un’industria titanica come quella automobilistica. Musk, che è un ottimo programmatore, capisce dunque che deve iterare. Come Henry Ford, è costretto a partire da piccoli numeri: quindi, è costretto a costruire un’auto costosa, per ricchi. Il mercato di lusso è una scelta precisa: è un mezzo e non un fine, perché ha relativamente poche spese e alti margini di guadagno. Con i soldi, fiducia e competenze guadagnate, Tesla può produrre una seconda auto, sempre costosa ma più economica. Il ciclo si è iterato almeno tre volte per arrivare ai 30’000 dollari della Model 3, l’auto più economica della casa, abbastanza per essere comprata dalla classe media americana.

Gigafactory e produzione di massa

Per produrre economicamente, devi produrre in massa: da qui la Gigafactory, uno dei complessi industriali più grandi del mondo. Per aiutare anche il settore commerciale e quello del trasporto pubblico, Tesla sta pensando ad un camion e anche ad un bus elettrico, oltre che ad un altro SUV per venire incontro alla domanda di questo veicolo. In questo modo, cerca di conquistare tutti i segmenti principali di trasporto privato e commerciale.

Ovviamente un’auto elettrica deve funzionare con elettricità pulita: Musk ha scelto l’energia solare, infinitamente scalabile e ubiqua. Con SolarCity, azienda leader negli Usa di cui è presidente, ha installato migliaia di pannelli sopra case e industrie. Ne abbiamo già parlato: Tesla e SolarCity, insieme, offrono generazione di energia pulita e anche immagazzinamento di questa energia da usare nelle ore più buie, la notte o durante i blackout. E ci avevamo visto giusto: è di lunedì la notizia che Tesla comprerà SolarCity, per diventare un’unica, integrata azienda che fornisca energia pulita.

Qui Musk, che conosce bene i consumatori, impara da uno dei migliori: Steve Jobs e la sua integrazione verticale di Apple. Produrre sia l’hardware che il software (e le Tesla sono più computer che auto), controllare design, gadget e vendita è stato uno dei fattori principali con cui la casa di Cupertino ha costruito il suo impero. Tesla vuole diventare, nè più nè meno, l’Apple dell’energia solare: dalla generazione allo stoccaggio alla macchina, tutto venduto dalla stessa azienda, nei propri store. Tesla punta a ridefinire un concetto di libertà ed autonomia energetica, sia per quanto riguarda la casa sia per il trasporto.

Decine di sensori producono dati, e questi dati sono il vero “carburante” per l’intelligenza artificiale che governa la guida autonoma

L’autopilot, ovviamente, fa parte del piano: Tesla è leader indiscussa della guida autonoma, e possiamo considerare ogni auto come un vero e proprio computer. Ogni macchina che viaggia per strada contiene decine di sensori che producono dati, e insegnano alla macchina a guidare. Questi dati sono il vero “carburante” per l’intelligenza artificiale che governa la guida autonoma, e ogni singola macchina venduta è vantaggio importantissimo sulla concorrenza, perchè ogni macchina impara da tutte. Si chiama Fleet Learning ed è, a tutti gli effetti, un colpo di genio. Tesla ottiene più dati in un giorno che Google o chiunque altro in mesi o anni. Siamo quasi a un miliardo di km percorsi con auto Tesla (che sono piene di sensori) e a centinaia di milioni di km percorsi proprio con la guida automatica.

L’AUTO E IL SOFTWARE

Quando il software ha un aggiornamento, le macchine lo scaricano autonomamente, come con i computer. Spesso al contrario dei computer, gli aggiornamenti funzionano e le macchine guidano meglio. Grazie a questo vantaggio strategico, Tesla si sta assicurando una posizione da leader nel mercato nascente delle auto a guida autonoma. Se la legislazione nazionale e internazionale sulle macchine autonome non rallenterà troppo il piano, l’idea è quella di cambiare per sempre il modo in cui le macchine vengono usate. L’ennesima innovazione (e l’ultimo punto del nuovo piano) è quella di avere auto che possano guidare da sole e essere condivise con altri. Al momento, l’auto è un elettrodomestico che rimane inattivo la maggior parte del tempo: se vado a lavoro, l’auto resterà nel parcheggio finchè non la riprendo per tornare a casa.

Con un’auto a guida autonoma, invece, si può pensare ad un’app che permetta a sconosciuti di richiedere un passaggio, come adesso accade coi taxi o Uber, mentre il proprietario non la usa. In questo modo, dice Musk, il costo effettivo di un’auto crolla, perché può ripagarsi in parte da sola. Letteralmente. Oltre a tutto questo, c’è anche tutta la parte in cui l’altra azienda di Musk, SpaceX, nasce per portare l’uomo su Marte (e fare un backup della civilizzazione umana)… ma questa è un’altra storia.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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