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Davide Dattoli: “L’adattamento è nel Dna delle startup, la loro mentalità è la chiave della ripresa”

Think.it intervista Davide Dattoli, fondatore di Talent Garden e fra gli under 30 più influenti del mondo, sulla necessità di cambiamento delle startup dopo l'emergenza Coronavirus.

intervista dattoli
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Eletto nel 2019 da Forbes tra gli under 30 più influenti al mondo, fondatore di Talent Garden, startupper seriale, Davide Dattoli viene dalle Università di Harvard e Stanford ed è uno da ascoltare attentamente quando parla per chi vuole fare impresa su internet ora che l’offerta di prodotti e servizi sta decollando verso il web: un canale di business meritocratico, capace di premiare sul serio talenti e idee.

L’intervista a Davide Dattoli

intervista dattoli

Intanto, come e dove ha trascorso il lockdown uno dei 30enni più influenti al mondo?

In campagna in provincia di Brescia, dove sono nato. Un luogo meraviglioso tra il centro città e il lago di Garda, sono stato fortunato diciamo perché avevo un bel giardino!

Il Coronavirus ha impattato sulla fruizione dei coworking?

Sì, una coesistenza più che possibile. In realtà si sta verificando solo un mutamento: tutti i coworking stanno riorganizzando i propri spazi per rispondere ai protocolli di sicurezza, vengono ridisegnate le planimetrie, le aree comuni e il modo in cui le persone interagiscono. Il coworking da sempre offre enormi vantaggi alle aziende e ai propri dipendenti in termini di flessibilità, networking e attività complementari come eventi e formazione, ma oggi fornisce anche soluzioni per affrontare la nuova normalità lavorativa: quando l’emergenza sarà finita vorremo continuare a essere flessibili, a collegarci dal mare e dalla campagna e a non rinviare per mesi incontri di lavoro per far coincidere le agende, o i viaggi per una riunione di qualche ora.

intervista dattoli

Magari anche a non attraversare la città per raggiungere l’ufficio ma avere la possibilità di lavorare da un luogo vicino casa: la maggiore flessibilità che abbiamo conosciuto durante il lockdown è qualcosa di bello che resterà con noi. L’ufficio pre-covid19 è uno spreco inutile di spazio e costi energetici, che peraltro obbliga le persone a muoversi contemporaneamente nelle città alle stesse ore creando quei picchi che ben conosciamo. Smart working significa trovare un equilibrio che si traduce in un team ad alte prestazioni, guidato da efficienza e produttività: un risultato che si può ottenere solo bilanciando le esigenze aziendali e quelle dei propri dipendenti in un ambiente di lavoro flessibile, e il coworking è progettato appositamente per questo.

Quali differenze ha riscontrato nella risposta dei campus italiani rispetto a quelli europei?

Come è noto il Covid-19 ha impattato secondo tempi e modalità differenti in Italia, Spagna, Austria, Irlanda, Danimarca e Lituania – dove hanno sede i nostri campus – e questo ha ovviamente influito con portate differenti le loro attività. Se per esempio ad oggi l’affluenza in Italia e Spagna è ancora abbastanza limitata, abbiamo da contraltare Austria e Danimarca dove gli abitanti hanno ripreso ad andare. La cosa bella è la collaborazione che c’è stata in queste settimane tra i nostri abitanti, che ha come punto focale la condivisione: di problemi, soluzioni, preoccupazioni. È quello che più mi rende orgoglioso.

Utilizza una specifica metodologia di “Dad” per i settori Innovation school e Corporate programs e le consulenze aziendali di Be e Digital Magics?

No, credo però che vedere ogni anno migliaia di innovatori in giro per l’Europa sia un punto di vista molto interessante su come poter stimolare innovazione all’interno delle aziende. Questo è ciò che facciamo nelle aziende con la nostra unit di Corporate Transformation diretta da Alessandro Braga: le aiutiamo nella trasformazione culturale che l’innovazione richiede. E’ quello che cerco di portare anche nelle aziende di cui sono nel board.

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Come sta andando la nuova piattaforma Antea per aiutare professionisti e aziende con lo smart working?

In pochissimi giorni avevamo già circa 3000 utenti attivi. Sviluppata in pochissimo tempo su tecnologia Cisco Webex, per rispondere il più prontamente possibile ai bisogni dei lavoratori, Antea ha fatto parte del progetto Solidarietà digitale del Ministero per l’Innovazione tecnologica. Si tratta di un vero laboratorio digitale dedicato alle nuove metodologie del lavoro: consente di apprendere, formarsi, crescere professionalmente, confrontarsi con gli esperti di settore e fare networking in un’ottica di comunità allargata online.

Qual è il ruolo delle startup nell’accelerata che il Covid ha dato alla digitalizzazione in ogni settore della società?

La diffusione del Covid ha dimostrato ancora una volta che, nell’attuale contesto di volatilità, l’unica cosa prevedibile è l’imprevedibilità; e che per affrontarla è necessario un impegno deciso verso tecnologie digitali all’avanguardia. Non a caso, le industrie e i settori che hanno maturato strategie di trasformazione digitale sono oggi quelle che stanno affrontando meglio la situazione eccezionale che stiamo vivendo.

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Le startup hanno nel proprio DNA la capacità di adattarsi al cambiamento e in questa emergenza hanno messo idee, capacità di lavoro e velocità di reazione, spesso pensando prima all’interesse della comunità piuttosto che al proprio ritorno economico. Sono realtà imprenditoriali che vanno sostenute e incentivate. Nessuno sa ancora come sarà domani ma la mentalità e l’ecosistema startup nel loro complesso potranno contribuire, come già ora fanno, alla ripartenza di tutto il nostro sistema economico. Il loro approccio potrà essere la chiave di volta per affrontare le prossime fasi e portarci verso la nuova normalità. Le imprese tradizionali devono imparare a ragionare come le startup per adattarsi e sopravvivere ai cambiamenti, come dice Darwin.

Quale consiglio darebbe a chi vuole aprire una startup ora? Quale deve essere il giusto atteggiamento psicologico?

Non esiste un settore nel quale incentrare l’offerta, ovvio che in questo momento il delivery sia in costante espansione ma il mio consiglio è che in qualunque prodotto o servizio ci si voglia lanciare occorre sempre rispondere a un bisogno del consumatore. Per quanto riguarda l’atteggiamento credo fortemente nell’approccio lean e agile: testare, sperimentare, lanciare sul mercato e stare a vedere. E se fallisco? Può essere ma se ho agito velocemente, sarò anche in grado altrettanto velocemente di resettare, aggiustare o stravolgere ciò che ho fatto.

Come commenta l’esplosione ottenuta Will, il non-giornale solo su Instagram di cui è finanziatore?

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Will è nata come semplice pagina Instagram il 20 gennaio, ha raccolto fino ad ora 370mila followers e continua a guardare in alto anche in una fase piuttosto complessa per l’economia su scala globale. È l’occasione per dimostrare che l’attenzione al cambiamento valoriale, climatico, sociale è un fenomeno che attraversa diverse generazioni e può essere divulgato, spiegato e raccontato con semplicità sulle piattaforme dove milioni di persone ogni giorno trascorrono molte ore per svago e non solo.

Di che colore vede la luce in fondo in tunnel, come usciranno a lungo termine l’Italia e il mondo da questa esperienza e dalle minacce di prossime pandemie?

Ne usciremo, credo sarà molto più lunga di quello che pensiamo perché ripenseremo molte delle attività che facciamo e come le facciamo. Credo però che sia solo un accelerazione di cose che stanno già avvenendo, bisogna sapere che quello di cui si parlava è diventato realtà – smart working, online education, ecommerce – e adesso la sfida è renderlo la nuova normalità, perché non si torna più indietro.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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