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De Rosis: medici di famiglia, tecnofobia fa male alla salute. Pubblica

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25-29 giugno 2013, cinque giorni a Praga per la conferenza internazionale di WONCA, la “World Organization of National Colleges, Academies and Academic Associations of General Practitioners/Family Physicians”. In altri termini l’occasione nella quale si incontrano i medici di famiglia da tutto il mondo, iscritti a vario titolo all’organizzazione mondiale dei medici di medicina generale. Ero lì per la presentazione di uno studio europeo su qualità e costi della primary care in Europa, ma il mio scopo era anche non perdermi nemmeno un workshop o un intervento sull’uso delle IT nell’importantissimo setting assistenziale rappresentato dai medici di famiglia.

Importantissimo perché è il più vicino alle persone, perché è capillare e fondamentale nel nostro Paese, perché ha il compito di garantire la continuità e l’appropriatezza di cura, ma prima ancora il benessere degli “assistiti” attraverso la promozione di un corretto stile di vita, la prevenzione delle malattie e l’autonoma gestione della salute.

L’introduzione di innovazioni tecnologiche in sanità, a partire proprio dalla pratica quotidiana dei medici di famiglia, è riconosciuta in diversi Paesi come uno strumento determinante per migliorare le capacità della primary care di rispondere ai compiti indicati sopra.

L’interesse era cresciuto anche dopo un seminario sulla “medicina 2.0” che avevo seguito in Italia, organizzato per i medici e durante il quale il loro rapporto con la rete e le ICT in sanità sembrava segnato soprattutto da tecnofobia. Mi aveva colpito in particolare, tra gli interventi dal pubblico, quello di una giovane dottoressa che chiedeva come fare a difendersi da chi la contattava tramite email e come fare a non farsi rintracciare su internet. La privacy era un tema ricorrente, ma affrontato quasi esclusivamente in termini di tutela del medico.

Ne ero rimasta sorpresa e un po’ sfiduciata, occupandomi proprio di introduzione di innovazioni tecnologiche in sanità ed essendo arrivata alla conclusione che, per renderla possibile e opportuna, è essenziale un intervento che riguardi l’informatizzazione delle procedure, l’integrazione dei flussi informativi tra i diversi asset assistenziali del sistema, e che metta al centro proprio i medici di medicina generale.

Speravo in una sorpresa dal WONCA Conference, che rendesse meno “futuristiche” le prospettive di innovazione in sanità. Ma la sorpresa che mi aspettavo non è arrivata. Non completamente. Escluse presentazioni organizzate da multinazionali che si occupano anche e sempre più di tecnologie in sanità, mi è sembrato di percepire da parte dei medici ancora una volta un approccio di grande scetticismo verso le innovazioni tecnologiche, sia che si tratti del famoso fascicolo elettronico sanitario, sia di canali diretti di comunicazione virtuale, come email, video-call e social network.

Quando sono arrivata a discorrere di telemedicina o di e-health ho visto storcersi molti nasi, tanto italiani quanto australiani, americani, brasiliani, finlandesi… Le tecnologie sono ancora viste come distanti, ingombranti, inutili o dannose. I social network come canali promozionali per allargare il bacino di pazienti. Internet come fonte di informazioni utili ma da verificare con attenzione se usato dai medici, esclusivamente nocive per il rapporto con il medico e pericolose per la salute degli assistiti se usato dai pazienti.

Vi sono stati, certo, esempi positivi e visioni meno pessimistiche dell’impatto delle tecnologie su efficienza ed efficacia della primary care, e di rimando del sistema sanitario, ma pare che la strada da percorrere sia ancora lunga e che debba partire da una riflessione sulla confidenza, la conoscenza e la fiducia che un’intera generazione di medici ha con le tecnologie di base.

Chissà che la spinta dei pazienti, sempre più autonomi e critici, non sia utile a orientare in un’altra direzione la visione che i medici hanno delle tecnologie in sanità… Chissà che le politiche contenute nel pacchetto “agenda digitale” non tengano in considerazione questi aspetti…

Senza ombra di dubbio, nel mio percorso di ricerca sull’introduzione delle innovazioni tecnologiche in sanità, uno spazio sarà dedicato proprio a questo tema meno “futuristico” ma più utile per le sue implicazioni sulla gestione del sistema sanitario… e chissà che non venga fuori qualcosa di interessante.

Stay tuned!

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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