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Decidiamo noi quanto vale la conoscenza. Ecco la Knowpen Foundation

innovaizone

Di Occupy 3.0, Alice Meniconi ci ha raccontato come e perché è nato il progetto, mentre Michel Bauwens ci ha raccontato che si tratta di un processo storico nelle forme di protesta dei movimenti studenteschi.

Ma cosa hanno progettato i ragazzi dell’ISIA? In siontesi, qual’è e come funziona la scuola del futuro di cui parliamo da quasi due settimane? a raccontarcelo è Rudy Faletra che ci ha lasciato anche una breve video-testimonianza.

Incipit. Mi chiamo Rudy, ho 22 anni , studio design del prodotto. Vedo la società cambiare continuamente: abbiamo a disposizione nuovi strumenti, materiali e conoscenze ogni giorno. E penso una cosa: possiamo far sì che il sistema educativo sia al passo con tempi e con i cambiamenti.

Anzi dirò di più, credo che l’ambiente dell’istruzione debba essere il luogo in cui si progetta e si sperimenta: la vera culla dell’innovazione.

Un luogo in cui la conoscenza sia il bene comune e quindi l’energia dell’intero meccanismo.

Ho sempre immaginato una scuola aperta in cui studenti, professori, professionisti affrontino con volontà e passione nuovi progetti! Dove, una rete di persone interessate ad un modo nuovo e libero di diffusione e creazione della conoscenza, siano il motore principale. Tutto questo è possibile!

Per questo motivo ho deciso di far parte del Near Future Education Lab ed occuparmi dell’aspetto progettuale.

E proverò a spiegarvi cosa è e come funziona l’ecosistema educativo che abbiamo in mente e come abbiamo deciso di metterlo in atto, unendoci in una Fondazione: la Knowpen Foundation per affrontare la crisi e trasformarla sul serio in una opportunità, per noi a per altri.

[1] La Future Map e 5 ipotesi di base

La metodologia che abbiamo scelto per affrontare quest’avventura è quella del Near Future Design. Si parte da un concetto di base: il futuro non esiste! Il futuro è una performance che ci vede tutti coinvolti, attraverso ciò che immaginiamo e ciò che desideriamo!

In questa metodologia primo passo è creare una future map. La costruzione di una mappa del futuro comporta la combinazione di una ricerca tecnica/tecnologica insieme ad una etnografica/antropologica: qual’è lo stato delle arti e delle tecnologie? Cosa desideriamo come esseri umani? Come ci comportiamo, come cambia la nostra quotidianità con l’ingresso di nuove tecnologie? Quali sono le possibilità future, come si realizzerano tecnicamente e tecnologicamente? E ancora, come cambieranno esse stesse insieme alla società?

Tutto questo ci ha portato a definire 11 “assi del cambiamento” del sistema educativo e 5 ipotesi alla base della nostra idea progettuale:

1) Il sistema educativo ha un’alta barriera all’ingresso.

Se puoi permetterti le centinaia di migliaia di dollari (o euro che siano) per entrare nelle migliori scuole, per te non c’è nessuna crisi del sistema educativo. Avrai laboratori, corsi personalizzati, tutoring, mentoring, auditorium, biblioteche, attrezzature, eccetera.

2) I modelli educativi attuali si basano ancora sulla competizione piuttosto che sulla collaborazione. I sistemi competitivi, adeguati all’era industriale, non funzionano nell’era dell’informazione, della conoscienza e della comunicazione, basata su meccanismi collaborativi. Principi come l’accesso universale e l’inclusione sono fondamentali per la creazione di capitale sociale e l’avvento di un’economia della condivisione.

3) La conoscenza è un Commons!Questo sia perché, come sostiene Rifkin, permette costi marginali che tendono verso lo zero, sia perché, come sostiene Michel Bauwens, l’accesso a un Common della conoscenza è strategico e abilitante per la società nel suo insieme.

4) Nuovi modelli (percettivi e cognitivi) per l’educazione.I modi in cui impariamo, collaboriamo, lavoriamo, progettiamo e ci relazioniamo sono radicalmente cambiati: dalla convergenza di più discipline all’intersezione di ruoli differenti nel processo educativo, nel passaggio dagli atomi ai bit (e viceversa) la produzione di conoscenza e informazione diventa una performance culturale, interconnessa ed emergente a cui tutti prendiamo parte costantemente e in modo ubiquo.

5) Necessità di un nuova definizione di “valore”.Dalla pagina del progetto P2PValue, una definizione che ci ha ispirato: “Commons-based peer production (CBPP) is a new and increasingly significant model of social innovation based on collaborative production by citizens through the Internet”. Studiando questo modello, abbiamo capito la necessità di una nuova definizione di valore, capace di relazionarsi al benessere dell’ecosistema nel suo complesso: il prezzo di vendita sul mercato di prodotti o servizi non è sufficiente.

[3] Il progetto: cos’è e perché nasce la Knowpen Foundation

La carne al fuoco era tanta, ve ne siete già accorti, e non è stato semplicissimo riunire tutti i pezzi (ci abbiamo messo un po’…). Ma una cosa ci era chiara: nell’era della conoscenza e dell’informazione l’istruzione può diventare il motore di un cambiamento positivo per tutta l’umanità ed è solo grazie all’educazione, alla ricerca, alla possibilità di imparare, di creare che riusciremo ad uscire dalla crisi. Tagliando i fondi alla scuola stiamo perdendo una occasione enorme!

E’ qui che il nostro progetto è diventato per noi una necessità.

Coerentemente con la ricerca, nella scuola che stiamo progettando la conoscenza è un Bene Comune, e i suoi spazi sono permeabili. Si aprono alla città e alle comunità, ci si può collaborare da qualsiasi parte del mondo, in modo ubiquo: l’architettura, la scansione del tempo, le relazioni e i modi di socializzare mutano, dando vita ad una esperienza personalizzata in cui tutti potenzialmente possano essere studenti, professori, ricercatori, imprenditori.

Per realizzare questa visione e questo nuovo modello di scuola, come vi ha spiegato Alice nell’articolo precedente, abbiamo deciso di unirci in una fondazione: la KnOwpen Foundation (KF). Nel suo nome si incontrano il verbo “know” (conoscere) e “open” (aperto), la conoscenza che si apre.

La KF è un ecosistema in cui la conoscenza è un bene comune ed è allo stesso tempo l’entità amministrativa che ospita, preserva e promuovere l’ecosistema educativo che intendiamo attuare, creando nuove risorse e opportunità per il futuro.

Al suo interno la Fondazione funziona come una Wirearchy, modello organizzativo peer-to-peer, il cui fondatore è Jon Hudband, che abbiamo scelto dopo una lunga ed accurata analisi: un intero gruppo all’interno della classe si è dedicato solo a questo.

Siamo partiti da 7 modelli p2p individuandone 3 principali (Holacracy, Googleocracy e Wirearchy), e infine abbiamo scelto la Wirearchy, secondo noi il più adatto non solo ad attuare l’ecosistema che abbiamo immaginato, ma anche a prendere in considerazione i nuovi modelli cognitivi, comunicativi, relazionali ed operativi di persone nate e cresciute interagendo su Internet (consiglio di dare un occhio ai link che documentano la ricerca fatta perché è molto interessante).

L’ultimo ed essenziale elemento del nostro progetto sono i Koinoo, una moneta virtuale alternativa e mutualistica che misurerà la partecipazione di ognuno al benessere del Common. E’ proprio grazie ai Koinoo che cerchiamo di spostare la definizione di “valore” all’interno dell’ecosistema, nella direzione del benessere e della partecipazione, slegandolo dalle dinamiche strettamente economiche. I Kinoo sono un bene abbondante, non si producono, non si ottengono attreverso il “maining” come nel modello bit-coins: si assegnano mutualmente gli uni agli altri secondo la percezione del contributo che quella persona ha dato al benessere dell’ecosistema.

Riassumendo:

  • il ruolo della fondazione è quello di ospitare, conservare e promuovere la conoscenza comune, l’ecosistema, il modello della moneta e la Wirearchy: il modello organizzativo alla base dell’ecosistema;
  • Abbiamo deciso di creare una fondazione che ci permetterà di esplorare il nuovo futuro dell’educazione per alcuni motivi fondamentali. Nella situazione attuale, la scuola e tutto il sistema educativo fa parte di un’organizzazione e di un processo di tipo gerarchico. In alto governi e aziende trattano l’uno con l’altro per definire politiche e strategie che andranno ad applicarsi e ripercuotersi su studenti, professori, ricercatori e tutti coloro che fanno parte del sistema.

Tutto questo ha importanti implicazioni politiche, sociali ed economiche. Forse il problema più grande di questo modello sta nella rigidità e nell’incapacità di adattarsi alla trasformazione delle culture, delle società e dell’ambiente. È un sistema che difficilmente riesce a tener conto delle persone, dei desideri delle comunità, delle visioni, delle aspettative e dei comportamenti emergenti.

La trasformazione che proponiamo è dedicata alla creazione di un ambiente, uno spazio.

L’ambiente è il Knowledge Commons, protetto e promosso dalla Fondazione.

[4] Come funziona la Fondazione: la vita dell’ecosistema.

La conoscenza è quindi un bene comune preservato e promosso dalla Fondazione. Quest’ultima è aperta, accessibile e permeabile: tutti possono accedervi, e non è neanche necessario essere un membro interno per usufruire del Bene Comune.

Moltissime forme di relazione e interazione sono infatti possibili in questo ambiente: come ad esempio contribuire al Common, usando la conoscenza custodita dall’ecosistema, o producendo “Ricette” per esso. Sì, proprio ricette!

Le ricette sono particolari forme di “meta-conoscenza” che hanno lo scopo di suggerire in che modo mettere insieme, combinare, aggregare singole parti del Common. Come in cucina esse contengono degli ingredienti e delle istruzioni su come combinarli insieme per ottenere un certo risultato. Ci potranno essere delle ricette che consigliano un percorso per diventare un Designer, un Ingegnere, un Antropologo. Ricette su come costruire una sedia, un drone, un acceleratore di particelle. E così via.

Facciamo un esempio. Un soggetto interessato a produrre una sua ricetta potrebbe essere il ministero dell’Università e della ricerca, o qualsiasi altra istituzione governativa in un’altra parte del mondo.

In realtà, se ci pensiamo bene, queste istituzioni producono “ricette” di mestiere, erogandole sotto forma di piani di studio ufficiali, politiche, regolamenti e altro ancora. Riconosciamo le loro “ricette” valide e vincolanti sulla premessa che ci fidiamo di loro, affidandogli il ruolo di “manutentori” dei sistemi in cui scienze, discipline umanistiche e ricerca possono crescere e prosperare.

È una questione di fiducia e reputazione.

Tutto questo descrive una trasformazione particolare, secondo cui il sistema educativo diventa una sorta di “protocollo” (“Education as a Protocol”), proprio come Internet: una “rete di reti” cui è possibile partecipare adottando modalità specifiche, ma nella massima libertà, spontaneità e possibilità di interconnessione e relazione (proprio come nel modello della Wirearchy).

Nell’ecosistema, ogni forma di produzione include due elementi:

1) la conoscenza;

2) i progetti (per progetti intendiamo oggetti, prodotti, servizi, ecc.).

La conoscenza prodotta entra a far parte del bene comune. La parte restante può essere venduta, offerta, usata o altro, a discrezione dei produttori.

La conoscenza prodotta e confluita nel bene comune definisce il “valore” del “progetto” all’interno dell’ecosistema. Questo valore sarà riconosciuto attraverso l’assegnazione di un determinato numero di Koinoo da parte di altre persone che – se vorranno farlo – valuteranno in che modo, dal loro punto di vista, questo a contribuito al benessere dell’ecosistema.

Il Koinoo, la moneta alternativa, ha lo scopo di rendere percepibile e leggibile la creazione di valore interna all’ecosistema. Attraverso questa moneta alternativa vogliamo creare un nuovo modo di generazione di valore da pari a pari, basato sulla fiducia e la partecipazione. Questa moneta sarà utile per comprendere in modo immediato lo “stato di salute” dell’ecosistema. Infatti, al crescere della conoscenza, delle persone e del numero di connessioni si alzerà anche il numero di Koinoo generati dimostrando cosi il benessere dell’ecosistema o viceversa. Inoltre i Koinoo, riflettono anche l’impegno di ciascuno al benessere del Common favorendo di conseguenza dinamiche di interazione e produzione.

[5] Conclusioni

Come ho cercato di descrivere fino ad ora, la conoscenza è il bene comune su cui si basa il nostro progetto, e come tale esiste solo se costruito, protetto e promosso da tutte le persone.

Spero che grazie a questo articolo adesso il nostro progetto e la Fondazione che sorgerà nei prossimi mesi siano più chiari.

Questa è la storia di persone che si sono unite con una passione comune e con la voglia di creare un bene accessibile a tutti. Persone che hanno aderito ad un progetto perchè lo hanno sentito prorpio. Forse perchè il bene comune che stiamo creando e proteggendo riguarda tantissime persone. Siamo studenti, professori, ricercatori, professionisti, avvocati, ingegneri, figli e genitori che hanno capito che un sistema educativo libero e aperto è il futuro di ogni società!

Partecipa anche tu! Il futuro dell’educazione ci riguarda tutti!

Rudy Faletra,ISIA Firenze, Near Future Education Lab

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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