Dentro FABLE ; Una community sempre più connessa

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Ricordiamo gli appuntamenti di lavoro, le feste con gli amici, e gli eventi a cui siamo invitati grazie alla tecnologia. La velocità alla quale siamo abituati ci costringe a utilizzare i nostri smartphone in modo assiduo, costante. Siamo dipendenti, ci aiutano in ogni momento memorizzando cosa abbiamo avuto e avremo in programma. Per esempio, “Interessa l’evento? Inserisci partecipa e te lo ricorderò”.

A partire da metà gennaio sono riuscita a organizzarmi tra impegni ed eventi con un esame all’università, una Convention in un luogo e l’evento “giù al sud” per incontrare la community di Open BioMedical Initiative in un paesino di diecimila anime. Insomma, una settimana molto intensa in cui preparare tutto il necessario, dallo studio alle presentazioni è stato abbastanza complicato.

Sapevo che qualcuno teneva a me, e me l’avrebbe ricordato (per fortuna).

Sono sempre stata abituata a tenere un’agenda, dal diario delle elementari ad oggi, a scrivere insomma. Di solito utilizzo una bacheca nella quale ho la fotografia di ciò che mi serve: inserisco i miei appuntamenti settimanali, dei bigliettini da visita, o semplicemente un ricordo.Ultimamente però necessitavo di aggiungere un po’ di spazio e di riempire una parete troppo vuota e rovinata. Ho una memoria molto visiva e nonostante abbia qualcuno che mi ricorda dove devo essere, ho bisogno di scrivere con la mia matita ergonomica. Collegamenti di frecce, colori diversi, nomi sono importanti nella mia mente e costruiscono per me una rete nella quale io posso divincolarmi come meglio voglio.Per questo per il nuovo anno ho comprato una lavagna magnetica: per studiare, per ragionare, per creare.

Attraverso associazioni, prove, e schemi sono riuscita a concentrarmi maggiormente e costruire storie.La prima conteneva al suo interno oggetti analogici (ad esempio un bellissimo righello per mancini) e innovativi (un apribarattoli automatico), strade da imboccare, e mani stampate in 3D aggiornate.

NUOVI SENSORI PER LA MIA MANINA

Un paio di settimane fa, infatti, ho incontrato il team milanese di Open BioMedical Initiative, per eseguire nuovi test. Vi ricordate il famoso segnale che raggiunge il muscolo della mia manina? (Il post qui). Ora viene captato da una nuova scheda, la quale gestisce i sensori capacitivi, molto più sensibili alla differenza di capacità, funzionano come il touch per lo smartphone.Fable si muove grazie al sensore che rileva la differenza di segnale dovuta alla presenza del corpo umano.

Il software Arduino muove i servomotori. Attraverso cosa? Un bellissimo cilindro di cartone costruito in istantanea per simulare l’avambraccio che prossimamente sarà preparato dal volontario designer Riccardo Gatti.

Successivamente una serie di foto sono state pubblicate sui social network. Testimoniavano gli aggiornamenti di Fable in un modo alternativo, in tempo reale.

Per partecipare virtualmente al dietro le quinte della costruzioni di un dispositivo biomedicale e condividere la conoscenza dei volontari.

Conoscenza che ha raggiunto anche un altro luogo, a mia sorpresa. Il mondo è veramente piccolo ed è insolito che realtà operanti in luoghi così apparentemente diversi e distanti siano sintonizzate sulla stessa lunghezza d’onda, quando è la possibilità la chiave giusta. Si parla di tecnologie esponenziali, per creare effetti più che positivi sulla vita di ciascuno di noi, sulla potenzialità dunque di rendere unico un oggetto di design quale può essere una protesi, personalizzabile e in luoghi impensabili, collegarsi a nuove realtà aggiungendone valore e disponibilità di collaborazione. Ho partecipato come testimonial al primo incontro di Singularity University presso Mediolanum Corporate University per trasmettere ciò in cui credo fermamente: ovvero il valore della concretezza, anche in Italia.

STORIE CONDIVISE, PIU’ DIREZIONI

Grazie ad ogni singolo strumento tecnologic0 semplice o complesso che sia, che aiuta la trasformazione di un’azione quotidiana. Come può essere un polsino da tennista usato in un modo differente, creandone un piccolo astuccio portapenne e tentare di scrivere con la propria manina destra. Storie condivise, scambi di mano, attività. Trasformare a piccoli passi, attraverso più direzioni, ciascuna materia.

Ecco perché su un foglio o su una lavagna non importa, inseriamo delle parole, utili per memorizzare e prendere nuove direzioni, per assegnare nuovi compiti. Insieme.

“Brainstorming, tecnica creativa di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema che vede l’organizzare di una riunione in cui ogni partecipante espone soluzioni (Wikipedia)”.

Così viene definito il pensiero, e l’opinione che ognuno di noi ha. E’ stato importantissimo, dapprima on-line nella Community di OBM Initiative, dove ognuno può raggiungerla, successivamente la semplicità di ritrovare un amico dopo tanto tempo è qualcosa di aggiuntivo, diverso, penso: questa è la seconda storia. Rendere tangibile e concreto il lavoro di ciascun team attraverso il primo evento dell’anno per ispirare l’innovazione ad Atri, città natale di Bruno Lenzi, fondatore dell’iniziativa in cui la presentazione dei progetti, e gli impegni per il prossimo futuro sono stati seguiti da una giornata ricca e fondamentale per tutti noi volontari. A partire dal “Come ti chiami? Quali sono le tue passioni, Qual è il tuo reale lavoro, perché hai deciso di diventare membro attivo della community?” alla divisione di ciascun gruppo in progetti tecnici, all’editoriale OBM News, a quello legale. Per la condivisione di idee, per porre le basi e ricominciare una nuova tappa del cammino insieme.

Sopra i tavoli c’erano elettrodi, penne, computer, macchine fotografiche, zaini, fili, arduini, protesi da unire con i pezzi di dita. Sono stati svolti workshop, sulla stampa 3D e un meeting riguardo la nuova realtà esistente che opera a fianco della community vera e propria sul portale di Google +. E’ possibile iscriversi presentando le proprie competenze e il proprio background, esporre le proprie idee iniziali, condividerle attraverso post per trovare all’interno membri interessati ad appoggiare il progetto e formare perché no, un nuovo team.

Ad oggi i membri iscritti sono un centinaio. Nel corso dei mesi sono stati proposti dieci progetti di cui quattro in evoluzione.

La domanda che il più delle volte mi viene rivolta rispetto a Open BioMedical Initiative è la seguente: “Dove ha sede?” In realtà una sede unica OBM non ce l’ha, precisa. La maggior parte dei membri attivi dell’iniziativa, come me, l’ha conosciuta grazie a Internet, ai gruppi sui social network, al passaparola nell’ambito biomedicale. E’ nata come una community online globale per il semplice scopo che in un modo o nell’altro si ricevesse un aiuto indipendentemente dalla città in cui si vivesse, e soprattutto si potesse lavorare assieme abbattendo ogni barriere fisica esistente. Successivamente, il viaggio ha portato con sé nuovi sguardi attraverso i singoli eventi, e gli incontri con i volontari prima online per definire lo stato dei lavori dei singoli progetti, poi offline, attraverso le prove.

Abbiamo ritrovato l’importanza dell’incontro reale, nessuno schermo, nessuna Skype call, solo persone.

Dove? In un vecchio orfanotrofio e una scuola industriale ristrutturata in una piccola città abruzzese. Online rimanevano post e foto pubblicati sui social network, per documentare la giornata di workshop. Offline il resto.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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