Il lunedì è il primo giorno della settimana. Il più difficile, per tutti. Difficile spegnere la sveglia, difficile alzarsi dal letto, difficile cominciare la giornata. Di solito abbiamo bisogno di un caffè e dentro la testa siamo convinti che ci aiuterà. Siamo già stanchi. Velocità e lentezza si alternano, e noi ne siamo dipendenti. Questo, del resto, è il meccanismo di ogni giorno, ma non ce ne accorgiamo. Perché la settimana è già cominciata. Positiva o negativa che sia. Scegliamo noi con quale intenzione, sempre.
Foto: totallytop10.com
Per esempio, decidere se vale veramente la pena aderire alla Community di OBM Initiative su Google Plus. Un’idea folle, ve lo dico, per chi non è pratico. A partire dalle domande esistenziali e dai problemi tecnici iniziali.
Dopo una presentazione, doverosa e troppo lunga, forse ho capito come funziona il meccanismo. Importante: essere sempre connessi. Le notifiche si mostreranno ad ogni commento.
Scorrendo le pagine sbircio i volontari dietro a quella bacheca, e scopro che ad un certo punto avevano pure parlato della sottoscritta.
Mi sorprendo di come le cose, nel giro di pochi giorni, abbiano preso ritmo.
E allora do un’occhiata qua e là per trovare indizi; insomma, va bene essere la ragazza a cui serve la mano, ma gli argomenti di cui parlare sono tantissimi e non riguardano solo “cose che mancano”. Compaiono articoli di biomedica, progetti protesici per animali, simulazioni, circuiti ed elettrodi. Mi sono resa conto che non potevo permettermi di essere proprio una novellina, dovevo saperne di più.
In fondo sono sempre stata curiosa di come OBM Initiative, nata nove mesi fa, sia riuscita a diventare sempre più grande ispirandosi alla realtà già presente.
Google Drive in questa storia ne è fiero partecipe (anche lui, sì). Un mondo particolare quello: per aprire documenti, bisogna ricevere le credenziali di accesso divise per i vari progetti così da ottimizzare l’organizzazione. Ci si muove in una giungla di documenti e cartelle in cui, come in un videogioco, si sbloccano i livelli. Una giungla che mi costringe a fermarmi, a comprendere. Collegamenti a siti di aziende che non sono aziende, ma progetti e poi persone. Una serie di variabili possibili che a pensarle, giuro, non si può.
Accorgersi che ci sono altre ragazze, in questo mondo, che vivono la tua medesima situazione.
E nonostante la disabilità non indossano la protesi.
Come Grace, una ragazza inglese, famosa per aver dato vita a un blog e un canale Youtube insieme alla sorella dal titolo Mandeville’s sisters. Lei non ne ha mai voluto sapere di allungare la propria manina e per la prima volta, la settimana scorsa, ha indossato al Weareable Technology Show di Londra una protesi tutt’altro che sofisticata: stampata in 3D, con Swarovski annessi.
La protesi stampata in 3D realizzata da Open Bionics per Grace Mandeville. Foto: openbionics.com
Altre persone, invece, si sentono a loro agio indossandola. Stessa malformazione, Angel Giuffria, attrice e modella che pensavamo italiana, e invece statunitense, ha sfoggiato sui social una protesi elettromeccanica. Si chiama “Bebionic” ed è la prima disegnata per sole donne, dalla forma più piccola ed esile.
La protesi di “Advanced Arm Dynamics” indossata da Angel Giuffria.
La bellezza e l’eleganza, del resto, non vengono e non devono essere affatto dimenticate. Perché se con le protesi precedenti mi domandavo “Come farò mai a portarla? Il colore della pelle è da vecchi”, ora si può fare qualcosa di più, adattando e personalizzando secondo desideri e gusti. Ed è questo che cerca di fare OBM Initiative con i documenti “Drive” condivisi tra i suoi membri. Anche nel mio caso, entrando in azione per inserire i punti fondamentali della futura mano. A mezzanotte, mamma scannerizza tutti i fogli delle vecchie protesi, quelle che ho usato per qualche mese a giorni alterni. Le fotografa e le inoltra.
Dunque il passato. Un passato, direttamente trasformato in presente, che serve a progettare il futuro.
Una domanda: “Come vorresti che fosse la tua protesi?”“Posso scegliere? Dite veramente?”
“Comfort, ergonomia, fissaggio, tutto quello che ti passa per la testa può essere utile per aiutarci e capire.” Cosa voler di più? Ho scritto la lista dei desideri come una bambina che compila la sua lettera per Babbo Natale. E pensando a lungo termine ho inserito tutto. Forse è per questo che ho procurato loro un po’ di spavento. Questo, del resto, significa essere un attivo partecipante della community e che vuole far suo lo strumento che poi indosserà.
La community OBM su Google
E ce ne sono ogni giorno di notifiche in quel gruppo Google Plus. Tante idee, tante risorse. Per qualunque dubbio si scrive e si dialoga. Il team sta provvedendo ai segnali, o a quella roba che chiamano così e che non ho ancora capito bene cosa sia. Insomma, io cerco di imparare e di godermela un po’ prima di provare l’ebbrezza di avere due mani. Strano a dirsi. E intanto faccio con un braccio solo, tecnicamente uno e mezzo (preciso per eventuali domande). Perché è così che si impara.
Nonostante il mondo richieda una fretta maggiore, ho imparato ad accettare che non è brutto metterci più tempo a fare le cose; dopo, infatti, si ha più soddisfazione.
OBM Initiative è una squadra fortissima, ognuno collabora con la propria andatura. Sono quasi tutti insonni eh, ma sono costantemente in marcia per costruire una base forte e sicura su cui lavorare. Il lunedì* forse non piacerà a nessuno. Perché suona la sveglia prima, perché il tempo vola, perché il tram ritarda, perché fuori piove. Ma allora… perché scegliere di pubblicare proprio questo giorno? Non abbiamo deciso, sono state le coincidenze a far cadere una data periodica il primo giorno della settimana. Senza troppe domande ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cominciato. Con determinazione e coraggio. Il lunedì, alla fine, è un giorno solo apparentemente così difficile.
FABIA TIMACO29 marzo 2015
(*Questo post è un re-blog. Qui il post originale pubblicato sul sito della Fondazione Make in Italy. Da domani, ogni lunedì, il diario di Fabia arriva su CheFuturo!)