Senza passione per un tema non si scrive bene e non si conquista il pubblico, ma senza l’attitudine a scrivere per il web non si verrà mai più letti. Oggi che tutti viviamo in un ambiente digitale e multimediale, imparare a usare gli strumenti che ci consentono di essere comunicatori a tutto tondo è importante. Per raggiungere questo obiettivo il futuro giornalista deve conoscere i social media, padroneggiare app e strumenti per trasformarsi alla bisogna in regista-fotografo-montatore, saper fare ricerche complesse in motori e archivi online, diventare un esperto di dati, magari capace di realizzare un’infografica, essere un po’ storico e un po’ cartografo, e avere qualche nozione di storytelling. Insomma deve riassumere in sé skills e nozioni che lo aiutino ad esprimere al meglio la propria narrazione in rapporto alle aspettative del pubblico.
E tuttavia, nonostante questo, viene prima la scrittura.
Come si scrive un articolo
Per scrivere un articolo la prima cosa è diventare capaci di tradurre un fatto in una notizia. Oppure di trasformare un tema in una storia da raccontare e che qualcuno vorrà leggere. Per farlo occorre sensibilità, conoscenza del pubblico e dei temi. E si tratta di attitudini che vanno sviluppate con l’esperienza, con la pratica sistematica del leggere e dello scrivere, sapendo che l’obiettivo della comunicazione è appunto, comunicare.
Niente parole e sigle strane, niente perifrasi, pochi aggettivi, pensieri brevi e ben punteggiati sono la base della scrittura giornalistica
Conoscere il tema e sapere organizzare in maniera gerarchica cosa si vuole dire è fondamentale. La scrittura e quindi la lettura procedono da un prima a un dopo, hanno un inizio e una fine, usano nessi di causalità che si riflettono nell’uso della sintassi e della grammatica.
Acquisite queste competenze che aiutano a buttare giù uno storyboard (anche multimediale), ovviamente non si deve derogare alle regole del giornalismo tradizionale, bisogna sempre saper decidere tra un titolo enunciativo e connotativo, capace di indicare e sintetizzare il contenuto dell’articolo oppure scegliere titoli paradigmatici che mirano a provocare un effetto sul lettore, a convincerlo, orientarlo, perfino a scioccarlo (Barbano, Sassu, 2014). Il nostro scrittore dovrà essere bravo a scegliere un lead diverso se vuole riferire fatti in maniera oggettiva o partire da una dichiarazione. Ma può anche decidere di portare il lettore in media res o addirittura porsi in relazione dialettica col lettore, magari facendogli una domanda a cui lo stesso scrittore risponderà nel “pezzo”. Poi, forse è scontato dirlo, ma ricordiamo che esistono delle regole etiche e deontologiche da rispettare e riguardano la lealtà nella raccolta delle informazioni, l’essenzialità della notizia, il rispetto della privacy, del diritto d’autore e così via.
E questo discorso vale per i web content manager, per gli addetti stampa, i giornalisti del web e della carta, perfino per i pubblicitari e i marketing manager: vale per chiunque deve farsi capire scrivendo. Ben sapendo che prima o poi quello che abbiamo scritto finirà su di un sito, in un canale telegram o sui social network sotto forma di link o di snippet, di sintesi o di copiaincolla. Perciò mettiamoci l’animo in pace: chiunque lavori con la scrittura sa che deve scrivere per il web. Perché? Perché il pubblico ormai sta lì e tutti fanno a gomitate per acchiapparlo.
WEB CONTENT EDITOR
In sintesi: chi scrive oggi deve essere capace di ripensarsi come web content editor. Non fatevi spaventare dalla definizione: uno specialista di contenuti web è prima di tutto un professionista capace di utilizzare le tecniche di scrittura tradizionali e di adattarle al contesto del web. Però è anche un conoscitore di Internet, del suo linguaggio, dei suoi servizi, dei suoi utenti.
Il suo modo di lavorare, la sua “routine produttiva”, è necessariamente diversa dal passato perché le sue fonti, il suo ufficio, la sua redazione, il suo veicolo di diffusione è il cyberspace, ed è fatto di siti, statici e interattivi, di piattaforme di blogging e microblogging, social media, social network, aggregatori di notizie e software wiki. Lo specialista dei contenuti web lavora presso una sorta di tipografia universale, un’edicola distribuita che è anche una biblioteca mondiale, dalla quale ci si rivolge a un pubblico virtualmente globale che può interagire con lui attraverso canali diversificati in qualsiasi momento. Perciò deve ricordare che non scrive sull’acqua come diceva Indro Montanelli. Quello che pubblica è fatto per restare, almeno nella memoria dei motori di ricerca.
È in questo trade-off professionale e produttivo che chi scrive oggi sperimenta tutte le difficoltà di comunicare contenuti di qualità con una tecnica di comunicazione ritagliata su di un pubblico che solo in parte è sovrapponibile a quello giornalistico in senso stretto.
Come si scrive per il web
Il successo di un contenuto è sempre dato dall’incrociarsi di fattori come A) il contenuto, e quindi la scelta dell’argomento, l’attualità, la profondità, la qualità di quello che si scrive e di come lo si scrive; B) il contenitore, e cioè il mezzo di produzione e di diffusione dei contenuti, la piattaforma tecnica di pubblicazione, la testata, la rilevanza, la credibilità e i vincoli dell’organizzazione proprietaria del contenitore; C) le caratteristiche dell’audience e quindi la sua conoscenza dettagliata.
Su Internet forma e contenuto non sono separabili. Ma è bene ribadire che anche se il professionista è uno storyteller transmediale, prima di tutto deve essere bravo a scrivere. E scrivere in italiano corretto. Deve sapere offrire qualcosa che può essere utile agli altri e quindi immaginare, costruire e poi interloquire con la comunità dei lettori/fruitori/autori, cercando di imparare a conoscerla giorno per giorno. Ovviamente deve avere dimestichezza con tutti gli strumenti che la rete gli offre per organizzare i contenuti, arricchirli di elementi multimediali, studiare i flussi di lettura e i modelli di engagement del pubblico. Deve essere bravo nel fact checking, non copiare mai, non usare uno stile troppo rigido e sopratutto se sbaglia, deve sapere chiedere scusa.
10 dritte per farsi leggere sul web
A questo proposito è bene ricordare che il successo di un pezzo non dipende mai soltanto dalla sua qualità. In maniera un po’ grossolana possiamo dire che il 50% del successo di un testo dipende dal titolo (in senso semiotico parliamo di testi scritti, audio-visivi e ipermediali) e nel caso di testi scritti molto dipende dal teaser, dal catenaccio, e dal lead. Il 30% dipende dalle strategie di growth hacking e quindi dall’applicazione dei principi SEO, dalla scelta dei tag, dal seeding efficace e dall’advertising. Solo il 20% dipende dal contenuto vero e proprio. Per aumentare il valore del contenuto quando si scrive il web è importante seguire queste poche, semplici regole.
- Evitare testi troppo lunghi (tranne quando scegliamo i longform, abbiamo tutti troppe cose da leggere e la competizione è durissima)
- Evitare le personalizzazioni (a meno che non si tratti di un’autorità nel settore, possono intervenire in fase di seeding o di diffusione)
- Verificare sempre le fonti (attenti ai pozzi avvelenati, copiare qualcosa di sbagliato rende ridicoli)
- Non esagerare coi dettagli (ma fornire sempre dei riferimenti credibili, meglio se da fonti primarie)
- Scovare e usare delle belle foto a corredo dei testi (verificando la liceità e cioè i diritti degli autori)
- Non inzeppare il testo di link (una media di 3/5 va bene)
- Ricordare che la metà del traffico è ormai su smartphone, il 20 su tablet e il 30 su pc (queste percentuali cambiano durante la giornata)
- Considerare che il tempo medio di lettura di un post online è variabile tra 1 e 3 minuti (ma dipende molto dalla piattaforma e dalla tipologia: news, short o long stories, inchieste)
- Immaginare un pubblico più vasto di quello a cui ci si rivolge (non conosceremo mai perfettamente il nostro pubblico e dobbiamo puntare sempre ad ampliarlo)
- Non essere ossessionati dal numero di like, fan e follower: non esiste nessuna proporzione diretta tra quei numeri e la quantità di quelli che vi leggono
Dai mass media ai narrow media, con un pizzico di citizen journalism
Questa figura ibrida di scrittore/scrittrice, oltre a padroneggiare la tecnica giornalistica deve aver appreso la prima lezione del civic journalism: “i comunicatori non professionisti ne sanno di più di te.” Perciò, oggi che viviamo in quella che Lawrence Lessig ha definito la Read/Write Cuture, forse la sfida più importante riguarda l’accettazione del cambiamento dell’audience tradizionale, che assume un ruolo attivo nella produzione di informazioni nel commentare e raffinare le notizie. Ma non è l’ultima: diverse soluzioni tecnologiche e organizzative influenzeranno il suo lavoro nei prossimi anni. Sono i “bot” con cui è possibile organizzare e pubblicare news e contenuti sui canali digitali delle app per smartphone. Questi contenuti sono fortemente personalizzati e usano tecniche push verso il pubblico, ma dandogli occasione di interagire con essi.E poi ci sono i robot-journalist. Grazie al machine learning migliorano costantemente le loro prestazioni e se adesso pubblicano solo articoli sportivi e bollettini finanziari possiamo immaginare che nel futuro svilupperanno vere e proprie capacità narrative.Sarà una bella sfida e sarà tutta giocata sul grado di conoscenza del nostro pubblico e sull’osservanza di poche, semplici regole, per farsi leggere.
ARTURO DI CORINTO*Roma, 7 Agosto 2016
* Docente di tecniche di giornalismo, Link Campus University