Dieci dritte per scrivere sul web (e riuscire a farsi leggere)

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Senza passione per un tema non si scrive bene e non si conquista il pubblico, ma senza l’attitudine a scrivere per il web non si verrà mai più letti. Oggi che tutti viviamo in un ambiente digitale e multimediale, imparare a usare gli strumenti che ci consentono di essere comunicatori a tutto tondo è importante. Per raggiungere questo obiettivo il futuro giornalista deve conoscere i social media, padroneggiare app e strumenti per trasformarsi alla bisogna in regista-fotografo-montatore, saper fare ricerche complesse in motori e archivi online, diventare un esperto di dati, magari capace di realizzare un’infografica, essere un po’ storico e un po’ cartografo, e avere qualche nozione di storytelling. Insomma deve riassumere in sé skills e nozioni che lo aiutino ad esprimere al meglio la propria narrazione in rapporto alle aspettative del pubblico.

E tuttavia, nonostante questo, viene prima la scrittura.

Come si scrive un articolo

Per scrivere un articolo la prima cosa è diventare capaci di tradurre un fatto in una notizia. Oppure di trasformare un tema in una storia da raccontare e che qualcuno vorrà leggere. Per farlo occorre sensibilità, conoscenza del pubblico e dei temi. E si tratta di attitudini che vanno sviluppate con l’esperienza, con la pratica sistematica del leggere e dello scrivere, sapendo che l’obiettivo della comunicazione è appunto, comunicare.

Niente parole e sigle strane, niente perifrasi, pochi aggettivi, pensieri brevi e ben punteggiati sono la base della scrittura giornalistica

Conoscere il tema e sapere organizzare in maniera gerarchica cosa si vuole dire è fondamentale. La scrittura e quindi la lettura procedono da un prima a un dopo, hanno un inizio e una fine, usano nessi di causalità che si riflettono nell’uso della sintassi e della grammatica.

Acquisite queste competenze che aiutano a buttare giù uno storyboard (anche multimediale), ovviamente non si deve derogare alle regole del giornalismo tradizionale, bisogna sempre saper decidere tra un titolo enunciativo e connotativo, capace di indicare e sintetizzare il contenuto dell’articolo oppure scegliere titoli paradigmatici che mirano a provocare un effetto sul lettore, a convincerlo, orientarlo, perfino a scioccarlo (Barbano, Sassu, 2014). Il nostro scrittore dovrà essere bravo a scegliere un lead diverso se vuole riferire fatti in maniera oggettiva o partire da una dichiarazione. Ma può anche decidere di portare il lettore in media res o addirittura porsi in relazione dialettica col lettore, magari facendogli una domanda a cui lo stesso scrittore risponderà nel “pezzo”. Poi, forse è scontato dirlo, ma ricordiamo che esistono delle regole etiche e deontologiche da rispettare e riguardano la lealtà nella raccolta delle informazioni, l’essenzialità della notizia, il rispetto della privacy, del diritto d’autore e così via.

E questo discorso vale per i web content manager, per gli addetti stampa, i giornalisti del web e della carta, perfino per i pubblicitari e i marketing manager: vale per chiunque deve farsi capire scrivendo. Ben sapendo che prima o poi quello che abbiamo scritto finirà su di un sito, in un canale telegram o sui social network sotto forma di link o di snippet, di sintesi o di copiaincolla. Perciò mettiamoci l’animo in pace: chiunque lavori con la scrittura sa che deve scrivere per il web. Perché? Perché il pubblico ormai sta lì e tutti fanno a gomitate per acchiapparlo.

WEB CONTENT EDITOR

In sintesi: chi scrive oggi deve essere capace di ripensarsi come web content editor. Non fatevi spaventare dalla definizione: uno specialista di contenuti web è prima di tutto un professionista capace di utilizzare le tecniche di scrittura tradizionali e di adattarle al contesto del web. Però è anche un conoscitore di Internet, del suo linguaggio, dei suoi servizi, dei suoi utenti.

Il suo modo di lavorare, la sua “routine produttiva”, è necessariamente diversa dal passato perché le sue fonti, il suo ufficio, la sua redazione, il suo veicolo di diffusione è il cyberspace, ed è fatto di siti, statici e interattivi, di piattaforme di blogging e microblogging, social media, social network, aggregatori di notizie e software wiki. Lo specialista dei contenuti web lavora presso una sorta di tipografia universale, un’edicola distribuita che è anche una biblioteca mondiale, dalla quale ci si rivolge a un pubblico virtualmente globale che può interagire con lui attraverso canali diversificati in qualsiasi momento. Perciò deve ricordare che non scrive sull’acqua come diceva Indro Montanelli. Quello che pubblica è fatto per restare, almeno nella memoria dei motori di ricerca.

È in questo trade-off professionale e produttivo che chi scrive oggi sperimenta tutte le difficoltà di comunicare contenuti di qualità con una tecnica di comunicazione ritagliata su di un pubblico che solo in parte è sovrapponibile a quello giornalistico in senso stretto.

Come si scrive per il web

Il successo di un contenuto è sempre dato dall’incrociarsi di fattori come A) il contenuto, e quindi la scelta dell’argomento, l’attualità, la profondità, la qualità di quello che si scrive e di come lo si scrive; B) il contenitore, e cioè il mezzo di produzione e di diffusione dei contenuti, la piattaforma tecnica di pubblicazione, la testata, la rilevanza, la credibilità e i vincoli dell’organizzazione proprietaria del contenitore; C) le caratteristiche dell’audience e quindi la sua conoscenza dettagliata.

Su Internet forma e contenuto non sono separabili. Ma è bene ribadire che anche se il professionista è uno storyteller transmediale, prima di tutto deve essere bravo a scrivere. E scrivere in italiano corretto. Deve sapere offrire qualcosa che può essere utile agli altri e quindi immaginare, costruire e poi interloquire con la comunità dei lettori/fruitori/autori, cercando di imparare a conoscerla giorno per giorno. Ovviamente deve avere dimestichezza con tutti gli strumenti che la rete gli offre per organizzare i contenuti, arricchirli di elementi multimediali, studiare i flussi di lettura e i modelli di engagement del pubblico. Deve essere bravo nel fact checking, non copiare mai, non usare uno stile troppo rigido e sopratutto se sbaglia, deve sapere chiedere scusa.

10 dritte per farsi leggere sul web

A questo proposito è bene ricordare che il successo di un pezzo non dipende mai soltanto dalla sua qualità. In maniera un po’ grossolana possiamo dire che il 50% del successo di un testo dipende dal titolo (in senso semiotico parliamo di testi scritti, audio-visivi e ipermediali) e nel caso di testi scritti molto dipende dal teaser, dal catenaccio, e dal lead. Il 30% dipende dalle strategie di growth hacking e quindi dall’applicazione dei principi SEO, dalla scelta dei tag, dal seeding efficace e dall’advertising. Solo il 20% dipende dal contenuto vero e proprio. Per aumentare il valore del contenuto quando si scrive il web è importante seguire queste poche, semplici regole.

  1. Evitare testi troppo lunghi (tranne quando scegliamo i longform, abbiamo tutti troppe cose da leggere e la competizione è durissima)
  2. Evitare le personalizzazioni (a meno che non si tratti di un’autorità nel settore, possono intervenire in fase di seeding o di diffusione)
  3. Verificare sempre le fonti (attenti ai pozzi avvelenati, copiare qualcosa di sbagliato rende ridicoli)
  4. Non esagerare coi dettagli (ma fornire sempre dei riferimenti credibili, meglio se da fonti primarie)
  5. Scovare e usare delle belle foto a corredo dei testi (verificando la liceità e cioè i diritti degli autori)
  6. Non inzeppare il testo di link (una media di 3/5 va bene)
  7. Ricordare che la metà del traffico è ormai su smartphone, il 20 su tablet e il 30 su pc (queste percentuali cambiano durante la giornata)
  8. Considerare che il tempo medio di lettura di un post online è variabile tra 1 e 3 minuti (ma dipende molto dalla piattaforma e dalla tipologia: news, short o long stories, inchieste)
  9. Immaginare un pubblico più vasto di quello a cui ci si rivolge (non conosceremo mai perfettamente il nostro pubblico e dobbiamo puntare sempre ad ampliarlo)
  10. Non essere ossessionati dal numero di like, fan e follower: non esiste nessuna proporzione diretta tra quei numeri e la quantità di quelli che vi leggono

Dai mass media ai narrow media, con un pizzico di citizen journalism

Questa figura ibrida di scrittore/scrittrice, oltre a padroneggiare la tecnica giornalistica deve aver appreso la prima lezione del civic journalism: “i comunicatori non professionisti ne sanno di più di te.” Perciò, oggi che viviamo in quella che Lawrence Lessig ha definito la Read/Write Cuture, forse la sfida più importante riguarda l’accettazione del cambiamento dell’audience tradizionale, che assume un ruolo attivo nella produzione di informazioni nel commentare e raffinare le notizie. Ma non è l’ultima: diverse soluzioni tecnologiche e organizzative influenzeranno il suo lavoro nei prossimi anni. Sono i “bot” con cui è possibile organizzare e pubblicare news e contenuti sui canali digitali delle app per smartphone. Questi contenuti sono fortemente personalizzati e usano tecniche push verso il pubblico, ma dandogli occasione di interagire con essi.E poi ci sono i robot-journalist. Grazie al machine learning migliorano costantemente le loro prestazioni e se adesso pubblicano solo articoli sportivi e bollettini finanziari possiamo immaginare che nel futuro svilupperanno vere e proprie capacità narrative.Sarà una bella sfida e sarà tutta giocata sul grado di conoscenza del nostro pubblico e sull’osservanza di poche, semplici regole, per farsi leggere.

ARTURO DI CORINTO*Roma, 7 Agosto 2016

* Docente di tecniche di giornalismo, Link Campus University

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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