Non parlatemi più di “disruption”.È la parola di moda. Mercoledì scorso sono stata al Banking Summit 2015 e non c’è una banca, una, che non abbia un progetto “veramente disruptive” non dico in corso (sono sempre banche italiane!) ma almeno a piano.Chi mi conosce lo sa: sono filo-anglosassone e anglofona. Ma questo è un abuso.Il Collins online porta questa definizione:
disruption[dɪsˈrʌpʃ[/ə]n] n (see vb) interruzione f; caos m; scombussolamento
Che ci sia caos nella strategia delle banche (ma anche di altre aziende) italiane è sicuramente un fatto.Non potremmo usare un più rassicurante “rifondazione”? O refoundation o transformation se proprio vogliamo usare l’inglese?
Di questo c’è bisogno, non di caos. C’è bisogno di competenze, a cominciare dai CdA dove l’analfabetismo digitale in Italia è imbarazzante.
C’è bisogno di una strategia digitale solida, e poi soprattutto di messa a terra.
Perché è vero che sono la prima a dire che bisogna pensare in grande. Ma ad un certo punto ci vuole la concretezza del fare. Per fare azienda e non alimentare bolle “modaiole”.
Basta disruption. Parliamo di execution.