C’è molto vetro nella biblioteca Dokk1 di Aarhus, in Danimarca. È la forza della trasparenza di una struttura che vuole apparire aperta da ogni punto di vista. Già, perché Dokk1 non conosce orari di chiusura. Rimane aperta al pubblico anche di notte per chiunque mostri il tesserino a uno scanner all’entrata e diventa così punto di riferimento della vita culturale della città, soprattutto per la popolazione più giovane.
Struttura innovativa in un porto riqualificato
La biblioteca ha da poco compiuto un anno. Al suo interno non solo libri, ma anche caffetterie, sale proiezioni, aule studio e molto altro. Dokk1 è solo un tassello dell’opera di riqualificazione del porto di Aarhus ed è stata progettata da Schmidt Hammer Lassen Architects. Prima della sua apertura, la zona in cui si trova la struttura era completamente industriale.
Oggi è uno spazio che è stato restituito alla città e ai suoi abitanti: «Dokk1 è stata una calamita per il pubblico e ha attirato in quest’anno 1,3 milioni di visitatori che per una città di 330mila abitanti è davvero una cifra notevole. Abbiamo organizzato più di 2.000 piccoli e grandi eventi, molti dei quali in collaborazione con altri attori non commerciali come scuole, ong, università, gruppi culturali», spiega a Che Futuro Rolf Hapel, direttore delle biblioteche cittadine di Aarhus.
Dokk1, l’open library aperta anche di notte
La biblioteca è in sostanza sempre fruibile e, proprio dall’uso che i suoi frequentatori ne fanno, vuole imparare anche a migliorarsi e a modificare gli aspetti che non funzionano. L’innovazione rappresentata dalla biblioteca ha di sicuro attirato molti più visitatori di una normale struttura, ma il direttore Hapel ci tiene a precisare che il fermento culturale ad Aarhus è stato sempre vivo: «La vecchia biblioteca registrava più di 500mila visite all’anno, più dell’Old Town Museum.
Ma con Dokk1 siamo passati a un altro livello e i gruppi che vediamo più spesso ora sono formati da studenti, genitori con i loro figli, rifugiati e immigrati».
Noi abbiamo avuto la visione di creare un posto per lo sviluppo e l’ispirazione umana e abbiamo messo meno enfasi su libri e tecnologia
Potrebbe sembrare che solo un Paese del nord Europa come la Danimarca, con uno spiccato senso civico e una grande partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica, possa permettersi un’esperienza come quella di Dokk1. Hapel è però convinto che in tutti i Paesi sviluppati l’esperimento Dokk1 potrebbe essere replicato: «Noi abbiamo avuto la visione di creare un posto per lo sviluppo e l’ispirazione umana e abbiamo messo meno enfasi su libri e tecnologia.
Questo significa che ci siamo concentrati su una buona acustica, un’atmosfera gradevole, un buon panorama. Abbiamo poi creato uno spazio grande per i bambini e le loro famiglie dove il concetto di gioco è presente in ogni angolo.
La fiducia nel settore pubblico che fa funzionare Dokk1
Anche se per noi una libreria sempre aperta e pronta a ospitare bambini che corrono e giocano assomiglia a un sogno irrealizzabile, quello dell’open library non è un concetto nuovo per il sistema danese. È dal 2010 che il governo si impegna per rendere le biblioteche accessibili a tutti oltre i normali orari di apertura. E oggi sono 250 su 450 le strutture che hanno già messo in atto questa strategia: «La società danese è una società in cui le persone si fidano in generale l’una dell’altra e del settore pubblico. Perciò le esperienze delle open libraries sono state nel complesso positive, con pochissime eccezioni. Ad Aarhus ci sono altre 18 biblioteche che sono aperte di notte e solo in due di queste siamo dovuti intervenire per degli incidenti dovuti a gruppi di giovani che avevano organizzato delle feste. I vantaggi di questo tipo strutture sono molto più notevoli degli incidenti sporadici», commenta ancora Hapel.
Una biblioteca ecosostenibile e accessibile a tutti
L’edificio in cui si trova Dokk1 è completamente ecosostenibile. Sul tetto della struttura è presente un impianto fotovoltaico per la produzione di energia. Per quanto riguarda il raffreddamento, c’è un sistema che sfrutta l’acqua del mare. È stato anche predisposto un sistema di barriere e di pompe idrovore da mettere in funzione in caso di aumento del livello dell’acqua del porto per effetto del cambiamento climatico. Inoltre Dokk1 è una struttura compatta per ridurre al minimo la dispersione termica. Un altro degli obiettivi che i progettisti di Aarhus hanno perseguito sin dall’inizio è la totale accessibilità della biblioteca, sia per chi ha delle disabilità fisiche, sia per chi ha problemi di dislessia o di apprendimento così che non ci sia una disparità nell’accesso all’informazione e alla comunicazione.
Un’attrazione per i turisti
Tutte queste caratteristiche contribuiscono a fare di Dokk1 la meta privilegiata di molti turisti. Il direttore Hapel individua almeno tre categorie di visitatori: «La prima categoria è quella delle delegazioni da tutto il mondo che arrivano per vedere una biblioteca moderna. Abbiamo ricevuto 180 delegazioni da 35 Paesi in quest’anno. La seconda categoria è quella dei visitatori danesi e non che vengono qui per l’architettura e per l’unione di servizi ai cittadini e biblioteca che Dokk1 rappresenta. Infine, arrivano anche tanti curiosi che fanno della biblioteca un valore aggiunto alla visita della città. Quest’ultima categoria entra a Dokk1 anche grazie alla promozione che ne fa l’ufficio turistico Visit Aarhus». Insomma, non ci saranno antichi monumenti e scavi archeologici, ma ad Aarhus c’è un’attrattiva che pochi Paesi possono vantare: un posto sempre a disposizione dei suoi visitatori che si arricchisce anche di quello che chi arriva è in grado di condividere con gli altri nella realizzazione di un vero senso di comunità.
LARA MARTINO