Il contesto della disputa
Negli ultimi anni, il mondo della musica ha visto un aumento delle tensioni tra artisti e le loro etichette discografiche. Recentemente, il rapper Drake ha sollevato un polverone presentando un’istanza alla Corte Suprema dello stato di New York contro la Universal Music Group (UMG) e Spotify. Le accuse riguardano presunti favoritismi nei confronti di Kendrick Lamar, il cui singolo Not Like Us ha raggiunto vette elevate nelle classifiche internazionali. Secondo Drake, UMG avrebbe adottato pratiche commerciali scorrette per promuovere il brano di Lamar, manipolando le piattaforme di streaming e saturando le onde radio.
Le accuse di Drake
Drake sostiene che nel 2024, UMG non si sia affidata alle normali dinamiche di mercato per il successo di Not Like Us.
Invece, avrebbe orchestrato una campagna per rendere virale il brano, utilizzando metodi discutibili come bot e accordi pay-to-play. L’istanza di Drake mette in luce come la Universal avrebbe concesso a Spotify la licenza della canzone di Lamar a una tariffa ridotta del 30%, in cambio di una promozione mirata agli utenti della piattaforma. Queste affermazioni, se confermate, potrebbero avere ripercussioni significative non solo per UMG e Spotify, ma anche per l’intero settore musicale.
La risposta di Universal Music Group
In risposta alle accuse, la Universal Music Group ha prontamente negato qualsiasi comportamento scorretto. Il portavoce dell’etichetta, James Murtagh-Hopkins, ha dichiarato che il successo di Kendrick Lamar è il risultato della scelta dei fan e non di pratiche manipolative.
La difesa di UMG sottolinea l’importanza della trasparenza e dell’integrità nel settore musicale, affermando che non ci sarebbero state azioni illecite nei confronti di Drake o di altri artisti. Tuttavia, la mancanza di