in

Due studenti, il crowdsourcing in architettura e Verona 2050

ambiente

Siamo due neolaureati in architettura allo IUAV di Venezia e vorremmo raccontare una storia. La nostra storia inizia con la conferenza Computer Graphics in Architecture and Design alla Yale School of Art and Architecture nel 1968, che segna l’avvio di una fase importante della progettazione moderna, contrassegnata dal passaggio da un’idea di architettura basata sulla supremazia del rapporto manufatto-impianti ingombranti e passivi della prima e seconda rivoluzione industriale, la “machine à habiter di Le Corbusier”, a un’architettura basata sul rapporto fra architettura e computer, gli impianti miniaturizzati e interattivi della rivoluzione informatica.

Facciamo un salto di 44 anni e arriviamo a Venezia, all’Università IUAV, madre di alcuni fra i migliori progettisti e storici a livello internazionale. Grazie a loro abbiamo ereditato un approfondito patrimonio storiografico in materia e una pretenziosa capacità compositiva.

Qui un gruppo di dieci ragazzi intraprende un lavoro di tesi che li ha impegnati nell’ultimo anno di studio alla ricerca di un modo per innovare i metodi progettuali, cercando di attuare approcci diversi a quelli insegnati solitamente nell’ormai polverosa Facoltà di Architettura.

Dopo esserci esercitati per anni a disegnare progetti di edifici avendo come scopo la bellezza, la solidità e l’utilità ci siamo resi conto che altri obiettivi erano molto importanti e forse primari per la realizzazione un “buon” progetto. La considerazione della città contemporanea come un sistema complesso di relazioni è il punto di partenza per la costruzione di progetti innovativi. Tutti i mutamenti fisici dell’evoluzione urbana hanno delle cause multiple che si legano alla rete dei flussi globali (scambi finanziari, movimenti sociali, cambiamento climatico, ecc); allo stesso tempo hanno degli effetti non prevedibili e di portata planetaria che spesso sfuggono a una prima valutazione.

Per questo è necessario passare da una progettazione lineare, in cui ad ogni problema si da una soluzione unica e semplice, ad una generativa, in cui ogni problema complesso richiede la continua creazione di nuove soluzioni, interrelate fra loro.

Purtroppo la maggior parte dei professori della nostra università non si è accorta del cambiamento. Hanno continuato a insegnarci i principi dell’architettura moderna tradizionale raccontata dai manuali di storia, escludendo a priori processi orizzontali di progettazione, interdisciplinarietà e piattaforme Web. Così grazie alla provvidenziale presenza di un insegnante “illuminato” (il professor Giuseppe Longhi) abbiamo creato un piccolo gruppo di lavoro che ha deciso di portare avanti i temi dell’architettura generativa.

Il tema è stato declinato in sei tesi di laurea che trattano la progettazione urbana come generatrice di nuovo sviluppo, spaziando dal crowdsourcing applicato all’architettura, al problema del progetto come struttura connettiva fra culture diverse, all’applicazione di modelli parametrici, alla rigenerazione della città basata sulla riqualificazione delle risorse naturali.

Siamo convinti inoltre che la diffusione della conoscenza sia fondamentale per la crescita e il rinnovo della società. Qui trovate il link dove leggere gli abstract delle tesi e anche il testo completo di ognuna. I titoli sono, rispettivamente: Crowd Village, Crowdsourcing as a Method for Sustainable Design e Verona Lab 2050, A Vision for Urban Creativity.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

What do you think?

Scritto da chef

lifestyle

Mastroberti: “L’innovazione si è fermata a Eboli”

innovaizone

A Bologna diamo valore alle emozioni dei cittadini (in Open Data)