Gianroberto Casaleggio, ispiratore e leader dei Cinquestelle, è morto per un ictus nella notte del 12 aprile. L’inventore del movimento dei Cinque stelle era da tempo malato e i problemi cardiologici e vascolari negli ultimi tempi si erano acuiti.A darne notizia il sodale Beppe Grillo e i parlamentari del Movimento, prima di tutti Roberto Fico. Padre di Davide, autore del libro Tu sei rete, è stato uno dei massimi teorici della comunicazione digitale che ha applicato con maestria alla costruzione di un movimento d’opinione che ha trovato nella rete il suo ambiente naturale di evoluzione. E proprio questo movimento d’opinione si è poi tradotto in un movimento politico che alle ultime elezioni ha conteso al PD il ruolo di primo partito del paese.
Imprenditore esperto di Internet, aveva iniziato la sua carriera in Olivetti. Nominato amministratore delegato della Webegg, parte del gruppo Telecom Italia e specializzata in comunicazione Internet, ne esce presto e fonda la società editoriale Casaleggio Associati, occupandosi di comunicazione strategica su Internet come consulente della società di cui era presidente e azionista. Dopo la candidatura con una lista civica nel torinese comincia a occuparsi del blog di Grillo, con cui ha fondato il Movimento 5 Stelle. Il resto è storia recente.
Gianroberto Casaleggio, il visionario della democrazia in rete
Casaleggio aveva affidato il sogno di una società digitale al video di Gaia, una breve clip diffusa viralmente su Internet in cui profetizza il mondo prossimo venturo completamente trasformato dalle tecnologie informatiche.
Il video, dopo aver rifatto la storia di alcune delle maggiori innovazioni nella comunicazione ad uso politico, dall’uso della radio nel fascismo alla raccolta di fondi su Internet di Barack Obama, si conclude tratteggiando un futuro distopico fatto di guerre e conflitti ma termina con l’utopia visionaria di un governo mondiale accessibile a tutti basato sulla conoscenza collettiva connessa da un sistema creato da Google, EarthLink.
Ma chi era veramente Casaleggio?
Tuttavia il suo testamento più attuale rimane affidato a un video sulla rivoluzione dei media:
Persona ombrosa e di grande acume, centellinava interviste e dichiarazioni, consapevole delle dinamiche della comunicazione e degli assetti padronali ed editoriali dei diversi media, sempre allerta che le sue dichiarazioni non fossero decontestualizzate e travisate.
Molto criticato sia dai detrattori dei Cinquestelle che dagli avversari del suo amico e duumviro Beppe Grillo, ha contribuito a modellare la cultura della partecipazione attraverso la teorizzazione della democrazia eletttronica.
E infatti con il Movimento cinque stelle ha immaginato forme di partecipazione diretta e spronato il movimento a dotarsi di strumenti adatti alla collaborazione a distanza senza rinunciare al rapporto analogico con seguaci, simpatizzanti ed elettori, in particolare attraverso i meet up, forme di conversazione organizzate sul web che fanno ritrovare le persone al bar per discutere di problemi e soluzioni inerenti al territorio.
Il tempo sembra avergli dato ragione, il movimento è cresciuto e adotta Internet per scegliere i rappresentanti da votare. L’ultima sua battaglia in Internet e fuori è stata per l’elezione di Stefano Rodotà presidente della Repubblica. Non ci è riuscito ma ci è andato vicino.
Casaleggio e l’utopia della democrazia elettronica
Proprio sul versante della democrazia elettronica Casaleggio ha ricevuto le critiche più dure che hanno puntualizzato il fatto che la democrazia non va confusa né col referendum elettronico basato su alternative date e calate dall’alto (da lui e Beppe Grillo), né con l’e-voting (usando la piattaforma Rousseau), e neppure con la “democrazia dei pareri” tipica dei social network.
La democrazia elettronica o e-democracy, è un processo dove la possibilità di esprimersi secondo delle regole è il fondamento di un processo di dialogo e consultazione che deve arrivare a una deliberazione, collettiva e certificata. Cosa che gli strumenti eletronici del movimento non hanno mai garantito.
Lui, tribuno digitale del popolo della rete, ha voluto però immaginare l’utopia condivisibile di una democrazia accessibile a tutti, indipendentemente dal censo, dall’istruzione, dalla cultura, una democrazia basata sulla trasparenza, ma negandola rispetto agli strumenti di cui aveva indotto il movimento a dotarsi. Il modo di funzionare del “sistema operativo” del Movimento 5 Stelle è ancora un segreto e per questo oggetto di critiche molto affilate.
È un fatto che Internet sia la più grande agorà pubblica della storia, e Casaleggio l’aveva capito, ma proprio perché è stata progettata per poterlo essere consentendo una dialogo orizzontale, da molti a molti, con pari dignità e senza esclusione di alcuno, gli si è chiesto fino alla fine l’uso effettivo che ne fa il movimento, sopratutto rispetto alle votazioni dei candidati cinquetelle a cariche elettive.
Adesso non potrà più spiegarcelo, ma gli va riconosciuto il merito di aver avviato e praticato il più grande processo di digitalizzazione della partecipazione politica in un paese, l’Italia, dove anche i morti votano nei gazebo e i vivi vengono pagati per farlo.