È ora di ripensare il turismo attivando le comunità residenti

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C’è turismo e turismo. C’è chi consuma (cibo e paesaggi) e c’è chi gusta ed elabora. È su quest’ultimo aspetto che vanno indirizzate strategie d’innovazione per qualificare non solo l’offerta turistica ma la capacità di interpretare le potenzialità attrattive, emozionali e culturali dei territori nel senso pieno del concetto. Ed è di questa capacità che intendiamo parlare, rilevando una qualità d’uso dei media digitali per comunicare al meglio il valore di un territorio. Perché sia chiaro che c’interessa un “comunicare con”, partecipativo ed empatico, rispetto ad un approccio generalista e pubblicitario del “comunicare a” che a volte scaraventa hashtag nei social network, come in un tic compulsivo.

Tanto per chiarire: siamo stati tra i primi ad usare hashtag per orientare le conversazioni sui social e su twitter in particolare, per focalizzare le parole chiave ed incidere sull’attenzione con le peculiarità proprie di un instant blogging.Ma il tempo livella, stempera le pratiche d’urto sperimentali e affina le strategie dell’innovazione commisurandole ai valori d’uso sociale e creativo dei sistemi della comunicazione.

Detto questo sappiamo come funziona il flusso montante dello stream sui social network:

ci si tagga, si carambolano gli hashtag, ci si occhieggia e si ammicca con gli sharing a catena ma è fondamentale costruire un reale tessuto di relazioni e d’iniziativa sul campo.

Va trovata la misura per mettere in relazione il web con il territorio perché le nuove forme di comunicazione siano un’esplicita estensione delle pratiche e delle narrazioni possibili.

Le storie di Pisticci e il turismo dal basso

Tra le esperienze da rilevare c’è quella di Pstories. Pisticci città narrante che ha fatto della città lucana un emblematico laboratorio di auto-narrazione territoriale. Un’attività che ha coinvolto decine di cittadini di più generazioni con l’obiettivo di ripristinare la genuinità dei rapporti, rilevando la specificità della cultura e della tradizione locale.

Si tratta di un progetto che prevede di lanciare una piattaforma di promozione turistica che si potrà incontrare con l’ ospitalità partecipata della comunità.

C’è una frase di Tolstoj che ha dato l’avvio a questo cantiere di innovazione territoriale più di un anno fa

Se descrivi bene il tuo villaggio parlerai al mondo intero

È netta, precisa ed evocativa. Fa capire quanto sia importante essere consapevoli della propria identità e allo stesso tempo cercare di misurarci con il mondo tutto, senza rimanere prigionieri nella propria memoria. È stato proprio questo uno dei temi caldi di alcune “conversazioni nomadi” (i walkabout), grazie ai sistemi radio che permettono di sollecitare un confronto “connettivo” nel corso della diffusione radiofonica partecipativa in giro per i rioni di Pisticci.Sciamando per le stradine s’è cercata la sintonia giusta con le piccole storie di quella comunità lucana, attivando una partecipazione senziente e sodale.

Buona parte di questa attività, come i videoritratti di alcuni protagonisti, è pubblicato in una mappa interattiva che rappresenta la peculiarità di questa esperienza tesa ora a proiettarsi verso il turismo di comunità. Sono decine le storie raccolte, da quelle centrate su frammenti di memoria, a quelle che riguardano il cibo, o sguardi sul mar Jonio o sui Calanchi argillosi che trattano di quel paesaggio, o quelle che parlano delle iniziative creative d’impegno civile con le storie possibili, come quelle degli “imbianchini di bellezza” che ridanno, in una sorta di festa partecipativa, il bianco alle “lammie” (le case tradizionali di alcuni rioni).

Insieme alla mappa on line sono state diffuse per la città delle targhe segnaletiche con dei mobtag (detti anche QR-code) che linkano a storie inscritte nelle geografie urbane, in prossimità dei luoghi dove sono state raccolte. Si cammina per i luoghi e si pesca dal cloud dei riferimenti che sollecitano l’attenzione, invitano a porre lo sguardo su alcuni dettagli (come lo sportello di un pozzo fatto con la tanica di benzina sottratta ai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale).

Il genius loci del turismo di comunità

È un buon modo per rilevare informazioni-emozioni mentre si esplora un territorio e così rivelare il genius loci espresso dalle voci degli abitanti. In questo modo si può rispondere con una soluzione d’innovazione territoriale a certe inerzie folcloriche che rischiano spesso di usurare il concetto di comunità bloccato nel vortice identitario di tradizioni che non si sanno o non si vogliono trasmettere. Ci piace definire queste modalità “performing media storytelling” perché comporta delle azioni performative di coinvolgimento diretto dei portatori di storie in una stretta interazione con i nuovi media interattivi e mobili di per sé performanti. In tanti oggi parlano di storytelling delegando al mero uso dei social network la funzione di narrazione articolata di ciò che accade.

L’attività di Pstories ha fatto un uso sistematico degli storify (i social storytelling), come questo realizzato durante le sessioni di brainstorming e d’incontro ravvicinato con i vari protagonisti, in vista della realizzazione dei set audiovisivi.Gli storify sono stati utilissimi nelle giornate dell’Experience Lab nella scorsa primavera, tracciando con un veloce se non istantaneo diario di bordo le dinamiche di un’effervescenza creativa che ha trasformato la sala del Consiglio Comunale in un vero cantiere di co-progettazione sociale e culturale per il futuro della comunità.In quest’ultima fase il progetto Pstories ha organizzato, nell’ottobre scorso, a Pisticci, un workshop sul Turismo di Comunità che rilancia quei format e quei temi per fare emergere le peculiarità di cui la cittadina lucana è protagonista nello scenario internazionale. Si, proprio a Pisticci, già epicentro della ricerca antropologica di DeMartino e Carpitella nel 1952 (vedi questo straordinario documento) che ora con PStories, sostenuto nel quadro di “Visioni Urbane” della Regione Basilicata, chiude il progetto di mappatura per intraprendere un percorso d’innovazione sociale che può coniugare l’iniziativa turistica con format abilitanti sia per la partecipazione sia per la restituzione performante e coinvolgente.

Nel workshop, dopo l’illuminante relazione di Chiara Rabbiosi sulle definizioni sia di turismo di comunità sia di turismo esperienziale (o quello di prossimità, quello condiviso, quello “fuori dai sentieri battuti”) si sono presentate alcune delle esperienze più significative di quell’area: da Casa Netural di Matera a TarantoVecchia, in un contesto dove la rigenerazione urbana ha un valore molto più radicale che altrove (per via degli abusi sia industriali sia militari). Il visual thinking di Fedele Congedo che ci aiuta molto nella visualizzazione della complessità esperienziale ed ideale in campo mentre Marco Geronimi (autore di Smarketing, un ottimo “manuale” per gestire in modo consapevole e sostenibile la comunicazione) pone l’accento sulla semplificazione. Dice bene: “la chiarezza é il nuovo tipo di eleganza”. Ma, ricordiamoci, si semplifica a valle e non a monte: si deve andare per sottrazione, si toglie per dare forma, come nella scultura. La chiarezza è un risultato. Per procedere c’è bisogno d’imprimere un fattore propulsivo (con una pressione creativa che cortocircuiti le Criticità con le Opportunità: quella C e quella O, possono essere il CO che fa la differenza nella CO-progettazione, altrimenti ci si “pettina” a vicenda) serve un’energia connettiva che dissodi il terreno delle esperienze in campo.

Si può fare senza quelle solite matrici SWOT che spesso risultano come un artificio tecnocratico di pianificazione. È importante rendere interessanti gli interessati, ragionare e giocare sia sui dati reali delle imprese esistenti sia su quelli previsionali di quelle possibili e quelli immaginari di quelle imprevedibili. Dobbiamo immaginarci degli scenari: in un crossover di creatività immaginaria e creazione di nuovi valori d’uso sociale delle tecnologie a disposizione, per espandere le nostre possibilità di comunicare, emergono belle idee come quella dei “percorsi etimologici” magari ripescando le matrici della cultura greca che ha lasciato il proprio segno in quelle terre. C’è da coniugare i dati rilevati con ciò che riveli il territorio.

Si parla di Turismo di Comunità che comporta un coinvolgimento della collettività, attraverso l’impegno dei soggetti più diversi, dalle amministrazioni pubbliche a qualsiasi realtà privata, per avviare un percorso partecipato che coniughi strategie turistiche e sviluppo sostenibile del territorio. In questo storify che ricompone i vari tweet prodotti, emergono molte altre sfumature di un progetto come PStories che Luigi Vitelli e Massimiliano Selvaggi potranno ora giocare come un’opportunità strategica per quella comunità connettiva che può rappresentare un modello di riferimento per Matera2019, una Capitale Europea della Cultura che faccia da driver per tutta quell’area, uno dei poli attrattivi più importanti del Paese.

CARLO INFANTE

Roma, novembre 2015

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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